Rincasando percepii un qualcosa di strano nell’aria, qualcosa di anomalo ed era come se quell’aroma non fosse al posto giusto, odore del freddo. Un odore tagliente e rude, ma raffinato allo stesso tempo, facendo i polmoni della sua tana si appropriò del mio respiro condizionandolo, ciò che riporterò in seguito è frutto dell’unione del freddo al sopraffino senso dell’olfatto, un senso che purtroppo, o per fortuna sussegue la vista nella maggio parte dei casi.

Scendendo cercai le esalazioni tipiche dei palazzi che costeggiavano la via, l’odore dell’antico, un profumo intenso e intriso di magia e splendore, una mistura di tempo, persone, e i loro fetori, e decadenza. Per fiutare ogni più piccola molecola di profumo mi accostai alla parete dello stabile, mi ci appoggiai, un disperato tentativo, purtroppo vano dato che non percepii nulla. Allora continuai a scendere per la via, spostandomi di ciglio in ciglio di casa, mosso dalla bramosia dell’intelletto, e dalla consuetudine. Però ad un certo punto qualcosa catturò la mia curiosità, come un pesce di fronte ad una bella esca, il mio olfatto non poteva passare oltre. Un miasma particolare, ma che già da una ragguardevole distanza parlava di morte, un micio bianco, ma purtroppo tinto di una spaventevole sfumatura porpora. Un odore viscido, freddo e inumano, oramai non era più un predatore, ma divenne preda per le mosche e per altre grigie creature. Decisi di proseguire la mia ascesa, la via era lunga e illuminata da lampioni la cui luce gialla è accompagnata da un costante ronzio, un mix quasi ipnotico. Arrivando in una piazza mi imbattei in una coppia, si stavano baciando, un’effusione particolare, ma… che odore può avere un bacio? Quindi rallentai il mio passo e cercai di fare dei respiri lunghi e lenti in prossimità della coppia, annusai l’aria di quel bacio e convenni che quell’aria era umida, personale, come se stessi violando qualcosa di privato, di sacro e profano allo stesso tempo. Avanzai lasciando la coppia in quell’aura umida e calda, mi spostai con velocità, facendomi schiaffeggiare la faccia dall’aria, una camminata che era quasi una corsa, una corsa che aveva come scopo quello di farmi incappare in un qualche puzzo o aroma. E ciò avvenne, avvenne dato che nelle mie narici si inserì un nuovo inquilino, il profumo derivava da una panetteria, era un odore dolce e secco, si poteva benissimo percepire quali succulente prelibatezze fossero esposte al di sopra del bancone. Percepii con certezza o forse no, chi può dirlo, l’odore di una focaccia, un odore unto, salato ma che allo stesso tempo sapeva di anni, di passato, infatti mi agganciai a quel filo e da li, in piedi in mezzo ad una via che mi vennero in mente gli anni passati e i ricordi più vividi della mia infanzia, un odore dolce e felice. Ma tornando nella via assaporai un effluvio che solitamente si attacca alle pareti e all’asfalto, l’aria della via stessa, la via era fredda e umida, un collettore di profumi e olezzi che lasciava veramente sbigottiti. Un fiume impetuoso, in piena. L’olfatto ne venne travolto.

Marwan Chaibi
Prima autore, poi Direttore ed ora Presidente. Classe 2002. Sono Diplomato in Chimica e Biotecnologie e studente universitario. Scrivo per alcune riviste online, parlo, racconto, leggo. Collaboro con tantissime associazioni e enti, ma di questa in particolare sono il Presidente, e non posso far altro che essere orgoglioso nel rappresentarla e fortunato nel viverla tutti i giorni. Mi piace fare bene, del bene, per il bene degli altri!

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