Nato a Novi Ligure, ma cresciuto dall’età di cinque anni a Milano, Claudio Bisio è l’incarnazione della bellezza. E non parlo di bellezza fisica (anche se i sessantadue anni gli rendono più giustizia rispetto ai suoi venti), ma di bellezza umana. Claudio Bisio è simpatico per professione e anche nella vita privata. E’ una persona cordiale, umile, rilassata e entusiasta. Porta con se una carica di positività da cui è difficile rimanere distanti.

La carriera di Bisio inizia nei lontani anni ’80, precisamente muove i suoi primi passi da attore al Leoncavallo, storico centro sociale milanese. Noi millenials conosciamo un Bisio già affermato e probabilmente sottovalutiamo la portata artistica di questa figura, definendola “solo” televisiva e trascurando i suoi successi teatrali e cinematografici. Diciamolo, il nostro Bisio è colui che conduceva Zelig con la Incontrada (non più con la Hunziker) e per chi è nato dopo il 2000 è l’attore tipo della commedia italiana, ma quella di medio livello, ed è uno dei giudici di Italia’s Got Talent.

Fortunatamente per lui le radici artistiche di Claudio Bisio poggiano su tutt’altra formazione. Impossibile non citare il grande regista Gabriele Salvatores che fu colui che diede vita a Bisio in quanto artista e attore di primo livello. Collabora infatti assiduamente con Salvatores, al fianco di attori del calibro di Diego Abatantuono, Fabrizio Bentivoglio, Sergio Rubini e partecipa a capolavori come Mediterraneo (premio Oscar come miglior film straniero nel 1992), Puerto Escondido, Nirvana. I suoi personaggi sono contraddistinti da questa dolce ingenuità, che accompagna Bisio in tutta la sua carriera e diventa il marchio di fabbrica della sua comicità. Non bisogna tralasciare i suoi celebri spettacoli teatrali: la piece di Dario Fo “Morte accidentale di un anarchico”; “I bambini sono di sinistra” scritto da Bisio stesso sul modello dei monologhi di Giorgio Gaber; oltre che i monologhi scritti con Gino e Michele (e la collaborazione decennale, se non più, con Smemoranda) o quelli scritti da lui stesso come “Quella vacca di nonna papera” e ancora “Il signor Malaussène” preso dall’omonimo romanzo del grande Pennac.

Ieri, venerdì 3 maggio, Bisio è stato ospite dell’incontro serale al Festival della TV di Dogliani, intervistato dall’altrettanto grande Aldo Grasso. Bisio ci ha parlato della sua carriera, di quello che gli è piaciuto fare e di quanto si è sentito ispirato da tutto quello che gli stava intorno, dai suoi colleghi in primis. Tolte poche e leggere battute sul Festival di Sanremo per cui, evidentemente, Bisio stesso si è reso conto di essere fuori luogo che hanno subito dissipato le curiosità fameliche da gossip, la serata è trascorsa tra tante risate e ricordi. Bisio ricordava e ci rendeva partecipi dei suoi primi passi nella compagnia teatrale dell’Elfo, diretta da Salvatores, con colleghi del calibro di Silvio Orlando fino ai film di successo degli ultimi anni: “Benvenuti al Sud”, “Benvenuto presidente”, passando per le opere e i lavori sopra citati. Stupisce la sua totale sincerità, la semplicità con cui afferma di aver fatto il flop in quella occasione, il passo falso in quell’altra, come la figata pazzesca nella terza.

Bisio si è dolcemente confessato a noi pubblico, totalmente rapiti, portando spesso nel dialogo dubbi, paure e impressioni che ha della sua stessa carriera e di cui interrogava Grasso: sembrava di essere con lui e pochi altri amici a parlare in un bar, anziché in un padiglione con centinaia di persone.

Aldo Grasso gli chiede cosa pensa dei Talent (si riferisce al suo ruolo da giudice ndr) e se gli piace come format. Bisio ammette di non sentirsi a suo agio nei panni del giudice e di aver avuto qualche difficoltà ad entrare nell’ottica dello show, con il pubblico posizionato dietro di lui, cosa che gli ha causato non pochi torcicollo. Afferma però di rasserenarsi quando pensa che gli spettatori stessi sanno di partecipare ad un gioco. Perché, sostiene, avere talento significa aver talento, innato, ma anche coltivarlo con studio, gavetta, tante porte in faccia e tanta voglia di reinventarsi e mettersi in gioco. IL TALENTO E’ AVERE IL CORAGGIO DI PROVARCI.

Infine la top three dei suoi successi. Per il cinema Bisio sceglie: Si può fare di più/Mediterraneo. Come programma televisivo: Zelig. A teatro sceglie: Nemico di classe, spettacolo con la compagnia dell’Elfo, grazie al quale afferma di aver imparato a recitare.

Bisio è, e rimarrà per sempre, “Claudio Bisio, che simpatico umoristaaaaa”.

NoSignal Magazine

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