“Sono io la morte e porto corona! Io son di tutti voi Signora e Padrona, e così sono crudele, così forte sono e pura che non mi fermeranno le tue mura!”

Così iniziava la celebre canzone “Ballo in Fa Diesis minore” di Angelo Branduardi, una canzone a me molto cara e che, in questi giorni dove il Piemonte è entrato in zona gialla, mi è letteralmente esplosa in testa.

Illustrazione di Andrea Ghiglia

Tutto è iniziato il famoso 13 dicembre, sono uscito di casa per una semplice commissione -mi ero completamente dimenticato dell’allentamento delle restrizioni e del fatto che fossimo a dicembre inoltrato (me inetto)- e la scena che mi si è presentata davanti mi ha destabilizzato nonché terrorizzato: una blasfema marea umana vagava per il centro di Torino, come tanti automi la cui abominevole linfa vitale porta il nome di shopping natalizio.

Fin qui nulla di particolarmente strano, sono in centro a Torino, pomeriggio inoltrato di una domenica di dicembre, normale vedere la folla… Peccato che, in quella oscura bolgia infernale, il mio occhio non trovava mascherine ben posizionate sul volto, chi le aveva al braccio, chi le portava sotto il mento, chi ancora sul gomito, il distanziamento sociale era un’illusione.

Un’unica onda anomala liberata tra le strade perché siamo entrati in zona gialla, ma stiamo scherzando?! La sagra del contagio per comprare quattro schifezze da regalare ai parenti che ci stanno sui coglioni durante una festa di cui manco ricordiamo il significato?

Il primo pensiero nella mia testa è stato una bestemmia così aberrante da poter aprire il settimo sigillo e dare inizio all’Apocalisse (o così mi sarebbe piaciuto), ma il secondo pensiero mi ha ispirato una funesta quanto perfetta vignetta.

Quando apri la stalla, i buoi scappano.

Buone feste, disgraziati, che il panettone vi resti nel collo.

NoSignal Magazine

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