“Mamma, dov’è il mostro?”   “Quale mostro?”    “Quello che sta uccidendo tutti gli uccelli”

Siamo in India, nel 2022, e una bambina guarda fuori dalla finestra e vede, giorno dopo giorno, volatili cadere a terra dal cielo, in picchiata, e schiantarsi al suolo privi di vita. Fino a pochi mesi prima erano lì a cantare per farsi la corte, a sfoggiare il piumaggio colorato, a fare nidi per i loro piccoli. E adesso? Adesso non più. Ora muoiono ad un ritmo spaventoso, semplicemente cadendo a terra mentre stavano volando.

La bimba si dà l’unica spiegazione che le viene in mente: una qualche creatura li sta uccidendo. Il mostro, però, esiste davvero e si chiama cambiamento climatico. L’India, come molti altri paesi, ha registrato temperature oltre i 50°C quest’estate con ondate e picchi di calore che sono in grado di uccidere; noi umani abbiamo diversi modi per disperdere il calore corporeo, l’atto di sudare in primis, cosa che molti animali non possono fare, e la tecnologia che ci ha donato il sacro refrigerio dei condizionatori.

Illustrazione di Andrea Ghiglia

Così gli uccelli perdono i sensi per il caldo estremo e cadono in picchiata fino a schiantarsi. La storia di questa bimba è stata raccontata la prima volta da Umair (Omar) Haque, in un suo recente articolo chiamato “Age of Extinction”. Quando si dice di non giocare col fuoco, non è per modo di dire.

Quest’anno anche l’Italia è stata colpita da un’ondata di afa senza precedenti e in Lombardia si è arrivati a dichiarare lo stato d’emergenza per la siccità. In molti comuni e province si raziona l’acqua, bene preziosissimo che troppo maltrattiamo. I campi si seccano, i danni all’agricoltura si moltiplicano, gli incendi galoppano indomiti.

Che sarà mai? Avremo estati un po’ più calde, razioneremo l’acqua e ce ne staremo a casa nei giorni di caldo estremo! No, non è così semplice. Inoltre pensate che in India si possano permettere di stare a casa quando fuori c’è un’afa mortale? I paesi più poveri non hanno il lusso di scegliere. Spesso le economie delle comunità rurali sono di sussistenza. Non lavorare significa non mangiare, morire e far morire i propri figli.

Sono milioni le persone povere che muoiono ogni estate per il lavoro massacrante sotto al Sole sempre più impietoso e cocente. E la terra che coltivano è sempre più secca. Siccità e desertificazione avanzano e presto saranno costretti a scegliere se morire o migrare in paesi ricchi in cerca di fortuna. Eh sì, avete capito bene. Il loro problema che tanto pigramente ci possiamo permettere di ignorare, dall’alto del nostro paese industrializzato, presto sarà anche nostro.

L’ONU ci informa che entro il 2050 fino a un miliardo di persone diventeranno migranti ambientali. Non scappano da una guerra ma da qualcosa che devasta con altrettanta ferocia le comunità. Ciò che noi con il nostro consumismo e la nostra industria abbiamo fatto per distruggere il loro paese lontano con gli effetti del cambiamento climatico, dovremo ripagarlo attraversando sempre più crisi umanitarie. E se adesso i nostri telegiornali e politici sono già belli indaffarati a fare di una nave con 50 migranti una questione di importanza nazionale, cosa succederà tra 10-20 anni?

Dobbiamo agire subito, o meglio dovevamo agire anni fa, ora è tardi ma possiamo ancora metterci una pezza. Il futuro non è roseo ma voglio dare una minima nota di speranza: finalmente le varie nazioni stanno iniziando  a prendere sul serio, dopo troppo tempo di silenzio, il cambiamento climatico. Non possiamo più permetterci di essere ciechi, egoisti o conservatori. L’unico futuro possibile è verde. Oppure si muore. Diffidate di chi vi dice che il problema non esiste o che l’uomo non ne è responsabile. Stanno mentendo. E se abbassiamo la guardia e gli permettiamo di farci perdere altro prezioso tempo, allora sì che sarà troppo tardi.

NoSignal Magazine

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