“Eh amigo, i campioni sono così. Il campione più gioca meglio sta ed oggi è stato così”. Queste le parole di Alexis Sanchez dopo aver regalato all’Inter, grazie ad una sua rete, la sesta Supercoppa italiana della sua storia.

Queste dichiarazioni possono sembrare un vanto, un comune atto di superbia, ma non sono altro che la pura verità. Alexis Sanchez è un campione, vediamo perché. Innanzitutto il palmares parla chiaro: due Copa America; un mondiale per club; una Supercoppa europea; un campionato italiano, uno spagnolo, uno argentino, due cileni e varie coppe e supercoppe nazionali. Da inizio stagione sono 7 le partecipazioni tra goal e assist in 19 partite, con una media di una ogni 91 minuti. Possono non sembrare tante ma il cileno è un po’ come il sesto uomo nel basket: spesso non fa parte dei titolari ma entra e fa la differenza. Sempre. E questo l’ha dimostrato anche mercoledì, entrando dalla panchina e siglando la rete della vittoria al minuto 121.

Ma quanto è importante avere dei campioni? Beh, tanto. Può sembrare banale come deduzione ma c’è un motivo ben più complesso alle spalle. Quando sei una grande squadra per definizione attacchi negli spazi stretti. Le squadre che affronti infatti sono spesso inferiori e si difendono provando a fare densità nei pressi dell’area di rigore. A questo punto per far passare il pallone serve una giocata che prenda sul tempo l’intera difesa e, per fare ciò, bisogna avere in mente la giocata da fare già prima di ricevere palla. I campioni fanno questo. Vedono cose che gli altri non vedono. Fanno cose che gli altri non riescono nemmeno ad immaginare. Semplicemente fanno la differenza.

In Italia, forse più che negli altri paesi, abbiamo un vero e proprio culto di questi personaggi. Infondo noi storicamente abbiamo nelle radici la ricerca della bellezza. Amiamo l’arte e amiamo stare bene, ma soprattutto amiamo emozionarci. C’è rispetto per questi giocatori che hanno dato tanto al calcio e gli si dà spazio per dimostrare quanto ancora possono dare. Come ha detto Alexis nel continuo dell’intervista sopra citata:” Il campione fa cose che nessun altro fa”.

Finché ci saranno loro continueremo ad amare l’arte che ci mostrano. A stare bene. Ad emozionarci.

NoSignal Magazine

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