Dogliani, Sabato 4 Maggio 2019, ore 15:00. Il palinsesto del Festival della Tv di Dogliani ci presenta ora due importanti personaggi del panorama italiano. Lirio Abbate, giornalista ed editorialista, attuale vicedirettore de “L’Espresso” e Gustavo Zagrebelsky, giurista e saggista italiano.
Il discorso è iniziato con un focus di dovere sulla realtà italiana e, alla domanda retorica di Lirio Abbate circa quanto l’Italia sia un Paese corrotto, la risposta di Gustavo Zagrebelsky è stata accondiscendente, focalizzandosi però non esclusivamente sull’apparato politico, ma soprattutto sull’endemicità della condizione in tutto il sistema economico italiano.
Non sicuramente un inizio che abbia dato coraggio a tutti coloro che, prima di sentire la trattazione, credessero nella possibilità di un cambio di rotta della situazione. Comunque sia, un piccolo scherno è stato scagliato anche contro coloro che, viceversa, si reputano e si comportano da troppo puri, perché troppo sovente lo fanno esclusivamente a causa di qualche scheletro da nascondere nell’armadio.

A questo punto, gli interlocutori si sono espressi circa un concetto molto semplice, ma di grande importanza: la definizione teorica della parola giustizia. Nessuno dei due però è stato in grado di definirla in modo univoco e preciso e, anzi, hanno sostenuto che proprio una definizione sarebbe erroneo attribuirla. In realtà, il senso di giustizia viene definito in base ad un diritto positivo che ogni società si concede in quanto sente il bisogno di avere delle solide basi fondanti le proprie relazioni personali. Non è dunque né detto né necessario che esso sia “Giusto” nel senso assoluto del termine, bensì lo è nel particolare contesto nel quale esso è calato. In virtù di ciò, G. Zagrebelsky ha portato l’esempio tratto da “Il Terzo Libro delle Gesta e dei Detti Eroici di Pantagruel” di Francois Rabelais (1542) del giudice che emetteva le sentenze soltanto dopo aver tirato i dadi, sicuro in questo modo che, nel lungo, avrebbe emesso almeno il cinquanta per cento delle sentenze corrette in senso assoluto. Certezza che, in virtù di quanto espresso prima, non può avere colui che decide in base a ordinamenti precostituiti.
E’ dunque necessario, secondo il giurista, che dunque la società si affidi a persone rette nello spirito, in grado di perseguire e raggiungere i più alti ideali di giustizia, fondati e fondanti il Diritto.

Come mai allora, se davvero tali persone sono per asserzione le più rette, nella nostra società non godono di tale considerazione e, anzi, spesso vengono additati come coloro in grado di utilizzare la legge per raggiungere i propri scopi? Con l’esempio famoso del giornale con due editoriali, uno sulla colonna di destra ed uno sulla colonna di sinistra, redatti da persone con le medesime competenze ma con idee diverse, Zagrebelsky ha affermato come purtroppo e troppo spesso il giurista viene piegato dalle logiche politiche, utilizzando la legge non per il bene comune, bensì come giustificazione per la sua antitesi. Questa condizione però porta gli altri organi dell’apparato statale, il Parlamento ed il Governo, ad interferire con le logiche della Magistratura, inficiando il suo lavoro e rendendolo, di conseguenza, meno equo e meno corretto.

In conclusione, Lirio Abbate ha domandato a Gustavo Zagrebelsky cosa ne pensasse della situazione dello stato di diritto in relazione alla politica attuale, sia a livello italiano che a livello internazionale (tenuto conto anche delle prossime elezioni che interesseranno l’Italia e l’Europa tutta, ndr). In questa tematica le parole buone sono state messe da parte, per una più chiara e concreta immagine della realtà. 
Per quanto riguarda il panorama italiano, egli ha sottolineato come la forma che precede e succede le decisioni politiche sia andata peggiorando, rendendo spesso impossibile risalire a chi, per esempio, abbia preso le decisione, a causa di una mancanza di rapporti scritti. Portando l’esempio della chiusura dei porti alla nave Diciotti, tale considerazione ha trovato un marcato esempio nella realtà.
La mancanza di rapporti scritti è un chiaro simbolo del venir meno della Democrazia, almeno nel suo senso ampio del termine. La forma politica che infatti è maggiormente impregnata di questo aspetto è quella del totalitarismo. Esempio cardine è quello della “Soluzione Finale” della Seconda Guerra Mondiale, del quale ordine non c’è traccia in nessun documento ufficiale redatto dal Reich.
Inoltre, l’attenzione è stata spostata verso non tanto cosa sia il diritto, bensì cosa sia la percezione che di esso ha la popolazione. Col tema immigrazione di attualità, appare chiaro come spesso si tenda a considerare sbagliato cosa porti ad una limitazione dell’esercizio del proprio diritto per garantirlo in modo eguale anche a chi non sia cittadino, mentre sia preferibile esercitarlo privando gli altri dello stesso, quasi a sbaragliare la concorrenza. Tematica, questa, che si ritrova negli slogan spesso utilizzati elettoralmente, quali “Prima gli Italiani” ed “American First”. Ciò porta però ad un cambio forte della definizione di tali diritti che, non essendo più universali, diventano proprietà delle categorie sociali e, di conseguenza, dei privilegi.

In questo incontro abbiamo avuto così la possibilità di sentire l’opinione del professor Gustavo Zagrebelsky riguardo a quelle che in fondo sono, seppur da un punto di vista prettamente giuridico, le tematiche maggiormente toccano i giorni nostri. Opinione importante, in quanto amplia gli orizzonti anche verso l’aspetto legislativo, che molto spesso viene trascurato sia da quello economico che da quello sociale.

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