Come secondo appuntamento alla nuova rubrica #tangreen voglio presentarvi una delle principali associazioni italiane, la più diffusa sul territorio, che si batte da oltre 30 anni per il sostegno dell’ambiente.

L’associazione ambientalista in questione è Legambiente, nata nel 1980 dalle prime battaglie ecologiste e dai movimenti antinucleare nati in Italia. Sono cinque i capisaldi sui cui poggia il suo protocollo, ovvero:

  • Pensare globalmente, agire localmente.
  • Ambientalismo scientifico, ovvero basare ogni campagna ambientalista seguendo solide basi scientifiche per poter, così facendo, proporre valide alternative, realistiche e praticabili.
  • Urgenza per il degrado ambientale e per l’impatto che esso ha su economia e ambiente.
  • Politiche volte alla conservazione della natura e delle aree protette per uno sviluppo economico e turistico equilibrato e sostenibile.
  • Un’attenzione costante all’educazione e alla formazione dei cittadini.

Legambiente è riconosciuta a livello nazionale e internazionale come ONG di sviluppo. Fra le tante e riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare, dal Ministero degli Affari Esteri e fa parte dall’Ufficio Europeo dell’Ambiente.

In oltre 30 anni Legambiente ha organizzato campagne come Clean Up the World; la mobilitazione contro il nucleare; i dossier in cui per la pima volta in Italia si è usato il termine ecomafie e grazie ai quali si sono andati ad introdurre nel codice penale i crimini contro l’ambiente, i così detti Ecoreati, oltre che lotte agli ecomostri.

In questo articolo voglio parlarvi del dossier Mal’Aria che, ogni anno, nei mesi di gennaio e febbraio, Legambiente pubblica riguardo ai dati sull’inquinamento atmosferico (PM10, le famigerate polveri sottili, gli ossidi di azoto e l’ozono troposferico) nei capoluoghi italiani.

Secondo il dossier è un anno da codice rosso per la qualità dell’aria, tanto da far partire una procedura di infrazione da parte della Corte di Giustizia Europea, che costerà cara all’Italia.

Numeri scottanti:

  • 55 capoluoghi di provincia hanno superato i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili(PM10) o per l’ozono (n.b. 35 giorni per le polveri sottili e 25 per l’ozono).

La conseguenza è che i cittadini si respirano almeno 4 mesi d’aria inquinata.

  • TOP THREE delle città italiane con maggior numero di giornate fuorilegge (alto tasso di MP10 e di ozono): Brescia 150 giorni, Lodi 149, Monza 140.

A seguire Venezia 139 giorni, Alessandria 136, Milano 135, Torino 134, Padova 130, Bergamo e Cremona 127, Rovigo 121.

  • Tutte le città capoluogo di provincia dell’area padana (ad eccezione di Cuneo, Novara, Verbania, Belluno) hanno superato almeno uno dei due limiti.
  • L’auto privata continua ad essere di gran lunga il mezzo più usato: 38 milioni; 65,3% degli spostamenti. Ma i trasporti urbani costituiscono una delle principali fonti di emissioni di inquinanti atmosferici nelle aree urbane.
  • In Europa sono 422mila le morti premature all’anno per inquinamento atmosferico (fonte Agenzia Europe per l’Ambiente) e l’Italia è tra le peggiori, con più decessi in rapporto alla popolazione.

Malaria 2019 propone un miglioramento del trasporto sostenibile, con politiche di trasporti più forti e una maggiore sensibilizzazione sull’argomento da parte dei cittadini.

Il livello di motorizzazione in Italia è, infatti, fra i più alti d’Europa: 65 auto ogni 100 abitanti, rispetto alle 36 auto su 100 a Parigi, Londra e Berlino, le 41 su 100 a Barcellona e le 38 su 100 a Stoccolma e Vienna. È ormai chiaro, inoltre, che le azioni di blocco dei passaggi non sono più una soluzione consona e efficace.

In Italia il mezzo pubblico più usato è l’autobus, a differenza dei paesi nordici dove è utilizzato più il ferro. Va detto che vi sono città che stanno sostenendo il trasporto pulito, vedi Torino Milano ecc.. dove vengono utilizzati bus elettrici ed eco-friendly. Allo stesso tempo, però, in Italia i trasporti urbani sono una delle principali fonti di emissioni inquinanti atmosferici nelle aree urbane.

Cosa possiamo fare? Prendere consapevolezza delle nostre azioni giornaliere e pensare di poter sfruttare al meglio le risorse cittadine: servizi di car sharing o ancora meglio di bike sharing che nelle grandi città, io in particolare posso testimoniare per Torino, funzionano bene oltre che ad essere molto economiche.

Inoltre vi posso consigliare l’app RESPIRA TORINO: sicuramente non aiuterà a far sonni tranquilli, ma può senz’altro aiutarci ad aumentare la percezione del mondo che ci circonda. Questa app calcola in tempo reale la qualità dell’aria che respiriamo, in questo caso della città di Torino.

In particolare misura tre diversi livelli di inquinamento (indice IPQA): il biossido di azoto NO2, l’ozono O3 e le polveri sottili PM10 con relativi grafici, legende e valori calcolati dall’Arpa Piemonte che tramite le previsioni meteorologiche e la stima delle emissioni inquinanti simula il trasporto, la deposizione e le trasformazioni chimiche di quest’ultimi, fornendo una previsione della loro concentrazione.

Ricordiamoci: “progresso, ma non evoluzione. Sai come si chiama? Estinzione.”

NoSignal Magazine

You may also like

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

More in Ecologia