Illustrazione di Noemi Orsi

Se dovessimo pensare a cosa oggi è più che mai necessario per superare la pandemia non ci verrebbe di certo in mente un libro, tanto meno l’Eneide, ma forse tra l’attesa di un vaccino e la tensione per la normalità è di speranza che abbiamo bisogno e di un eroe, o antieroe, che ce la insegni.

Enea è figlio di una città che brucia, Troia, e porta sulle spalle il vecchio padre Anchise e il giovane figlio Ascanio insieme ai profughi sopravvissuti all’assedio dei greci. Enea è costretto a ripartire dopo una catastrofe, a fare i conti con la finitezza del suo essere uomo e con il compito di fondare una nuova casa più grande e più giusta per la sua gente. Sarebbe bello che ognuno di noi trovasse in Enea un parallelismo con la nostra situazione drammatica: anche noi abbiamo una casa in fiamme, anche noi portiamo sulle spalle i nostri nonni che mai come ora ci sono sembrati fragili, anche noi abbiamo tra le mani il futuro. Fragili di un lockdown a singhiozzo, l’Eneide diventa il poema della ripartenza e del ricostruire, il poema dei tempi duri. Enea ci insegna a proseguire a testa bassa, ci insegna la solidarietà eroica. Se fossimo in tempi migliori preferiremmo sedurre donne al fianco di Ulisse o combattere con coraggio insieme ad Achille, ma ora serve Enea è il suo dirci ancora una volta che ciò che serve è essere responsabili, per questo il Pio (così si descriverà il nostro protagonista) ci pare un antieroe, a pochi piace essere chiamati alla responsabilità, ancora meno alla solidarietà.

Il sentimento che Enea prova è noto come pietas, “senso del dovere”, e non carità o mera pietà; è vera e propria presa di responsabilità per gli altri. Enea il Pio non è dunque un eroe fiducioso, è un “ragazzo padre” ante-litteram con uno scopo: cercare l’Italia.

Sum pius Aeneas, raptor qui ex hoste Penates

classe veho mecum, fama super aethera notus:

Italiam quaero patriam.

Sono il pio Enea e porto sulle mie navi i Penati

strappati al nemico — sono noto fin oltre il cielo.

Cerco l’Italia come patria.

Ognuno di noi oggi porta navi di affetti strappati al nemico invisibile, molti di noi su quelle navi hanno anche dei caduti, tutti cerchiamo un Italia nuova capace di riaccoglierci. Il poema, incompiuto, ci lascia in sospeso nella battaglia che Enea affronta contro gli italici ostili e poco accoglienti“gensque virum truncis et duro robore nata” (popolo di uomini nati da tronchi di dura quercia), Enea vincerà la battaglia e i suoi discendenti fonderanno Roma e il suo impero. Davanti ad un popolo rozzo e duro come tronchi di quercia è la dedizione di Enea a vincere, siamo figli di un eroe che fa dell’impegno la sua forza, della costanza la sua speranza, dell’Italia la sua casa e abbiamo anche noi una battaglia da combattere, volenti o nolenti.

Facendo un passo indietro c’è ad attenderci la grande protagonista femminile del poema: Didone. La regina di Cartagine è spesso stata descritta come la triste amante abbandonata, relegata per secoli nel pianto di lettori romantici, quando in realtà è esempio di svilimento per un amato col cuore altrove. Anche in questo caso l’Eneide diventa manuale di sopravvivenza al disastro: nel suo lungo viaggio il nostro antieroe ha il cuore a Troia (e dunque alla sua nuova versione Italica) e il corpo tra le braccia di Didone, amata certo, ma non fino in fondo. Didone offre tutto ad Enea per trattenerlo: figli, regno, corpo e anima, finendo per svilire se stessa mentre il Pio, pur essendo innamorato di lei, naviga con il cuore verso l’Italia. La storia tragica di Didone ci dona quindi l’ultimo insegnamento per sopravvivere al tutto che crolla: mai annullarsi, nemmeno per amore. Così allo stesso modo Enea ci insegna cosa possa portare l’illudere con prospettive di futuro chi ci è accanto e come l’amore tossico sia un limite per il nostro vero amore. La catastrofe è spesso rilettura del vissuto, anche degli affetti, come abbiamo sperimentato in questi mesi di convivenza forzata.

Ricostruiamo, rileggiamoci, facciamo un atto di responsabilità, questo insegna il tragico quanto vero poema Virgiliano. Abbiamo Enea come padre, accogliamone l’eredità.

Il viaggio di Enea

Il testo di riferimento per questo articolo è “La lezione di Enea” di Andrea Marcolongo edito da Laterza, qui il book trailer illustrato:

Book trailer illustrato de “La lezione di Enea” edito da Laterza
Samuele Migliore
Vicepresidente, teologo in erba, collaboro con l'Osservatore Romano e alcune testate diocesane locali. Dal 2023, dopo 5 anni da insegnante, sono educatore a Corviale, nella periferia di Roma, dove lavoro con minori a rischio devianza.

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