Il conto alla rovescia sta per esaurirsi: dopo mesi di trepidante attesa, scanditi dall’incertezza e dall’inquietudine per un momento storico ben lungi dall’essere archiviato, domani partirà l’edizione numero 103 del Giro d’Italia, e lo farà da una città ricca di fascino storico e artistico come Monreale, in Sicilia.

Sarà un Giro che rimarrà ben impresso nella memoria degli appassionati, a prescindere dagli episodi che potrebbero susseguirsi lungo le grandi distese bituminose, meglio conosciute come strade, dal momento che mai prima di quest’anno la Corsa Rosa si era disputata ad ottobre, una collocazione temporale che risente in primis degli stravolgimenti al calendario che si sono resi necessari a causa della pandemia, ma anche del peso specifico del Tour de France, la cui sistemazione ha avuto la precedenza su quella di tutte le altre corse. Se da una parte va riconosciuto lo sforzo non indifferente nel cercare di condensare otto mesi di competizioni in poco più di cento giorni, dall’altra è innegabile che il Grande Giro nostrano sia stato fortemente penalizzato dalle scelte di calendario dell’Unione Ciclistica Internazionale (UCI): infatti la sovrapposizione completa con le Classiche del Nord, sia delle Ardenne che delle pietre, e l’estrema vicinanza con il Tour hanno portato molti ciclisti ad optare per un programma che non prevede il Giro.

Nonostante ciò il parterre dei partecipanti è tutt’altro che scarno in termini qualitativi, con molti uomini di classifica pronti a darsi battaglia per conquistare la storica Maglia Rosa e l’ambito Trofeo Senza Fine. Corridori del calibro di Vincenzo Nibali, di Geraint Thomas e di Simon Yates, vincitori di sette Grandi Giri complessivamente, saranno al via dalla Sicilia, vuoi per scelta, vuoi per necessità, senza dimenticare Jakob Fuglsang, Rafal Majka e Wilco Kelderman, le cui doti atletiche quando la strada inizia a salire sono innegabili. La presenza di tre prove a cronometro ha stuzzicato l’appetito di alcuni fra i migliori cronomen al mondo, a partire dal nostro Filippo Ganna, fresco vincitore della prova iridata a Imola, passando per Victor Campenaerts, detentore del record dell’ora, e Rohan Dennis, due volte campione del mondo in questa specialità. Il maggior prestigio delle volate del Tour non ha, inoltre, impedito la presenza sulle strade italiane di velocisti come Arnaud Demare, Fernando Gaviria ed Elia Viviani, con i primi due che hanno improntato l’intera preparazione su questo obiettivo.

L’osservato speciale del Giro d’Italia 2020 sarà, però, un altro corridore, difficilmente inseribile in una di queste categorie, o meglio in qualsiasi categoria, i cui successi nelle più importanti corse del mondo sono stati accompagnati dall’estrosità e dall’imprevedibilità che l’hanno reso unico nel panorama ciclistico e sportivo, ovvero Peter Sagan. Lo slovacco in forza al team Bora-Hansgrohe, Il cui palmares non ha bisogno di essere elencato, si appresta a solcare le strade della Corsa Rosa per la prima volta in carriera, con due obiettivi dichiarati: indossare la maglia ciclamino di miglior velocista a Milano e conquistare il maggior numero di tappe. La sua presenza ai nastri di partenza risulta ancora più rilevante, dal momento che il vincitore di una Parigi-Roubaix e di un Giro delle Fiandre ha rinunciato alle classiche del nord per disputare il Giro, decisione non così prevedibile all’annuncio dei nuovi calendari post-emergenza. Ansioso di riscattare i parziali insuccessi raccolti al Tour (zero vittorie di tappa e maglia verde sulle spalle di Sam Bennett), egli troverà avversari temibili lungo il percorso, uno su tutti Michael Matthews, corridore che più si avvicina alle caratteristiche dello slovacco, coriaceo nel resistere alle brevi asperità ma allo stesso tempo dotato di un buono spunto veloce.

Per quanto concerne altimetrie e planimetrie delle ventuno tappe, questo Giro nulla ha da invidiare alle edizioni precedenti: poca pianura e tanta salita, con le prime asperità che si paleseranno ai corridori sin dalla terza tappa, caratterizzata dalla temibile scalata dell’Etna, in seguito alla quale potranno essere pronunciati i primi verdetti in termini di aspiranti alla conquista del vessillo rosa. Gli sprinter dovranno approfittare delle rare frazioni a loro congeniali e sopportare dislivelli, grandi pendenze e alte quote, per aggirare lo spettro del tempo massimo nelle tappe alpine e così sperare di festeggiare ai piedi del Duomo di Milano il 25 ottobre.

Lo spettro che incombe, invece, sull’intera corsa è un altro, dal nome tristemente noto. In caso di positività al coronavirus di un corridore, infatti, l’intera squadra dovrà essere sottoposta all’isolamento preventivo e al tampone, e l’estromissione di un atleta non potrà che inficiare il prosieguo della manifestazione, il cui regolare svolgimento dipenderà inoltre dall’andamento dei contagi nel nostro Paese.

La speranza è che questo grande evento possa diventare il simbolo della ripresa economica e sociale di un Paese, duramente messo alla prova dalla pandemia e ora punto di riferimento europeo e mondiale nella gestione della seconda ondata. Il Giro da sempre costituisce una vetrina unica per le bellezze del nostro territorio, e ora come non mai è indispensabile che le immagini delle nostre vallate, dei nostri borghi, e dei nostri paesaggi, la cui grande diversificazione rappresenta un unicuum a livello mondiale, rimbalzino sugli schermi di migliaia di persone in ogni angolo del pianeta, affinchè possano godere del fascino e del prestigio che contraddistinguono questa corsa.

Il tempo delle parole sta per concludersi, è giunta l’ora di affidarsi ai cavalieri in tutina aderente, pronti a cavalcare i propri destrieri in fibra di carbonio lungo tutta la Penisola, alla volta del capoluogo lombardo.

Buon Giro d’Italia a tutti.

Davide Camoirano
23 anni, frequento il 5° anno di Medicina e Chirurgia a Torino. Nel tempo libero leggo, pratico sport e scrivo articoli, sportivi e non solo. Sono appassionato di ciclismo, nuoto, politica, attualità, storia e, naturalmente, medicina, anche se mi piacerebbe aggiungere un tocco di creatività alla mia 'grigia' routine quotidiana.

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