Die Meister, die besten, les grandes équipes: the champions. Queste parole non le ascoltavamo da troppo, da troppo non ascoltavamo questa melodia. La Champions League è tornata. In verità ha esordito nel 2023 la settimana scorsa, ma il primo turno degli ottavi di finale è terminato ieri. Queste otto partite ci hanno mostrato tanto: le italiane in grande spolvero, il tracollo inglese e l’aristocrazia calcistica del Real. Oltre, ovviamente, al primo round tra Messi e compagni contro i tedeschi del Bayern.

Il riassunto degli ottavi di Champions

Tre clean sheet per le italiane. “Clean sheet” significa letteralmente “lenzuola pulite”, ma nello slang calcistico, in particolare nello slang giornalistico inglese, assume il significato di porta inviolata. Cronologicamente la prima italiana a calcare nuovamente il campo internazionale è stata il Milan. La squadra di Pioli, dopo le difficoltà avute ad inizio anno, pare aver ritrovato solidità dietro a discapito della produzione offensiva, che però, contro il Tottenham, non è stata pessima. Il Napoli, invece, ha dominato totalmente la partita a Francoforte. Partita perfetta sia offensivamente che difensivamente e passaggio del turno ipotecato. Giù il cappello per i ragazzi di Spalletti. L’Inter delle tre è quella che ha meno convinto. Ha, infatti, rischiato di subire goal ripetutamente e, seppur il risultato sia positivo, al ritorno per passare il turno servirà una prestazione totalmente diversa. Tutto sommato buona la prima per le italiane in questo ritorno in Champions League.

Per quanto riguarda i Blancos, cosa scatta a certi tipi di giocatori quando ascoltano quella dannata melodia non lo sapremo mai. Vivono per queste partite e per determinate imprese, epiche. Quando il gioco inizia a farsi serio, loro ci sono sempre ed ogni anno sono sempre lì a lottare per vincere la coppa dalle grandi orecchie. Spaventa la consapevolezza di questi calciatori che, sotto di due goal ad Anfield contro il Liverpool, non solo sono riusciti a ribaltarla, ma hanno addirittura concluso con un parziale di tre a zero. Sarà l’eleganza della “camiceta blanca”, come dicono in Spagna; l’aver vinto questa competizione ben 14 volte nella storia; sarà tutto questo e altro ancora, ma questa squadra esprime regalità. La corona iconica dello stemma ne è la prova. Il Real Madrid è pura aristocrazia calcistica. La Champions è casa sua.

Anno di transizione per il Liverpool ma queste prestazioni rimangono inaccettabili, specialmente in Champions. I Reds alternano momenti di spessore ad altri in cui spariscono dal campo assentandosi pericolosamente dalla partita. Probabilmente c’è bisogno di un cambio generazionale e Klopp lo sa bene. Sul Chelsea delle figurine e del mercato da Fifa ho davvero poco da dire. Una squadra allestita in 6 mesi ha bisogno di tempo per riuscire ad esprimersi, certo, ma quello che preoccupa è il poco attaccamento alla maglia e la mancata condivisione dei valori del club ai nuovi arrivati. Quella ad aver deluso maggiormente è il City, dal quale si aspettava una prestazione di spessore tradotta in possesso palla sterile e davvero tanta stanchezza. Complici sicuramente le 4 partite in 10 giorni, la squadra di Pep è parsa scarica. Si attende una reazione al ritorno.

Chiudo con Psg-Bayern, la partita più attesa probabilmente, che nonostante le poche reti, una per la precisione, non ha fatto mancare emozioni. Nel monologo bavarese al Parco dei Principi devo ammettere che ha fatto male vedere Messi e Neymar difendere nella propria metà campo e dover ripartire. Servono idee nuove, questa, estremamente conservatrice, rischia di gettare al vento gli ultimi anni del giocatore più forte al mondo, invece di sfruttarli per provare a vincere e divertire tutta Europa. Io, personalmente, aspetto solo Marcelo Gallardo. L’ex allenatore del River Plate tornerà ad allenare a fine stagione e magari perché no, proprio nell’unica squadra europea in cui abbia mai giocato. Per vincere la Champions non bastano i giocatori, servono le idee ed “El Muneco” può essere l’uomo giusto.

Ci sei mancata cara Champions, ci sei mancata tanto.

NoSignal Magazine

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