Ognuno di noi ha una quantità di problemi e pressioni da gestire nel quotidiano, nonostante le nostre azioni non siano di dominio pubblico. Immaginiamo, quindi, quanto sia difficile gestire l’ansia che queste pressioni provocano per persone le quali azioni vengono viste e giudicate da chiunque. Penso proprio all’argomento storicamente più chiacchierato in Italia: il calcio. I protagonisti di questo ambiente devono sopportare pressioni inaudite che, se non gestite, possono influenzare negativamente le prestazioni in campo e non solo. Per questo nell’ultimo decennio sempre più sportivi affidano la propria condizione mentale nelle mani dei mental coach.

Le pressioni da gestire

Spoiler: sono tante. Il calcio nel corso degli anni è diventato molto più di un semplice gioco. In Europa è da decenni lo sport più guardato; questo ha attirato l’attenzione di investitori proveniente da ogni parte del mondo che hanno contribuito a far diventare questo gioco un business. Sempre più soldi entravano nel movimento e questo ha portato i giocatori a diventare industrie, facendosi affiancare da specialisti in ambito di affari. Ragazzi non ancora maggiorenni vengono acquistati per milioni e milioni di euro guadagnando altrettanto. La pressione di ripagare l’investimento fatto. La pressione di non deludere le aspettative create dai media. L’ansia che qualcuno si avvicini a te solo per quanto guadagni. Tutto ciò è impossibile da gestire senza aiuto.

Come le pressioni influenzano la prestazione

Questo per me è difficile spiegarlo, perciò preferisco riportare delle dichiarazioni. La prima di Andrea Ranocchia, risalente al lontano 2016: «Arrivi a un punto in cui sopporti tante cose non positive; sento tanti pregiudizi, sembra che all’Inter l’unico a non vincere sia solo io. Negli ultimi mesi mi sono affidato ad un mental coach con il quale parlo. Mi ha fatto capire che nella vita niente è irrimediabile. Puoi subire critiche, insulti, denigrazioni. Ma se lavori tantissimo, ti impegni, vesti una maglia che milioni di persone vorrebbero vestire e la tua famiglia sta bene; se sei consapevole di questo è meno difficile volgere in positivo le cose che non vanno». L’ex difensore dell’Inter tra le le altre non è sicuramente l’unico ad aver riscontrato benefici nell’allenamento mentale. Buffon dichiarò di aver sofferto di depressione e che parlarne con un dottore l’ha aiutato. Alessandro Matri ha invece di recente dichiarato che alla Fiorentina aveva addirittura paura di ricevere un’occasione da goal perché sapeva che l’avrebbe sbagliata.

Il ruolo del mental coach

Ormai abbiamo costatato quanto l’approccio mentale incida sulle prestazioni. Ansia, dubbi e pensieri negativi insinuano preoccupazioni riguardo le proprie capacità; il ruolo del mental coach è proprio aiutare a canalizzare correttamente le emozioni. Questo figura aiuta gli sportivi a isolarsi dall’ambiente esterno, sfruttare le emozioni a proprio vantaggio, mantenere la concentrazione in situazioni diverse e costruire un piano di auto-efficacia che porta ad un potenziamento personale. I suoi compiti principali, quindi, sono quelli di sviluppare nello sportivo una forte consapevolezza di sé e favorire la connessione mente-corpo-ambiente. Il mental training è inteso come l’allenamento delle capacità della nostra mente per esprimere l’intero potenziale dell’individuo. Questo lavoro può portare a un incremento delle prestazioni dell’atleta anche del 52%.

Spesso guardiamo ai “personaggi pubblici” come persone intoccabili e fuori dal mondo. Come persone forti e prive di fragilità, a differenza nostra. La verità è che sono persone forti proprio perché fragili ed è per questo che dovrebbero essere da esempio, essere più vicini a noi di quanto pensiamo. Sono forti perché riconoscono di essere deboli e talvolta di aver bisogno di aiuto, di non farcela da soli. Questo è il loro esempio, la loro morale: la tua debolezza è la tua forza, se la riconosci e impari a gestirla.

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