Nel 2016 un’inaspettata Jamala, cantante ucraina classe 1983, sbaragliò i concorrenti della 61^ edizione dell’Eurovison song contest con una canzone che narrava le atrocità subite dalla minoranza tatara durante il regime russo. Mai ci saremmo aspettati di riascoltare eventi simili nel 2022.

Il massacro dei Tatari di Crimea del ’44 e la guerra del 2022

1944

When strangers are coming
Quando gli stranieri arrivano
They come to your house
Vengono a casa tua
They kill you all
Loro vi uccidono tutti
And say
e dicono
We′re not guilty
Noi non siamo colpevoli

La deportazione in Uzbekistan

Proprio come allora, i russi hanno giustificato l’invasione dell’Ucraina con termini quali “regime nazista”, “guerra di liberazione”, “ricomposizione della Russia storica”. Queste sono le medesime motivazioni che spinsero il regime sovietico alla deportazione massiccia dei Tatari dalla Crimea: la tragica deportazione che i Tatari di Crimea subirono nel 1944 fu la più grave delle tragedie occorse al popolo autoctono della Crimea (non l’unica). Dal 18 al 20 maggio del 1944, su ordine di Stalin attraverso il capo della polizia segreta Beria, i Tatari di Crimea vennero deportati principalmente in Uzbekistan (quasi 3 mila chilometri di distanza). La stima più bassa parla di 190 mila persone, quella più alta di oltre 400 mila. I numeri divergono perché non ci si può fidare dei censimenti sovietici, ma è certo che quasi nessun Tataro di Crimea venne risparmiato dalla deportazione.

1944

Yaşlığıma toyalmadım
Non ho potuto passare la mia gioventù lì
Men bu yerde yaşalmadım
Perchè hai portato via la mia pace.

La musica ci mostra un orgoglio ferito, lacrimato come la più vera delle disperazioni, un continuo scorrere di gioventù ferita, famiglie distrutte e separate, uomini al fronte narrati come “eroi” di una propaganda disperata che fa di insegnanti, cecchini, di calzolai, medici, di mamme, vedove, di bambini, orfani.

La guerra negli occhi degli Ucraini

Un ragazzino ucraino racconta la fuga da Kiev

In questi giorni il grido di un popolo risuona in Europa, e il tutto circondato da leggende speranzose (come quella del Ghost of Kiev) e da bilanci a dir poco drammatici. L’Ucraina piange e grida, e forse l’unica voce capace di farcene capire l’intensità è proprio quella della sua ultima vincitrice, Jamala, che in pochi giorni è riuscita a raccogliere quasi 67 milioni di euro per la sua amata Patria.

Jamala e le donazioni per l’Ucraina:

Per approfondire la leggenda del Ghost of Kiev:

Samuele Migliore
Vicepresidente, teologo in erba, collaboro con l'Osservatore Romano e alcune testate diocesane locali. Dal 2023, dopo 5 anni da insegnante, sono educatore a Corviale, nella periferia di Roma, dove lavoro con minori a rischio devianza.

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