Egon Leon Adolf Schiele (1890 -1918) è, con Klimt, uno dei più importanti artisti austriaci di sempre. Fu esponente della corrente artistica dell’ Espressionismo e in tutta la sua carriera ha realizzato circa trecentoquaranta dipinti e duemila ottocento tra acquerelli e disegni. Le sue opere si distinguono per le figure distorte, dove i caratteri della sensualità e dell’ erotismo vengono miscelati alla morte e alla malattia, coinvolgendo lo spettatore a porsi domande sui dubbi più oscuri e profondi dell’esistenza umana.

“L’abbraccio” è una delle sue opere più conosciute. La coppia di amanti è avvolta in un forte abbraccio racchiuso nella leggerezza delle lenzuola. I capelli folti della donna sono poggiati sul cuscino e mostra la sua nudità senza alcun pudore, facendo capire che non si tratta di un semplice rapporto di letto, ma di amore. Notiamo i toni caldi che contrastano con il bianco acceso delle lenzuola. Le pennellate sono energiche, vibranti, trasmettono serenità. Non per altro, il dipinto risale proprio al periodo più sereno della vita del pittore, quello della felicità coniugale. Con un occhio più attento, però, si può anche notare l’anticipazione di un tempo che sta per arrivare, nel quale la felicità è solo una cosa effimera: la terribile febbre spagnola, la quale farà esalare l’ultimo respiro al nostro artista.

Penso che l’arte di Schiele sia poesia pura. Con il suo essere così fuori dall’ordinario, la sua volontà di osare e di rappresentare la vita a modo suo, ha saputo partorire una forma d’arte che sa coinvolgere tutte le emozioni di ogni essere umano. Per questo motivo ho deciso di allegare al dipinto una poesia, che dal mio punto di vista, racchiude al meglio i sentimenti che lo spettatore può provare davanti a questo capolavoro:

“Nella tua anima
ho trovato i colori
che mancavano nella mia.
Mi sono sentita protetta
in quell’abbraccio
che profumava di casa.
Eravamo io e te,
avvolti nella nostra coperta
piena di sogni.
Era così bello,
pensare al “per sempre”,
anche quando quella stretta di cuori
diventava logorante.
Ci siamo trasformati in catene,
strette, forti, disarmanti
e di quelle flebili e dolci,
non è rimasto nulla.
Se non il ricordo
di me che ti spogliavo le mie nudità
e tu, con un abbraccio,
le accoglievi tutte.”

NoSignal Magazine

You may also like

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

More in Arte