30 maggio 2019: si sta giocando una partita del mondiale under-20, ottimo palcoscenico per giovani talenti desiderosi di farsi conoscere anche agli occhi del grande pubblico e, perché no, dei grandi club del calcio. La partita è Norvegia-Honduras, il risultato a dire il vero, sembra piuttosto scontato già alla vigilia del match, ma difficilmente ci si può aspettare una simile debacle. Il verdetto finale indica un roboante 12-0 per la formazione scandinava, ma il dato che maggiormente fa strabuzzare gli occhi sono i nove, ripeto per sicurezza NOVE, gol segnati da un ragazzo classe 2000 attaccante del Red Bull Salisburgo. Per la prima volta la stella, o per meglio dire, il meteorite di nome Erling Braut Haaland si abbatte sul mondo del calcio.

I primi passi

Da quel 30 maggio sono cambiate molte cose: è scoppiata una pandemia, l’Ucraina, nazione vincitrice di quel mondiale U-20 si ritrova nel mezzo di una guerra e lo stesso Haaland ha abbandonato lo status di baby-fenomeno, per abbracciare quello di super star mondiale, ha già cambiato due club e ha già infranto una quantità di record semplicemente ridicola.

L’esperienza di Erling fra le fila degli austriaci del Salisburgo è piuttosto breve, appena 12 mesi che gli sono però sufficienti per tastare per la prima volta i campi del più grande palcoscenico calcistico: la Champions League. Il debutto datato 17 settembre 2019 è un chiaro segno di quanto quel ragazzone di 194 cm faccia sul serio: in 45 minuti rifila tre gol al Genk e diventa il più giovane di sempre a realizzare un hat-trick (tripletta) al debutto in Champions. Finirà il girone con 8 gol in appena 6 partite con firme anche contro team del calibro di Liverpool e Napoli.

Si vola a Dortmund

Il Borussia Dortmund, che si sa, ha un certo sesto senso per i giovani talenti e che ormai da anni ne sforna a palate (Lewandoski giusto per citare un altro che di gol ne ha segnato giusto qualcuno in carriera) non deve farsi pregare e il 29 dicembre 2019 paga la clausola rescissoria fissata a 20 milioni per il talento norvegese. L’impatto coi giallonero è devastante: all’esordio è di nuovo tripletta, ma questa volta di minuti ne bastano 23.

L’esperienza a Dortmund dura due anni e mezzo ed è estremamente formativa, Haaland continua a segnare gol a profusione ed è spaventoso come più si alzi l’asticella della squadra in cui gioca o degli avversari che affronta, più le sue prestazioni non calano di livello, anzi si accentuano.

Ad inizio carriera erano tanti quelli che sostenevano che i suoi numeri e le sue statistiche fossero gonfiate dal campionato in cui giocava. Insomma a livello professionistico segnare 29 reti in 27 partite non è né banale né scontato in nessun campionato al mondo, ma farlo in quello austriaco diminuisce lievemente la portata dell’impresa.

Erling, però, con quel suo tipico sorrisone e quegli occhi che si riducono quasi a due fessure ha deciso di accettare la sfida segnando con il club tedesco la bellezza di 86 gol in 89 partite e ci tengo a sottolineare che è stato anche vittima di una tendinite che lo ha costretto lontano dai campi da gioco qualche mese, altrimenti avremmo forse avuto numeri ancora più da capogiro.

Non è sufficiente?

Se pensate che tutto questo basti a far desistere anche i più scettici sul suo conto, sappiate che vi sbagliate, con quell’arroganza tipica dei tifosi di calcio, con quelle frasi del tipo “Quel gol l’avrei segnato anche io” Haaland sembra dover ancora dimostrare qualcosa e, lo sappiamo, nel 2022 il posto migliore per affermare il proprio valore assoluto nel mondo del calcio è la Premier League.

Papà Alfie e il destino inglese

Erling è un figlio d’arte: suo padre Alfie era stato un discreto calciatore che ha speso la maggior parte della sua carriera negli anni ’90 proprio in Inghilterra vestendo le maglie del Nottingham Forrest, del Leeds (città natale di Erling) ed infine quella del Manchester City. In quegli anni il City era una realtà decisamente diversa da quella che conosciamo oggi, non erano ancora arrivati gli sceicchi e a Manchester dominava lo United di Sir Alex Ferguson. Erling però, proprio grazie al papà cresce tifando la sponda azzurra di Manchester e quando la squadra di Guardiola si dichiara interessata alla sua acquisizione Haaland non ha dubbi. Il City sarà la sua nuova casa.

La scelta proprio di Guardiola stupisce alcuni addetti ai lavori, ovviamente accappararsi un giocatore col pedigree di Haaland non sembra mai una scelta sbagliata soprattuto se si considera quanto giovane ancora sia e quanto ampio possa ancora essere il suo margine di crescita. L’allenatore spagnolo ha sempre avuto delle storie un po’ complicate con le sue prime punte, soprattutto con Ibrahimovic andatosene da Barcellona dopo che Guardiola aveva messo Messi al centro del progetto spingendone ai margini lo svedese. La scintilla però tra il tecnico e la punta norvegese sembra essere scattata immediatamente e Haaland fa ancora rimangiare le critiche ai suoi detrattori. Nelle prime 11 partite con la maglia del City mette a referto DICIASSETTE gol. Una cifra monstre, un’impresa che lo allontana definitivamente dal mondo degli esseri umani, ma lo avvicina pittosto a quello di una macchina perfettamente creata per scaraventare palloni nelle reti avversarie.

Questo il gol semplicemente surreale segnato da Haaland proprio contro la sua ex squadra in Champions League

È tempo di derby

È Domenica 2 ottobre 2022 e va in scena il derby di Manchester: i City sono ovviamente favoriti, ma la squadra di Ten Haag dopo l’avvio tremendamente complicato sembra essere in ripresa. Bene, Haaland non è dello stesso avviso: 3 gol e due assist nel 6-3 finale. Terza tripletta consecutiva in casa, record assoluto della Premier League, 14 gol in 8 partite di campionato (il giocatore più veloce a raggiungere la stessa cifra di gol prima di lui era stato Mohamed Salah che ha impiegato 18 partite) e parole al miele in conferenza stampa da parte di Guardiola che ne loda l’istinto da killer e le doti nell’attaccare il campo e la porta che, come sottolinea lo stesso coach, non è un qualcosa che gli ha insegnato lui ma arriva direttamente dalla mamma e dal papà, o forse aggiungo io, dall’ingegnere che lo ha progettato.

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