Nulla è mai facile nella vita, figurarsi quando si è in politica e si deve decidere sulla pelle degli altri. Molte volte si tende ad accettare di fare qualcosa perché bene legittimo solo per un ristretto gruppo di persone, sebbene non sia la scelta migliore per tutti gli altri. Altre volte, invece, si tende ad allargare troppo le braccia, andando a sfavorire quella parte ristretta della popolazione che, sebbene maggiormente meritevole, si trova inglobata all’interno del gruppo, senza possibilità di estraniarsi da esso. Altre volte si è troppo duri con alcuni, lanciando però messaggi forti a tutti gli altri ed al mondo esterno. Altre volte si è troppo molli ed alla fine si viene presi solamente in giro.

Incasinato. Anzi, decisamente incasinato. Tuttavia, è la situazione politica nella quale si trova avvinghiata l’Italia da qualche anno a questa parte. In balia dei flussi migratori irregolari, sebbene sia sempre intervenuta per salvare la vita a tutti coloro che hanno preso la via del mare su insicure imbarcazioni per arrivare nel nostro Paese. Lodevole ed ammirevole e probabilmente persino il sottoscritto avrebbe scelto il medesimo piano d’azione. Tuttavia, i risultati sono stati peggiori dell’immaginabile. I flussi sono aumentati e, con essi, anche i morti per il mare. Ne abbiamo sempre salvati tanti ma, numericamente parlando, sono sempre di più quelli che il sogno chiamato libertà e merito non lo hanno raggiunto. Spinti dal coraggio, dalla forza di volontà e dalla speranza che noi tutto potessimo fare per loro. O almeno, avremmo voluto fare, siccome delle volte non ci siamo riusciti. Sempre maggiori sono dunque stati i morti.

Questo fino a quando il nostro impegno nell’aiutare coloro che venivano nel nostro Paese non è andato scemando. Ironico come proprio questo atteggiamento, chiuso ed esclusivo, per non utilizzare altre espressioni, che ha comunque ottenuto il risultato positivo di diminuire le morti, disincentivando le partenze.

E’ molto triste, tuttavia, sempre estraniandosi dai contesti, efficace. Forse perché delle volte l’atteggiamento corretto è alzare i toni della voce, farsi sentire, senza paura di offendere o spingersi troppo oltre. Ecco che allora vedremo come delle scelte che apparentemente sono contro qualcuno (e forse lo sono davvero) vadano ad essere la loro salvezza. Come le banche quando non concedono un mutuo ad una persona già abbondantemente indebitata. Vengono ricoperte da insulti, ma gli evitano la bancarotta.

Peccato che, per chiudere i canali irregolari, l’obiettivo non dovrebbe essere colui che emigra, ma ciò che li induce a farlo rischiando la propria vita e sarebbe doveroso lavorare su percorsi meno pericolosi e, magari, regolari. Tipo riportare ordine in Libia, dato che tutto sommato la causa dei disordini siamo stati noi quando abbiamo deciso di destituire Gheddafi perché non ci faceva più comodo. Oppure, cercando di aiutare le economie reali dei Paesi da cui hanno origine le ondate migratorie.

In fondo, non vedrei cosa ci sia di male a compiere anche azioni militari in Libia, o almeno, partendo dai presupposti che hanno appunto portato alla destituzione di Gheddafi. L’unica differenza è quella che, se prima di dittatore ve ne era uno solo e la legge che dettava era una, adesso ce ne sono quaranta con quaranta leggi diverse (spesso i contrasto fra di loro) e sono ancora più sanguinarie. Tuttavia, un’invasione alla Libia viene vista come un attacco ad una terra sovrana (di chi, nessuno però lo sa) e non può essere effettuato per gli accordi internazionali. Medesimo discorso andrebbe inoltre fatto anche per tutte le democrazie e le dittature fantoccio poste nelle sue ex colonie dalla Francia, nell’ottica di migliorare le condizioni di vita e le economie dell’Africa centrale. Purtroppo però, essendo che lì la Francia ancora regna, ad ipotesi del genere Macron storcerebbe il naso (e non solo).

Tuttavia, la chiusura dei canali irregolari e lo stop alle origine del traffico di uomini (spesso gestiti da personalità vicino ai poteri forti del Paese stesso) sono la base per poter rivoluzionare l’approccio immigratorio della nostra Repubblica, rendendola più sicura sia per chi emigra, sia per gli italiani. Inutile difendere l’immigrazione irregolare sostenendo la mancanza di accordi internazionali per l’immigrazione regolare. Sebbene sia un approccio molto italiano, è fallimentare i partenza. Se gli accordi mancano (e sono sacrosanti, questo farebbe di noi uno Stato socialmente all’avanguardia) sono solamente da fare. Anche con dure trattative in caso di rifiuto, anche eventualmente ricorrendo ad embarghi internazionali. Il raggiungimento di tali accordi è nell’interesse dei popoli e sarebbe un durissimo colpo alla criminalità organizzata sia africana che italiana. Ah ecco però, forse è proprio questo il motivo per il quale nessuno ha mai mosso un dito, la criminalità organizzata.

Pratiche di immigrazione gestite direttamente dall’ambasciata, alla quale arriveranno le richieste di lavoro per dipendenti extracomunitari che, comodamente dal loro Paese tramite le nostre sedi, anche via internet, potranno fare domanda di lavoro per i posti disponibili. Una volta accettate, biglietto aereo offerto ed eventualmente anche un sussidio per i primi mesi, per potersi allocare agevolmente, ed ecco che i rischiosi viaggi sul gommone e la prospettiva di passare tutta la vita in un centro d’accoglienza sono stati eliminati (insieme a circa una decina di migliaia di dollari di traffico illecito per persona). In caso di perdita del posto ed impossibilità di trovarne uno nuovo, il rimpatrio avverrebbe in modo sicuro, sempre a carico dell’Italia, direttamente nel Paese di origine. Semplice, facile ed applicabile. Certo, quando ci sarà qualcuno al potere realmente interessato a sconfiggere l’economia illegale, ma forse i tempi ancora non sono maturi. E poi funziona anche empiricamente, visto che il medesimo approccio in Australia funziona egregiamente da almeno cento anni, ed anche loro hanno i problemi dell’immigrazione irregolare, che tuttavia sanno affrontare in modo sicuro per tutti ed assai più efficacemente.

Tornando dunque a noi, analizziamo la situazione corrente in Italia. I porti sono chiusi (apparentemente), nessuno entra, poveri immigrati, cattivo Salvini e complimenti a Fico ed ai sindaci che provano ad opporsi. Schierarsi completamente è impossibile, perché per quanto possiamo essere individui pensanti e cercandoci di estraniare da tutto, proviamo dei sentimenti.

Uno potrebbe applaudire Salvini, perché effettivamente questa scelta limiterà le partenze. Tuttavia, non si potrebbe che provare disgusto per quelle povere persone abbandonate sulla nave. Si potrebbe applaudire i sindaci che si oppongono al DL sicurezza. Tuttavia, è noto che il sistema italiano di espulsione ha notevoli lacune da anni e per la prima volta è stato almeno un tentativo (felice o infelice lo vedremo comunque nel prossimo futuro) di risolvere il problema. Si potrebbe applaudire Fico. Tuttavia è palese che è semplicemente alla ricerca di consenso elettorale nel M5S, magari per guadagnarsi una candidatura alle prossime elezioni. Si potrebbe applaudire al PD per il tentativo di garantire il rispetto dei diritti umani. Tuttavia, a stipare immigrati dentro ai centri di accoglienza dando l’unica prospettiva di marcirci dentro per tutta la vita sono stati loro, alludendo alla migliore delle soluzioni possibili, quasi a leggere Leibniz ed il migliore dei mondi possibili.

La ragione sta nel mezzo. E’ giusto combattere l’immigrazione clandestina come vuol fare Salvini (magari però per motivi meno ormai anti-storici e più economici), è giusto far rispettare i diritti umani ed è giusto far notare cosa nelle nostre leggi non funziona. Trovo abbastanza assurdo barricarsi dietro alla campagna elettorale giocando sulla vita delle persone, e questo accade purtroppo sia da una parte dell’altra.

Decine di persone ferme su un gommone, una ragazza violentata da un extracomunitario irregolare, evasione fiscale degli stranieri che tanto mai pagheranno le tasse e frasi vagamente riconducibili a passati più bui sono il pane quotidiano di tutti, dalla Lega al PD, passando per FI, FDI e M5S. Le morti stesse, ad un certo punto, non sono altro che una pedina di scambio. quarantanove morti per evitare altre partenze potrebbe quasi essere visto come un sacrificio innocente a fin di bene, come quello delle ragazze uccise da extracomunitari dopo essere state violentate lo sono per il fine dell’immigrazione. Entrambe le morti, dalle varie fazioni, vengono sempre digerite a cuore troppo leggero, in attesa di essere strumentalizzate

E per concludere, ecco che tragicamente la morte di quelle persone è quello che tutti i politici si augurano, per lanciare un messaggio che difenda le proprie convinzioni: “Non dovete partire” dirà Salvini. “Sei un criminale” potrà dire Martina. “Bisogna tornare alle nostre origini” dirà Fico e “E’ giunta l’ora di cambiare Ministro dell’Interno” diranno i sindaci. “Mors tua, vita mea” era un detto latino, ed è vero più che mai. Ed è triste, perché questo dimostra come siamo veramente la “Civiltà dell’Apparenza”, dediti a mostrarci, senza preoccuparci d’essere. Tanto per riuscire nella vita ogni tanto bisogna giocare con essa ai dadi, soprattutto quando si decide della vita dei morti.

NoSignal Magazine

You may also like

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

More in Politica