Il WWF, insieme alla collaborazione della Zoological Society of London ha pubblicato il rapporto Living Planet Index 2020 , che ogni due anni ci aggiorna sulla situazione in cui versa la biodiversità mondiale: i risultati sono preoccupanti.

In mezzo secolo due terzi della fauna selvatica mondiale èstata annientata e attualmente il 68% è in calo, a causa di uno stile di vita che dal 1970 al 2016 non ha portato che danni. Danni che stanno diventando di dimensioni gigantesche, danni che stanno iniziando ad essere irreparabili.

The Living Planet Report 2020 clearly outlines how humanity’s increasing destruction of nature is having catastrophic impacts not only on wildlife populations but also on human health and all aspects of our lives, si legge nelle pagine introduttive del documento: troppo catastrofico? Sembra che ad essere in crisi non sia il solo mondo animale, ma interi ecosistemi: i primi a rimetterci sono gli habitat di acqua dolce, poi di terra e infine di mare. La pesca selvaggia, l’aumento di coltivazioni, la deforestazione brutale, gli incendi che devastano annualmente intere parti di mondo (l’Amazzonia, poi l’Australia e ora la California) sono le principali cause di questo orrore, interamente perpetrato per mano dell’uomo.

Non basta l’ecocidio, così lo definisce Marco Lambertini, direttore del WWF Internazionale, non basta la brutalità con la quale distruggiamo a nostro piacimento interi biomondi, non basta nuocere al nostro pianeta e alla nostra stessa specie (in Italia dal 1999 al 2018 sono 19.947 i morti per disastri ambientali e inoltre siamo al sesto posto per i decessi riconducibili a tempi metereologici estremi –dati del report Climate Risk Index presentato l’anno scorso alla conferenza sul clima di Madrid, cop25), ma per convincere anche i più cinici entra in gioco la questione economica: il living Planet Index calcola un costo di 479 milioni l’anno, per arrivare ad una spesa di circa 10 trilioni l’anno entro il 2050. Inoltre si prevede che la perdita di biodiversità impoverirà ulteriormente intere popolazioni, aumentando inoltre il rischio di disastri naturali.

Dal 1970 ad oggi l’uomo ha usato il pianeta a proprio piacimento, superando in velocità il tasso di riproduzione delle risorse terrestri: la Terra non riesce a rimediare ai danni che stiamo facendo perché il nostro livello produttivo è troppo grande e veloce. Il quadro che esce fuori da questo rapporto è indecente e immorale: ne escono risultati che non possono che farci capire quanto sia forte l’impatto dell’essere umano sul pianeta Terra. Eppure non è la prima volta che ne veniamo a conoscenza, eppure sono anni se non decenni che fior fior di scienziati denunciano questo suicidio collettivo verso cui stiamo andando incontro.

Il 2020 ci ha portato un’epidemia globale che ci ha reso succubi e incerti, incapaci di controllarla e conviverci. Questi continui squilibri ambientali non possono che portare a nuovi episodi di questo tipo: il rapporto Living Planet Index ci mette in allerta anche a fronte di malattie dovute al salto di specie, che potrebbero diventare meno rare di quanto pensiamo.

Nonostante ciò non siamo ancora perduti! Possiamo ritrovare un equilibrio che ci permetta di vivere tra cultura e natura, progresso e rispetto, che ci permetta di vivere con la Terra e non solo su di essa, come impietosi parassiti.

Il WWF quindi non ci lascia soli con queste brutte notizie, ma anzi, ha lanciato BENDING THE CURVE, una mobilitazione a livello mondiale che raccoglie al suo interno un insieme di iniziative volte a “invertire la curva”, distruttiva, che sempre di più caratterizza il nostro mondo: promuovere una maggior conservazione del territorio, sensibilizzare su una produzione e un consumo di cibo più consapevole e sostenibile, lavorare sull’energia rinnovabile, implementare una economia che aiuti la vita, anziché toglierla.

Sono stati studiati sei scenari ipotetici, ma possibili di intervento nella gestione della crisi ambientale e i risultati che ne escono parlano chiaro: INISEME SI PUO’. Dallo sforzo più piccolo, all’aiuto più grande tutto può fare. Rendiamoci orgogliosi di noi.

E ricordiamo: “Progresso, ma non evoluzione, sai come si chiama? Estinzione

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