Negli ultimi mesi tante, anzi troppe volte è stata pronunciata la parola Terza Repubblica, per simboleggiare il distacco che questa legislatura vuole avere con le precedenti, per lanciare un nuovo modo di fare politica. “Meno parole e più fatti”, “La pacchia è finita!”, “Abbiamo sconfitto la povertà” sono le parole ed i conseguenti hashtag che invadono i nostri social network ogni giorno da oltre dieci mesi a questa parte.

Tuttavia, per poter segnare un distacco dalle precedenti legislature, dovrebbe essere tracciato un netto solco che differenzia il modo di amministrare la Res Publica. Nella realtà dei fatti però così non è, almeno per il momento, ancora stato. E non lo è stato forse perché ancora non siamo pronti ad elevare il livello della gestione del nostro Stato. Vizi dei politici, vizi però anche dei cittadini.

Una cosa certa è che il distacco non è sicuramente stato segnato dalla gestione del consenso: promesse di abbattimento delle tasse per il Nord, promesse di assistenzialismo per il Sud. Ovviamente che per la maggior parte tali resteranno, come sempre nella storia della nostra Repubblica. Forse fortunatamente, visto che l’applicazione di tale metodo in modo sistematico e portato al termine non potrebbe che avere effetti devastanti sul nostro instabile apparato economico. In ogni caso, comunque, la carta giocata è sempre la stessa.

Analogamente, il fatto di tenere tutti con il fiato sospeso per il reddito di cittadinanza proprio adesso che siamo alla vigilia delle elezioni europee ricorda tantissimo gli ottanta euro in busta paga del Governo Renzi, quando il PD raggiunse il 40% dei consensi. E pensare che poco più di vent’anni prima gran parte degli aderenti ad esso era sotto la falce del Partito Comunista, che nemmeno negli anni di Enrico Berlinguer era giunto a risultati così strabilianti. Anche se, in confronto alla promessa di un reddito di cittadinanza in uno Stato di per sé ai massimi livelli di sociale nel Mondo, visto adesso sembra quasi una roba da dilettanti, che al giorno d’oggi non smuoverebbe più voto alcuno.

Per non parlare poi dello stop alle trivelle degli ultimi giorni, fortemente voluto dalla frangia pentastellata. Vi ricordate qualche anno fa, quando era stato indetto un referendum su base nazionale per richiedere lo stop delle trivelle ed il quorum no era stato neanche lontanamente raggiunto? Ecco, nonostante ciò, una volta al Governo hanno fatto comunque quello che volevano, infischiandosene del risultato della votazione del popolo. Alla faccia del diritto di voto in quella che da qui a poco tempo, secondo i seguaci della premiata ditta Grillo & Casaleggio, deve diventare una Democrazia Diretta. In ogni caso però, la contraddizione è il piatto forte della casa. Cosa che in sé in realtà non sarebbe scandalosa, non fosse che gli onesti ed i trasparenti dovrebbero essere loro.

Stesso vale per il discorso TAV, molto forte di nuovo in questi giorni, da quando è stato consegnato il documento attestante i costi ed i benefici dell’opera (ho già discusso in un precedente articolo questa questione, quindi non starò a dilungarmi eccessivamente). Inutile dire che tale documento è soltanto una farsa. A prescindere dall’estrazione dei tecnici scelti, contrari nella maggior parte fin da prima alla costruzione dell’opera e quindi condizionati nelle analisi, poca rilevanza avrà nella scelta che porterà avanti il partito. La battaglia è stata iniziata in uno schieramento e poco importa quale sia il bene del Paese. L’importanza è non perdere voti, far respirare i piani alti di Milano della Casaleggio & Associati e fingersi esperti conoscitori del segmento di mercato riguardante i trasporti delle merci.

La colpa forse però non è nemmeno loro. La colpa è nostra, perché per avere il nostro voto devono riuscire ad abbindolarci in ogni modo. Darci speranze e combattere battaglie non loro, almeno nel momento della gloria. Ci affidiamo ad immagini e valori, che però non vengono minimamente condivisi. Questa volta, però, il gioco è stato fatto ancora più sporco, perché al solito volto che fa le veci dei poteri, è stato sostituito un faccino di estrazione popolare, che fa sperare al cittadino medio italiano di essere rappresentato da uno come lui. Il problema però è che anche questo sogno finirà, ma essendo stati abbindolati da uno come noi, porre la fiducia in chiunque verrà dopo sarà ancora più arduo e difficile.

NoSignal Magazine

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