Amen. Vi assicuriamo che una volta ascoltata, sarà difficile togliersela dalla testa. Stiamo parlando della sigla che quotidianamente apre il sipario del Cerbero Podcast, trasmissione in streaming in onda alle 15.00 e alle 21.00 su Twitch, la piattaforma social targata Amazon. Al timone troviamo Dudubbi (Simone Santoro), Mr. Flame (Gianluca, forse… il cognome non è dato saperlo) e Mr. Marra (Davide Marra). Tre ex youtuber che nell’ottobre del 2018 decisero di dare una svolta al loro intrattenimento online fondando un podcast personale dove ogni giorno vengono ospitati personaggi variegati e concettualmente forieri delle opinioni più disparate. Dalla goliardia all’attualità, i tre guru (si fa per dire) della piattaforma viola affrontano i trend topic del momento, spinti anche dagli spettatori in chat che, volenti o nolenti, sono parte essenziale di questa commedia dell’arte in chiave contemporanea, e ci ricordano un po’ il pollice degli imperatori romani al termine delle battaglie nel Colosseo. Femminismo, veganesimo, politica, società… ce n’è per tutti i gusti. L’alchimia fra i tre è ormai consolidata, non a caso in neanche due anni sono riusciti ad ottenere una media di 4000 spettatori a live (raddoppiandola spesso), che può sembrare strano se consideriamo Twitch come una piattaforma nata per il gaming come forma di intrattenimento principale. Alla luce di questo, è palese come il Cerbero abbia portato l’acqua nel deserto, il posto giusto al momento giusto. Si sono presi la loro fetta della torta scalzando la concorrenza e proiettandosi nell’Olimpo degli streamer italiani. Il perché di questo successo? Semplice, la rarità di un format del genere in un paese come l’Italia. Diversamente dall’estero, dove programmi radiofonici -e non- dedicati a contenuti “estremi” e “tabù” sono ormai diffusi da tempo, nel nostro paese vige ancora quel velato (ma non troppo) ostruzionismo morale che fa storcere il naso a molti evitando di storcerlo ad altri. Non staremo qui ad elencare i motivi di ciò, chi ha orecchie (in questo caso occhi) per intendere intenda.

L’unico programma che sia mai andato controcorrente è senza dubbio La Zanzara, nato per allietare le anime intrappolate nelle gabbie nazionali del moralismo e per fomentare le ire di benpensanti che nel moralismo ci pucciano pure i biscotti la mattina. Ecco, se dobbiamo prendere per vere le parole pronunciate l’anno scorso da Giuseppe Cruciani, sembra che l’edizione appena terminata sia stato il canto del cigno della trasmissione condotta insieme a David Parenzo. Con gli scongiuri del caso, se dovessimo puntare il dito su un eventuale “erede”, questo sarebbe certamente il Cerbero Podcast.

Come La Zanzara, anche Il Cerbero si è creato in questi due anni un harem di personaggi e ospiti entrati oggi nell’immaginario colletivo del pubblico, che hanno fatto e stanno facendo la storia della trasmissione; memorabili le live con Liccardo Rosario, il presunto social manager “numero uno” in Italia, le ospitate dell’evergreen (o white, a voi la scelta) Andrea Diprè, o la compresenza di ospiti del calibro di Fedez, Dargen D’Amico e Rovazzi, tanto per citarne alcuni. Come nel migliore dei giochi di ruolo, ogni conduttore si cala nei panni del proprio personaggio, senza mai scadere in manierismi caricaturali o pretenziosi, ed è proprio questa la loro forza agli occhi dello spettatore: l’autenticità ad ogni costo che funge da pilastro della trasmissione, condita da una costante ironia di fondo, a tratti aggressiva e gratuita, ma sono umani, dopotutto. Un altro punto di riferimento per gli aficionados del Cerbero è il gergo linguistico tipicamente social che si è venuto a creare. Espressioni quali “greve”, “ingoblinito” o “cringe zì” hanno instaurato nel tempo una connessione sempre più forte fra streamer e pubblico, infrangendo le barriere di subordinazione fra essi.

C’era una volta la televisione, verrebbe da dire, mass media nazionalpopolare destinato a scomparire. Paradossalmente, questo “nuovo” format su Twitch strizza l’occhio ad un passato ancora precedente alla TV, ispirandosi più ai canoni radiofonici duri e puri. Tirando le somme, ci troviamo di fronte all’ennesimo mezzo di comunicazione proiettato verso il futuro, e almeno in Italia, Il Cerbero si erge a massimo rappresentante di questa new wave generazionale che non vede l’ora di annichilire il prossimo boomer di turno.

Giorgio Rolfi
26 anni, di cui 19 trascorsi nella musica.  Cinema, videogames e dipendenza da festa completano un carattere non facile, ma unico nel suo genere... Ah, dimenticavo, l'umiltà non è il mio forte. 

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