L’obiettivo da raggiungere nel calcio è uno: la vittoria. Per vincere è necessario segnare, insaccare la rete per battere così la difesa avversaria. Questo non è sempre così facile, dal momento che gli avversari sono pronti a far di tutto per non permettere che questo accada. La strategia difensiva più diffusa è quella della densità, dal momento che non necessita grandi giocatori per attuarla ma bensì; basta ridurre lo spazio tra un reparto e un altro. Il calcio richiede di risolvere questo problema e, per rompere gli schemi ed eliminare gli avversari, ci sono due modi: gli smarcamenti, che permettono di rompere le linee avversarie se serviti; e il dribbling. Come dice Marcelo Bielsa il dribbling è la cosa più importante nel calcio, dal momento che non si può insegnare e risolve tutti i problemi. Proprio per questo il dribbling è 100% creatività, originalità. Un qualcosa che dipende unicamente dal possessore di palla e dagli impulsi che riceve per scartare l’avversario e avvicinarsi all’obiettivo: segnare.

I 10: i massimi esponenti della creatività.

La storia ci insegna che i massimi esponenti della creatività nel calcio hanno per la maggior parte tutti un comune denominatore: il numero 10 sulle spalle. Partendo dal passato fino ai giorni nostri sono innumerevoli gli esempi che potrei citare sui 10 che hanno fatto la storia di questo sport. Da Pelé a Maradona; passando per Johan Cruijff, Totti, Baggio, Del Piero, Zidane e Riquelme fino ad arrivare ad oggi con Messi, Modric, Kane e tanti altri. Giocatori, quindi, in grado di sfoggiare la propria creatività in qualsiasi momento e determinare le sorti di partite e stagioni. In breve sono loro perlopiù gli interpreti in grado di scrivere le nuove pagine di quel libro che narra della storia del calcio.

Chi sono i 10?

I numeri 10 hanno sempre ricoperto il ruolo del fantasista, quella posizione che gode di massima libertà di interpretazione ed esecuzione e che si trova al centro di ogni manovra offensiva. Questi giocatori sono quelli tecnicamente di un livello superiore a gli altri, che riescono a vedere spazi che altri non vedono e fare ciò che il 99% dei giocatori non riuscirebbe nemmeno ad immaginare. Storiche infatti sono alcune giocate dei giocatori sopra citati come la rete di Maradona contro l’Inghilterra nell’86’, inseparabile dalla mitica telecronaca di Hugo Morales che, lasciandosi trasportare da ciò che vedeva, ha creato il sottofondo perfetto per quell’opera d’arte ripetendo la parola “genio” ad ogni tocco di palla dell’argentino. Scena simile accaduta con Lionel Messi nel 2007 nella partita contro il Getafe; questa volta accompagnato dagli iconici “Encara Messi” di Puyal.

L’importanza dei 10.

Oltre a scrivere pagine significative della storia dello sport più popolare al mondo hanno il potere, come avete potuto intuire, di agire sull’emozioni della gente. Questi colpi di genio sono ciò che tiene vivo il calcio, vera e propria linfa per i cuori degli appassionati che rimangono estasiati davanti a certe giocate. Quei momenti in cui il fiato di chi sta assistendo rimane sospeso, raccolto in gola prima di esplodere in un urlo liberatorio. Quei momenti in cui torni a credere nella magia, come quando eri bambino. A proposito proprio per i bambini, che nella magia non hanno ancora smesso di credere, queste gesta diventano il motore dei propri sogni. Guardare tutto ciò mantiene viva la fantasia e i sogni che fanno parte di ognuno di loro; diventa il modo per esprimere ciò che tutti abbiamo a modo nostro: creatività.

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