Fa parte della nazionale italiana di atletica da cinque anni. Ha vinto sette titoli italiani, l’argento nel mezzofondo ai recenti europei Under 23 e detiene il record nazionale di mezza maratona e sui 10.000 metri. Si chiama Anna Arnaudo, studia a Torino e corre 150 chilometri alla settimana. È stata l’ospite che ha allietato l’incontro mensile di marzo del Panathlon Club Mondovì, sede locale di associazione internazionale che promuove i diritti nello sport.

Anna, 22 anni, è l’esempio perfetto di persona-atleta che non demorde di fronte agli ostacoli. In gara così come nella vita si è sempre data da fare per i suoi sogni, anche quando il diabete è entrato con forza nei suoi giorni. L’azzurra piemontese convive con il diabete di tipo 1 giovanile dal 2018. Ed è attorno a questo tema che si sono dipanati i racconti della giovane di Borgo San Dalmazzo: per dimostrare che, nonostante tutto, la vita può essere vissuta a pieno. «È difficile fare finta di niente, è una sfida – ha detto. Il diabete mi permette di essere più forte, una persona migliore. Questo è il messaggio che voglio portare: ho una motivazione in più per cercare di essere sana come stile di vita e positiva, altrimenti il mio diabete ne risentirebbe. È un fardello in più, ma colgo il positivo».

Un fardello che si porta addosso da un po’ di tempo a questa parte, ma che si è alleggerito quando le è stato comunicato che avrebbe potuto continuare a correre: «In quel momento la mia tristezza si è interrotta e questo mi ha aiutato a metabolizzare meglio la notizia. Ho capito l’importanza di dare valore a me stessa. Di lì a poco è arrivata la prima convocazione in Nazionale, maglia che finora ho indossato in dieci occasioni»

Con la tricolore Anna Arnaudo si è tolta non poche soddisfazioni, fra tutte il secondo posto nel mezzofondo conquistato ai recenti campionati europei Under 23 di Tallinn. E nuovi palcoscenici la attendono: «Quest’estate ci saranno i mondiali su pista, spero di qualificarmi. Se tutto va bene, poi, nel 2024 mi attendono le Olimpiadi a Parigi e la laurea in magistrale».

Il messaggio che lascia l’atleta, in chiusura del discorso, è emozionante, da lacrime agli occhi, e racchiude a pieno il coraggio e la forza d’animo che ha dentro di sé: «Impegnarsi sempre e cercare di fare tutto bene, a tutti i costi, nonostante i colpi di scena. Bisogna essere atleti a 360 gradi. Il diabete mi rende ancora di più atleta: devo essere ancora più costante, decisa, e sapere che posso comunque avere una vita dignitosa. Anna atleta aiuta Anna diabetica e viceversa. La malattia mi insegna che ogni giorno riparto da 0. Ogni giorno è diverso, così è anche nello sport. Bisogna sempre impegnarsi e arrivare alla fine. Con umiltà! Tutto è difficile.
Grazie al progresso di oggi, in campo medico e tecnologico, anche io ho una vita normale. Ci sono i mezzi per vivere bene lo stesso.
Il mio è un dono: testare per gli atleti nuovi strumenti che controllano la glicemia, che anche gli atleti sani possono usare».

NoSignal Magazine

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