Il Salone del Libro di Torino 2019 sarà ricordato quest’anno non tanto per le innumerevoli case editrici che vi hanno preso parte. Non sarà ricordato per l’affluenza del pubblico e nemmeno per i titoli dei libri portati alla ribalta da un palcoscenico così importante. Il Salone del Libro di Torino 2019 sarà ricordato per avere escluso la casa editrice Altaforte, accusata, probabilmente a ragione, di essere vicina alle posizioni politiche di Casapound Italia.

Da quando è divenuto pubblico l’elenco delle case editrici che vi avrebbero partecipato è venuto fuori un vero e proprio putiferio politico. Tanto che, in una dichiarazione congiunta, il presidente della regione Piemonte Chiamparino e il sindaco di Torino Chiara Appendino hanno sostenuto come la sua presenza non fosse gradita, tanto da portare ad una sua esclusione dall’evento. Decisione che probabilmente rispecchia i valori della libertà di espressione (sebbene in modo leggermente contraddittorio, che risponde comunque alla massima de “il minore dei mali possibili”), ma non ha ottenuto comunque il risultato sperato.

Perché non lo ha raggiunto? Poiché questa ribalta mediatica non ha fatto altro che aumentare la notorietà dell’editore stesso, fino a pochi giorni fa sconosciuto alla quasi totalità degli italiani. Sarebbe persino rimasto sconosciuto a tutti coloro che avrebbero acquistato la biografia di Salvini, che nemmeno avrebbero notato da chi fosse stato pubblicato.

Esiste un detto nel mondo dell’impresa, legato alla pubblicità, che sostiene che non ne esista mai di negativa. Che si parli bene o male di un marchio, l’importante è che se ne parli, perché in tale modo viene conosciuto. Questo è, per l’appunto, il caso di questo piccolo editore di Milano, che dalla vicenda, paradossalmente, non potrà che trarne beneficio. L’esempio lampante è l’incremento esponenziale delle sue ricerche su Google, passate da numeri talmente bassi da non costituire basi di ricerca statistica alla metà delle ricerche della casa editrice Mondadori, di ben altre dimensioni (dati di Google Trends).

Il problema di fondo (e questo, ad onor del vero, è uno degli errori delle fazioni politiche tendenti al rosso) è che l’arma utilizzata come contrasto è stata quella sbagliata. Se davvero non fosse voluto incoraggiare l’editore alla partecipazione, lo si sarebbe dovuto far passare nell’anonimato, invece che creare da zero una scenata napoletana. Quale arma è peggiore, in fondo, della più totale mancanza di attenzione? Invece, quale atteggiamento è quello che maggiormente mostra la paura verso la diffusione di determinate idee se non il tentativo di esclusione, tramite qualunque mezzo, per la messa al silenzio? Particolare che, ironia della sorte, è proprio quello di cui l’editore, vicino a Casapound, è accusato di prossimità ideologica. Situazione che, estremamente paradossale ed imbarazzante, potrebbe portare alcuni a pensare che in fondo, forse, sono più fascisti coloro che si scagliano nell’accusa, rispetto a chi è chiamato in causa.

In ogni caso, la frittata è stata fatta. Alla fiera l’editore non sarà presente, ma se minimamente accorto, piazzerà lo stand in prossimità del Lingotto, o posizionerà i libri nella libreria più vicina, per ottenere comunque un degno spazio espositivo. Ironia della sorte, con un affluenza che mai, prima della settimana scorsa, si sarebbe mai sognato di aver avuto. Tutto grazie a coloro che proprio lo hanno voluto contrastare.

Sicuramente però, a detta degli autori delle uscite pubbliche, nessuno sarà di ciò colpevole ed anzi, l’affluenza accresciuta sarà colpa di un cresciuto fervore fascista nella popolazione, e non di clamorose scivolate politiche. Oppure, al limite, dell’ennesimo colpo di gobbo di Salvini per fare campagna elettorale o, al limite, guadagnare maggiormente dal suo libro.

NoSignal Magazine

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