Nell’arco degli ultimi due mesi, il Governo del nostro Paese è passato da Gialloverde a Giallorosso, con un netto cambio degli indirizzi dell’esecutivo. Con la Lega Nazionale uscita dai giochi, il Partito Democratico si è visto aperte le porte del Governo, potendo così riprendere le posizioni più alte delle istituzioni italiane, che aveva abbandonato da marzo 2018, dopo le ultime elezioni nazionali.

Per difendere il diritto del popolo di andare alle elezioni è stata addirittura tirata in ballo la Costituzione italiana. La stessa è stata altresì utilizzata però anche per difendere la decisione di dare il via ad un nuovo esecutivo senza un riassestamento del Parlamento. Sebbene sembri contrastante, ciò mette in rilievo un problema del nostro testo fondamentale: non è stato articolato adeguatamente per i giochi di potere. Non è una colpa dell’assemblea costituente (quando venne redatta, il mondo era meno dinamico di quello odierno), ciò però sottolinea come la gestione politica di una Democrazia tutto sia meno che democratico.

Come già espresso, il fatto stesso che il Partito Democratico si appelli alla Costituzione per evitare le libere elezioni, sebbene corretto da un punto di vista formale, è una frase che in sé contiene un chiaro ossimoro. Legittimo, ma contrastante. La stessa paura paventata dal ceto dirigente del PD di una possibile vittoria della Lega è chiaro sinonimo del preferire i propri ideali rispetto alla volontà del popolo.
Questa contraddizione tra Libertà e Democrazia non è però un discorso odierno. Friedrich Von Hayek, economista austriaco, in un suo saggio, evidenziò come una mancanza di sentimento liberalista all’interno delle fazioni politiche sia un chiaro sinonimo di decadimento degli stessi valori democratici. Come possiamo, secondo lui, essere democratici se non crediamo nella massima libertà di espressione e di autodeterminazione? Preferire cosa si ritiene migliore rispetto a cosa è espresso dal popolo può essere realmente considerato nel suo interesse, oppure è sinonimo di dittatura ideale della Democrazia?
E’ una questione molto complicata, che non può essere esaurita in poche righe di un articolo. Tuttavia, è interessante notare come, negli ultimi anni, l’ideale dello “scegliere tra il minore dei mali possibili” abbia spesso contraddetto l’espressione della maggioranza popolare, privilegiando quella della sua maggioranza parziale; episodio previsto proprio dalla situazione precedentemente analizzata. Democrazia non come libera espressione della volontà popolare, ma come dittatura democratica della sua maggioranza parziale.

Non bisogna allarmarsi: ciò accade in Italia già dalla fine della Prima Repubblica ed in particolar modo dalla discesa in politica di Silvio Berlusconi; in modi differenti, con pesi diversi, è lo stesso disco che suona da decenni. In una situazione in cui infatti ci si giustifica addirittura attraverso la Costituzione Italiana (che voleva difendere il nostro Paese proprio dalle dittature ideali), è chiaro come la situazione sia endemica.
Triste però, in questo caso, è che ad ergersi come difensori del diritto di voto siano coloro che anni addietro appartenevano al Movimento Sociale e ad Alleanza Nazionale, mentre ad ostacolare le elezioni siano proprio coloro che si definiscono Democratici. Ironico, però, è che proprio l’atteggiamento di questi ultimi potrà portare al tracollo del sistema, a favore invece dei primi.

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