“Ho chiuso la porta e sono corsa via, senza mai voltarmi indietro.” (Monica Faggiani)

Come nasce una storia? Beh, da un racconto, si capisce. E quello di Monica Faggiani parte dal mito di una giovanissima ragazza, costretta a una scelta ben più grande della sua giovane età. Parliamo della figlia della dea Demetra, Kore. Tutti la conosciamo meglio come Persefone, sovrana dell’Oltretomba e moglie di Ade, dio degli Inferi. Kore, da innocente fanciulla, diventa una donna adulta, costretta dalle circostanze. Riesce, così, ad allontanarsi dalle sfere affettive che la legano alla sua condizione di schiavitù materna. Come una fenice, riemerge dalle ceneri della sua vita.

Ciò che vive Persefone è il punto di partenza del nostro viaggio. Monica Faggiani, laureata in psicologia, attrice, autrice, regista, direttrice organizzativa di Teatro Libero, mamma e donna finalmente felice, racconta la sua storia.

Una storia di sofferenze, contrasti, lotte per la propria indipendenza, per la propria libertà, ma soprattutto per la propria felicità. Dice, infatti, Monica: “Io vorrei che con questo spettacolo le persone si chiedessero: ma sono felice? sto bene veramente in quello che faccio? […]

In seguito a un vero e proprio stravolgimento della mia vita ho deciso di scrivere, di raccontare muovendo da me la storia di una donna che vuole essere la donna del suo cambiamento, che vuole riappropriarsi davvero di quello che lei è. Ho sempre scritto racconti e poesie ma più per me, non ho mai pensato di scrivere per il teatro, tanto meno qualcosa che avrei poi rappresentato. Non era nei miei intenti ma è stata come un’urgenza. Sono arrivata a casa una sera e mi sono messa a scrivere e ho scritto per ore cominciando da una immagine, da un cuore, da un centro pulsante e da lì si è irradiato tutto il racconto.”

Un’urgenza”. Perché il teatro è questo. Un fulgido bagliore in fondo al tunnel per chi si è perso e crede di essere solo. Monica ci aiuta a capire che nessuno di noi è solo; nel profondo, ognuna e ognuno di noi è vittima di ciò che è stato prima “quel che resta”. Ed è solo scavando nei ricordi, come fa lei grazie a piccoli frammenti di passato, che possiamo sederci su una sediolina rossa e fare un riepilogo di chi siamo stati, ma soprattutto di chi vogliamo essere QUI e ORA. Sulle sedioline rosse di Monica, una piccola bambolina di Candy Candy, videocassette dei classici d’amore che da piccole ci hanno fatto sognare, 45 giri che ci riportano in un mondo edulcorato di sogni.

Ma può il sogno essere lontano dall’amore? E può l’amore essere slegato dalla felicità? La risposta è “assolutamente no”. E la sua storia ben ce lo spiega: un estenuante duello all’ultimo sangue. Un ambiente di lavoro che diventa un campo di battaglia. Perché, e questo le favole ce lo insegnano, non c’è peggior carnefice di quello che ami, specialmente se quello stesso carnefice è chi ti permette di lavorare. Ma la dipendenza non diventa solo oggettiva, diventa una tana del Bianconiglio in cui si precipita senza riuscirne a vedere mai il fondo.

Lontana è la fine, lontano è il “vissero per sempre felici e contenti”. Si arriva a pensare addirittura “Ma esisterà davvero questo lieto fine?”. Solo chi non si arrende, solo chi decide di riscattarsi, di lottare capisce che il bel finale arriva a chi sa salvarsi da sola e che lo si può trovare solamente in sé stessi. Tutto il resto diventa contorno. Il concetto più primordiale di “relazione tossica” va a scontrarsi con quello che è la propria indipendenza e, perché no, la propria dignità.

E Monica Faggiani, in una sola ora di “one woman show” riesce a catapultarci nel suo (che è un po’ anche il nostro) Mondo. Con destrezza alterna momenti di profonda riflessione a ironici scatti di esuberanza, conditi talvolta da un pizzico di sarcasmo che, si sa, alle volte non guasta. Cinismo? No, non cinismo, ma determinata visione della vita, chiara autoaffermazione della propria identità e della propria felicità personale. Ci insegna che il senso della nostra vita non deve essere legato a un altro cuore pulsante, ma alle nostre gambe e al nostro cervello.

Un ostaggio che riesce a riscattarsi da solo. E ciò con cui torniamo a casa è qualche domanda in più, ma forse anche qualche risposta in più, su ciò che è la nostra vita e la nostra felicità. Questo perché per un’ora, o solo qualche minuto, la sua storia è stata anche la nostra e con lei abbiamo camminato anche noi sul nostro sottile filo rosso. Ed è così, che da bambini, impelagati tra mille fiabe di principi azzurri e “vissero felici e contenti” mai arrivati, siamo diventati donne e uomini con una corazza fatta della nostra stessa pelle.

Questo è “Quel che resta” di Monica Faggiani. Ma ciò che è perduto può ancora essere ritrovato. Il suo spettacolo, infatti, è uno dei piccoli gioielli che la rassegna “Scorribande Metropolitane” di Torino propone questa stagione, insieme a più di altri 60 spettacoli, fino al 22 dicembre 2022. Tra gli artisti attivi durante questo progetto, troverete Moni Ovadia, Jacopo Fo, Natalino Balasso e molti altri.

Troverete il programma e tutte le informazioni per prenotare ogni spettacolo sul sito: https://www.scorribandemetropolitane.it/ o chiamando il numero: 011645740 dal lunedì al venerdì ore 10.30-14.30.

Vi aspettiamo alla prossima pillola teatral, sempre qui, insieme su NoSignal Magazine!

Monica Faggiani: l’attrice durante il suo spettacolo “Quel che resta. A proposito di mobbing, shocking e altre amenità.”
NoSignal Magazine

You may also like

Lotta
Ritratti

Io sono Lotta

Carlotta Sarina, nome d’arte e di battaglia: Lotta. Attivista, musicista e performer teatrale, ...

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

More in Recensioni