CON MASSIMO GRAMELLINI E ANDREA MALAGUTI

Massimo Gramellini e Andrea Malaguti aprono l’ottava edizione del Festival della TV di Dogliani 2019. Quest’anno il tema presentato è “le percezioni” e su questo argomento si è basato anche il primo incontro.

Gramellini e Malaguti sono due grandiosi giornalisti. Il primo di fama nazionale e internazionale, dopo aver collaborato per anni con La Stampa è passato nel 2017 a lavorare per il Corriere della Sera dove ha inaugurato la rubrica Il caffè, che ricorda quella che teneva sulla Stampa e che a noi tutti è cara: il Buongiorno. Malaguti invece nel 2018 viene promosso a vicedirettore de La Stampa, dopo avervi collaborato per anni come capo dell’area sportiva, corrispondente da Londra, giornalista parlamentare, capo della redazione romana e delle desk inchieste.

Ora Gramellini e Malaguti sono gli autori e conduttori del programma televisivo Le Parole della Settimana, in onda ogni sabato sera su Rai3, con uno share che tocca i due milioni di spettatori a puntata. Il format della trasmissione prevede che vengano analizzate le dieci notizie più importanti della settimana tramite dieci parole che fungono da canovaccio. La prima viene chiamata “la dedica” ed è quella che farà da capofila alla serata.

La domanda da cui sono partiti per raccontarci la loro esperienza e in cosa consiste il loro lavoro è la seguente: come si fa a parlare di questioni di buon senso? Cos’è il buon senso? In un’Italia che si barrica dietro la tastiera ed è pronta solo a criticare e contestare, dove la notizia sembra che abbia valore solo se confutabile come si fa a portare in televisione contenuti che rispecchiano un buon senso? Ci si ricollega al tema del festival: i media sono percezioni frammentate di cosa sta succedendo intorno a noi e inevitabilmente veniamo influenzati da essi. Come non daremo mai la stessa percezione di noi stessi alle persone, anche il mondo e cosa gli succede viene percepito differentemente da ognuno di noi. Qual è il ruolo dei media in tutto questo? Essere una guida? Presentare una visione a trecentosessanta gradi?

Gramellini è stato molto chiaro ed esplicito: per lui il servizio pubblico deve offrire una visione complessa e variegata, ma non la singola trasmissione, che sia divulgativa, un talk-show o di dibattito; altrimenti non si può definire un’idea o un punto di vista e si rimane spersi in questa amalgama di opinioni. Soprattutto nel XXI secolo in cui questa esplosione tecnologica, unita alla globalizzazione, ci ha dato la possibilità di informarci e di mantenerci attivi nel mondo globale assistiamo paradossalmente ad un imbarbarimento: le persone faticano a capire, polemizzano prima ancora di comprendere. Si prova rabbia, si odia, si recrimina e ci si agita senza accorgersi che tutto questo non serve a nulla. È la guerra dei poveri. I due giornalisti invece si ripropongono di fare un programma senza risse, di raccontare senza rabbia.

Comunicativamente è difficile dare il giusto mordente alla notizia: prima di tutto il livello generale dell’attenzione è calato. Siamo abituati a intrattenimenti dinamici, usa e getta, che mantengono poco impegnati o che per lo più sono di evasione anziché di informazione. Una trasmissione come Le Parole della Settimana quindi deve cercare un modo per attrarre spettatori. Si è notato come “incarnare i fatti in esseri umani” sia la tattica vincente, ad esempio parlare della Scuola portando in studio esempi concreti di insegnanti che vivono quotidianamente la questione.

Sicuramente gestire comunicativamente la Politica dei giorni nostri non è scontato: Gramellini riflette sul fatto che siamo passati dall’avere una “rockstar”, Berlusconi, che invadeva mediaticamente ogni canale e di cui era facile, ahimè, parlare vista la quantità di notizie e di gaffe che circolavano su di lui. Oggi il politico è una macchietta di quello che Berlusconi è stato, senza però avere l’autorità che avevano in passato. Il risultato sono questi personaggi usa e getta, che fanno parlare di loro e non della politica, ma che durano sulla scena poco perché molto presto stancano, osserva Malaguti.

Si passa poi a parlare di come vengano manovrate le notizie: affermare pubblicamente la presenza di cinquecentomila migranti per poi correggersi e affermare che ve ne sono novantamila sembra non suscitare più nessuno scandalo. Affermare di essere contrario ai muri per poi chiudere i porti il giorno dopo non provoca più alcuna reazione. Poiché nessuna verità proferita dai politici è messa alla prova. Il compito di loro giornalisti è, invece, cercare di capire perché e come stanno facendo le cose.

Sicuramente l’obbiettivo di Gramellini e Malaguti è, come hanno promesso loro stessi, rimanere ancorati sull’obiettivo:

“non vi siete sbagliati, sta cambiando qualcosa ed è qualcosa di straordinario, ma continuate a pensare che i valori dei vostri nonni e dei vostri genitori valgono ancora. Occorre mantenersi in equilibrio”.

NoSignal Magazine

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