L’eco dei conflitti del passato risuona assordante, permeando la nostra quotidianità. L’Europa è ripiombata nell’incubo del conflitto armato, e il futuro si prefigura quanto mai plumbeo e incerto.
Al di là della catastrofe umanitaria e sociale, le conseguenze della guerra fra Ucraina e Russia hanno intaccato molti altri ambiti, fra i quali quello sportivo.
Squadre estromesse da competizioni europee e internazionali, atleti costretti a gareggiare sotto bandiera neutrale, fino ad arrivare ai bandi globali di alcune federazioni nei confronti di atleti russi e bielorussi.
Forse il caso più eclatante, per risonanza mediatica e per la caratura dei personaggi coinvolti, è quello del Chelsea. Club di primissima fascia della Premier League, sotto l’egida del patron Roman Abramovich ha colto i più importanti successi della sua storia. Fra questi si annoverano due Champions League, due Europa League, un Mondiale per Club e svariati campionati inglesi.
Da top club a squadra provinciale
Dopo anni di splendore, conditi da sontuosi acquisti e ingenti capitali investiti, il club di Londra è piombato nel vortice della guerra. L’ormai ex proprietario, a causa dei suoi rapporti con Vladimir Putin, e ben consapevole delle sanzioni che l’avrebbero colpito, ha deciso di mettere in vendita il club, il cui controllo è ad oggi affidato alla Chelsea Charitable Foundation.
La situazione è ai limiti del paradossale: nessuna transazione al di sopra delle 20000 sterline è consentita, il che impedisce di fatto qualsiasi tipo di pagamento, dagli stipendi agli aerei per le trasferte. Soltanto grazie a una deroga potrà terminare regolarmente il Campionato. In attesa di un’offerta per l’acquisto del club, i giocatori si sono visti costretti a pagare di tasca propria le spese della prossima trasferta di Premier, per evitare un viaggio di otto ore in pullman.
Probabilmente atleti, staff e tutti i componenti si salveranno, dato il grande appeal economico e sportivo della squadra. In altri casi, come per i ciclisti della Gazprom-Rusvelo e per i calciatori delle squadre ucraine, le prospettive non sono altrettanto rosee.
Pareva assurdo prefigurarsi un conflitto in Europa nel 2022, ma eccoci qua a raccontarne le tristi dinamiche. Questa è solo una goccia nell’oceano di strascichi generato dalla guerra, ma dimostra quanto a distanza possa colpire.