Più o meno ogni anno sentiamo nuovi dati preoccupanti a tema ambiente e biodiversità. “Allarme, le specie si stanno estinguendo 1000 volte più velocemente rispetto all’era pre-industriale.” e altre frasi del genere. Siamo ormai fin troppo abituati a sentire, uno dopo l’altro, allarmi lanciati continuamente e inseriti come trafiletto in mezzo al nuovo taglio di capelli della Ferragni e le formazioni della Serie A.
Ma non si tratta di dati statistici lontani, sterili e fini a sé stessi. È un vero, enorme, problema che ci riguarda tutti.

(NON) SAPPIAMO DI NON SAPERE

Noi, che ci crediamo tanto furbi, siamo ancora molto ignoranti circa i meccanismi precisi di come le specie interagiscono l’una con l’altra e con l’ambiente. Un esempio su tutti? È stato scoperto da poco che il deserto del Sahara ha un ruolo fondamentale per la rigogliosità della foresta amazzonica. Com’è possibile? C’è in mezzo un intero oceano! Ebbene, l’Africa nutre letteralmente i terreni del Sud America mandando, portate dal vento, 22 milioni di tonnellate all’anno di sabbie ricche di sostanze fertili; fosforo, ferro e azoto. La maggior parte cade nell’oceano ma alcune migliaia di tonnellate arrivano a destinazione. Il fosforo in particolare sembra essere piuttosto carente nei territori sudamericani che risultano giovare moltissimo di questo apporto. Non è incredibile? Di correlazioni assurde e impensabili di questo tipo ne esistono a centinaia e ci fanno capire quanto strettamente interconnessi siano gli ecosistemi mondiali.

GLI ALIENI SONO FRA NOI

Dei mille duri colpi che abbiamo inflitto a questa Terra, oggi parleremo di quello della riduzione della biodiversità. L’evoluzione è molto saggia e “diversifica” il più possibile le specie dei suoi ecosistemi; più vario è il ventaglio di organismi di cui l’ambiente si popola e più quel sistema sarà capace di resistere ai cambiamenti esterni. In una parola, godrà di una buona “resilienza”, termine che non è solo il tatuaggio sulla caviglia della vostra compagna di corso di Bologna.
Ovviamente noi boriosi umani non possiamo fare a meno di cementificare senza ritegno, disboscare, sversare liquami e ogni sorta di operazione distruttiva a carico di ogni ecosistema che risulta subire uno stress sempre maggiore. Ma c’è di più. Trasportiamo in giro per il mondo – con il commercio globalizzato – specie di animali, piante e funghi che si ritrovano a inserirsi in un ambiente non autoctono (specie “alloctone”, “invasive” o “aliene”) e non è mai un bene stravolgere gli equilibri di un ecosistema. Maggiore è la varietà di organismi, ossia appunto la biodiversità più è difficile che una specie invasiva determini danni a lungo termine. Viceversa più specie invasive inseriamo e più danneggiamo i meccanismi “normali” del posto; di conseguenza, paradossalmente, introducendo specie “diverse” mettiamo a rischio e riduciamo la biodiversità.
Un determinato ambiente si compone di una serie di “nicchie ecologiche” che vengono riempite dalle specie che lo popolano, quelle autoctone. Una specie aliena può prosperare se trova una nicchia ‘libera’, uno spazio in cui inserirsi nel meccanismo biologico del posto. OPPURE deve competere con le specie indigene per la stessa nicchia e dunque danneggiandole. Noi umani, per esempio, abbiamo portato i roditori in Australia a bordo delle navi mercantili già diversi secoli fa. Ed ecco che questi hanno trovato un ambiente in cui riprodursi rapidamente, saccheggiando le colture, non avendo predatori naturali, e facendo danni incalcolabili. Tutt’oggi in Australia è severamente vietato, per legge, possedere conigli domestici a meno di essere un prestigiatore professionista (non scherzo!).

Illustrazione di Lara Milani

SE HITLER FOSSE UNA PIANTA

In tempi più recenti continuiamo a vedere come il saccheggio degli ambienti marini e il riscaldamento delle acque fa sì che il Mediterraneo si riempia di specie di pesci e alghe tropicali che soppiantano di prepotenza i legittimi occupanti. Come con l’alcol alle sagre di paese, non è bene mischiare. Specie di ambienti completamente diversi non si integrano bene ma competono per le risorse e si danneggiano a vicenda, alterando gli equilibri del microcosmo che invadono. Hitler, se fosse una pianta, un pesce o un insetto, avrebbe tutti i motivi per insistere nella separazione tra razze. (Ovviamente questa frase è da intendersi come una provocazione ai fini di questo specifico contesto, il nazionalsocialismo e il razzismo ci fanno profondamente schifo).

Le navi usano serbatoi d’acqua da riempire e svuotare per alleggerirsi e appesantirsi (zavorrarsi) e spesso incamerano anche organismi marini. Quando l’acqua di zavorra viene rilasciata ecco che nel nuovo ambiente vengono liberate specie aliene. L’elenco si allunga ogni anno. È stato il caso del Granchio Blu, del Pesce Coniglio, del Pesce Foglia, della Grande Medusa del Mar Rosso.

GRANCHI IN CROCIERA

La CAULERPA, per esempio, è un’alga tropicale estremamente invasiva che produce una tossina poi ingerita dall’Orata mediterranea che ne muore. Le varie nazioni cercano di contrastare questi fenomeni e attuano vere e proprie misure di quarantena per evitare, anche se ormai è un po’ tardi, perlomeno che il problema si diffonda ulteriormente. Per esempio è vietato in certe zone usare boe di galleggiamento, posare l’ancora sul fondale o usare reti a strascico nelle zone dov’è presente la caulerpa per non portarla in giro.
È stato ormai stimato che la riduzione della biodiversità nel mediterraneo, l’innalzamento delle temperature dell’acqua e l’attività commerciale dell’uomo abbia portato ormai le specie aliene ad essere quasi in maggioranza. La situazione peggiora sempre di più per la vita selvatica delle nostre acque.
Spostandoci sulla terraferma, il PUNTERUOLO ROSSO è un pericoloso coleottero proveniente dall’Asia che sta facendo strage delle nostre palme richiedendone l’abbattimento. Poi c’è la Xylella Fastidiosa, si chiama proprio così, un batterio importato dal Costa Rica che fa strage di ulivi in Sud Italia, soprattutto in Puglia.

Illustrazione di Lara Milani

HANNO VINTO GLI ALIENI?

L’Italia e la Cina sono i due paesi del mondo con la maggior biodiversità e nessuno dei due sembra particolarmente bravo a mantenere i propri ecosistemi in salute. L’arma più importante che abbiamo è l’istituzione e il mantenimento di riserve naturali, terrestri e marine, in cui evitare il più possibile ogni influenza umana. È uno di quei casi in cui non fare niente è la cosa migliore. O meglio, smettere di fare quel che di male si sta facendo.
I programmi di tutela della fauna e flora selvatica si stanno moltiplicando negli ultimi anni, quindi non tutto è perduto ma resta l’amarezza di sapere che il grosso del danno è già stato fatto e molto ancora ne sarà fatto in futuro per le attività umane. Siamo abituati a pensare che l’estinzione di una specie sia l’evento grave a cui dover stare attenti ma anche il fatto che una specie invada un altro habitat è potenzialmente altrettanto grave, oppure che si estingua in una sola regione del mondo pur rimanendo abbondantemente diffusa altrove.

NOE’ e GRAY’S ANATOMY

Diventiamo egoisti per un attimo. Fatto? Ancora un po’ di più. Ancora. Ok. Ora siamo diventati rancorosi capitalisti e non ce ne frega più assolutamente nulla dell’ambiente e della sua tutela. Ci importa comunque qualcosa di preservare la biodiversità? Sì.
Anche da una visione puramente utilitaristica emerge che ci conviene mantenere l’ampia varietà di specie del mondo. Capita sempre più spesso di accorgerci di una strana abilità di un qualche animale, fungo batterio o pianta che torna utile all’uomo e da cui possiamo imparare e trarne benefici concreti per noi stessi.

Esistono alcuni roditori di montagna che passano i primi anni della loro vita completamente sotto terra, lontani dalla luce del sole; eppure riescono a far maturare la vitamina D! Noi esseri umani non siamo in grado di farlo e un tempo i bambini minatori soffrivano di rachitismo, proprio per la carenza di luce naturale e la mancanza di questa importante molecola.

Se scoprissimo come quei roditori riescono nell’impresa potremmo avere preziosi sviluppi in campo medico. Grazie, biodiversità! Senza abbandonare il campo medico, utilizziamo pezzi e secrezioni di altri animali, soprattutto suini, come le loro valvole cardiache per la terapia umana. L’insulina per i diabetici era presa dai MAIALI, di cui appunto non si butta nulla, poiché il pancreas non era adatto all’industria alimentare e costava davvero poco. Oggi usiamo un metodo più sicuro e meno costoso ancora, ossia batteri di ESCHIRICHIA COLI geneticamente modificati per produrre insulina in gran quantità che viene estratta e purificata.

SQUALOOO!

Sempre per gli ospedali abbiamo utilizzato particolari caratteristiche della pelle di SQUALO, che ha un sistema microscopico di squame disposte a sporgenze e rientranze in modo da impedire l’adesione di alghe, parassiti e microbi. I nostri ingegneri hanno copiato tale struttura e la usiamo per produrre cateteri da ospedale che prevengano le infezioni.

Dagli organismi abituati agli ambienti estremi abbiamo imparato come conservare medicinali e vaccini per i paesi caldi del terzo mondo senza che si deteriorino. I TARDIGRADI e alcune piante definite “PIANTE DELLA RESURREZIONE” sono in grado, quando le temperature sono troppo alte per la sopravvivenza, di privarsi dell’acqua corporea e riempire invece le proprie cellule con cristalli di zucchero. Una volta che si torna a temperature vivibili e sono esposti all’acqua possono reidratarsi e “resuscitare”. Lo stesso meccanismo lo usiamo, sapientemente per la conservazione dei vaccini per anni e anni da mandare nelle zone equatoriali, dove malattie prevenibili ancora mietono molte vittime soprattutto fra i bambini.
Questa era una carrellata d’esempi limitati solo al campo medico ma l’elenco sarebbe davvero infinito. Lasciare che le specie si estinguano ci priva di una quantità di osservazioni, informazioni e innovazioni semplicemente incalcolabile. Ai ritmi attuali, l’uomo ha sicuramente già fatto estinguere molte specie prima ancora di scoprirle e sicuramente continuerà ad avvenire in futuro.

I CANGURI CI SALVERANNO

La squisita scienza che ci deriva dallo studio della biodiversità di piante, animali e batteri può portarci anche a salvarci da noi stessi, ad esempio dalla carenza d’acqua potabile a cui andremo incontro nel prossimo futuro.
Si potrebbe parlare del RATTO CANGURO, roditore australiano che riesce a sopravvivere in ambienti estremamente aridi concentrando le sue urine fino a renderle più salate dell’acqua marina. Questo significa che è teoricamente capace di dissetarsi bevendo acqua di mare! Immaginate le implicazioni sulla ricerca se si trovassero specie allevabili per la loro carne dissetabili con acque salate o metodi economici per convertire acqua di mare in acqua potabile. In un mondo che va verso la crisi idrica globale potrebbe rappresentare la salvezza.

In Cina si sono aperte le prime risaie che producono cereali irrigandoli con acqua salata anche se il processo è ancora poco fruttuoso e i prezzi di vendita del riso non sono concorrenziali con quello “normale”. Infine vi cito ancora il COLEOTTERO DEL DESERTO NAMIBIANO il cui dorso è dotato di un ingegnoso sistema di sporgenze e rientranze, che alternano zone idrofile ad altre idrorepellenti, capace di convogliare minuscole quantità d’acqua presenti nell’atmosfera in goccioline, fatte poi confluire in gocce più grandi da portare fino alla sua bocca. Questo sistema permette di raccogliere acqua pulita anche da ambienti estremamente aridi e secchi ed è stato riadattato all’industria da ingegneri del MIT.

BASTA, PROMETTO!

Ovviamente la lista sarebbe ancora lunga e concludo con un’ultima, rapida, carrellata per sottolineare ancora l’importanza della biodiversità.
La ricerca sulle fibre delle tele dei ragni ha prodotto avanzamenti nello sviluppo di materiali innovativi per l’industria; alcune piante esotiche – tra cui alcune specie di bambù – crescono molto più in fretta di altre e possono essere utilissime a riforestare grandi aree in tempi brevi; le superfici autopulenti sono state ispirate dalle foglie del loto; abbiamo radio-telescopi che sfruttano il funzionamento degli occhi delle aragoste; la struttura degli alveari e dei termitai ha portato a innovazioni architettoniche; qualcuno mi fermi o non la finisco più!
Pensate che la stessa plastica, materiale assolutamente imprescindibile per l’industria moderna, è stata inventata dal desiderio di un animalista di trovare un materiale resistente alternativo all’avorio, che richiedeva l’uccisione dei suoi amati elefanti.

OGNI MATTINA, IN AFRICA, UNA GAZZELLA SI SVEGLIA… GIA’ MORTA

La natura ci ha dato e ci sta dando tanto. Sia che ad animarci sia il desiderio di conservare l’immenso patrimonio naturalistico che tanto maltrattiamo o il bieco materialismo, il risultato non cambia. Dobbiamo proteggere la biodiversità che è una risorsa assolutamente necessaria alla nostra stessa esistenza. Ho preferito tralasciare discorsi più noti, come l’azione delle aree boschive nel prevenire le frane, nel fermare la desertificazione e nel ripulire aria e terreno ma questo non significa che non siano importantissimi.
La morale della storia è che non è importante che tu sia un crotalo o un pavone, l’importante è che non muori, perché ci servi!

NoSignal Magazine

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