Come per ogni occasione particolare, la nota piattaforma Instagram si è attivata per annunciare al mondo intero la notizia: l’inizio del Ramadan il 13 aprile. Personalmente mi sento di dover ringraziare il social per avermi messa al corrente, proprio per merito dei diversi sticker presenti nelle stories in onore del famoso “mese del digiuno”.

Proprio uno di questi raffigura un bicchiere d’acqua insieme a qualche dattero, e lì per lì inizialmente non capii subito cosa volesse significare. Andandomi poi ad informare, ho scoperto che al tramonto, immediatamente dopo lo stop al digiuno giornaliero, è tradizione per i musulmani praticanti mangiarsi un dattero accompagnato da un bicchiere d’acqua. E dopo questo gesto si dà il via alla festa. Come ben si sa infatti, il digiuno, che comprende alimenti, bevande fumo e atti sessuali, occupa pressoché l’intera giornata, dall’alba al mattino fino al tramonto la sera. Ciò che rimane è dunque la notte, quando le persone si uniscono per pregare e mangiare tutti insieme (Covid permettendo).

Rimanendo nel campo culinario, che oramai m’identifica, i pasti notturni si possono suddividere in fasi, partendo con l’iftar immediatamente dopo il tramonto, in genere molto sostanzioso ed a base di piatti tradizionali, per poi concludere con il suhur prima dell’alba, costituito da pietanze leggere, molto simile alla nostra prima colazione. Una cosa però è sicura: questi pasti sono comuni a tutte le persone praticanti il Ramadan, ma gli alimenti utilizzati per la preparazione delle pietanze cambiano da paese a paese, da località a località, in base alle proprie tradizioni culinarie. Per citare qualche esempio in Giordania ed in Siria si mangiano i “katai”, dei dolcetti ripieni di cocco, nocciole e tritate e zucchero; oppure nel Nordafrica occidentale, come Marocco, Tunisia ed Algeria, viene cucinato un cous cous (solo a scrivere questo nome mi viene l’acquolina in bocca) solamente con le verdure e la carne d’agnello, non con il pollo o il montone (come fanno in India) e arricchito spesso da uvetta.

Bè che dire, qualunque sia la tradizione a me un pochino di fame è venuta, sarà che si sta avvicinando l’ora di pranzare e non avendo obblighi di digiuno… Se pure a voi, leggendo, è capitata la stessa cosa, non biasimatemi perché ho deciso di regalarvi una ricetta tipica del Ramadan marocchino, da gustare durante l’iftar. Da prendere come variante orientale e sicuramente originale del nostrano minestrone di verdure… ecco l’Harira, una zuppa con carne (da escludere senza problemi se si fosse vegetariani), verdure e legumi.

Partiamo dagli ingredienti, per questa ricetta dovremo procurarci:

  • 100 g di carne di manzo tagliata a cubetti;
  • Una tazza di ceci ammollati in acqua (una tazza da tè è perfetta);
  • 3 cucchiai di lenticchie, indicativamente la stessa quantità dei ceci;
  • Una piccola cipollina tritata;
  • 3 pomodori, affettati e successivamente schiacciati;
  • 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro;
  • 3 cucchiai di farina;
  • 3 cucchiai di vermicelli (tranquilli, è semplicemente quella pastina fine fine che si mette nel brodo o nel minestrone)
  • 2 cucchiai di prezzemolo tritato;
  • 2 cucchiai di coriandolo verde tritato;
  • 1 cucchiaio di sedano, tritato molto finemente;
  • Un quarto di tazza di olio vegetale;
  • ½ cucchiaino di pepe nero;
  • ½ cucchiaino di zenzero;
  • ½ cucchiaino di curcuma;
  • Sale q.b.;
  • 1 l e mezzo di acqua.

Niente paura, gli ingredienti sono tanti, ma la preparazione non è complicata, solo un pochino lunga. Iniziamo preparando il soffritto, quindi in una padella uniamo olio e cipolle e lasciamo soffriggere, mescolando ogni tanto. S’aggiunge poi la carne, e sempre mescolando lasciamola cuocere per circa 5 minuti. Passato questo breve tempo uniamo i ceci, le lenticchie e tutte le spezie: pepe, curcuma, zenzero. Dopo aver salato il tutto, mescoliamo per benino fino ad amalgamare tutti i componenti, per poi aggiungere i pomodori ben schiacciati ed il sedano. Si copre la casseruola con un coperchio e si lascia sul fuoco per una decina di minuti. Dopodiché prendiamo una bottiglia d’acqua da un litro e mezzo e la versiamo nella pentola, lasciamo quindi cuocere la zuppa per un’ora intera. Mi raccomando però, non dimentichiamola lì, perché trascorso il tempo necessario si deve unire la salsa di pomodoro, il prezzemolo ed il coriandolo, e mescolando ogni tanto aspettare che il composto raggiunga il bollore. Nel frattempo, a parte, prepariamo un composto unendo una tazza d’acqua a 3 cucchiai di farina, e quando ben amalgamato lo uniamo alla zuppa, continuando sempre a mescolare. Infine aggiungiamo i vermicelli e lasciamo sul fuoco per altri 10 minuti, e tranquilli che saranno gli ultimi. Et voilà, la zuppa è pronta!

PS. Ho accennato alle usanze gastronomiche del periodo del Ramadan osservandole con occhi da cristiana, peraltro conscia che sia difficile descriverne il significato. Al lettore di fede islamica che sta leggendo questo articolo, chiedo dunque di perdonarmi se non avessi correttamente azzeccato qualche dettaglio. Non mi resta che augurare a tutti i praticanti un buon inizio Ramadan, anche se un pochino in ritardo, ma per farmi proprio perdonare al 100%, userò l’augurio ufficiale… RAMADAN MUBARAK! (o anche Ramadan Kareem, avete visto come sono informata?)

NoSignal Magazine

You may also like

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

More in Cucina