Se pensate che questo sia un articolo dedicato a tutte quelle persone un po’ hippy con tanto di “peace & love” (avevo una maglia, da piccina, che a questa citazione ci aggiungeva anche WiFi, e mi è sempre rimasta impressa), mi spiace ma non siete nel posto giusto.

Quest’oggi infatti parlerò di una mia recente “scoperta”. Non Narnia o Atlantide sia chiaro (anche perché quelli sono già stati scoperti), ma un semplice ed innocuo libretto intitolato “Ricette con i fiori” dello chef astigiano Diego Bongiovanni, pubblicato ormai 13 anni or sono (e no, non sono 5 come credeva Aldo nello sketch di “Pdor” del famoso trio comico). Un ricettario tutto fiorito, che si basa appunto sulla combinazione tra alimenti e fiori, ovviamente commestibili. Nell’introduzione scrive infatti che, come le verdure, ogni fiore ha le sue caratteristiche, di conseguenza si sposa meglio con specifici cibi. Inoltre molti hanno anche proprietà curative e benefiche, in quanto ricchi di vitamine ed elementi nutritivi essenziali. Per fare qualche esempio di abbinamento perfetto, il crisantemo, tipico fiore da cimitero nel giorno dei santi/morti, ha in realtà un gusto molto dolce e intenso, ed utilizzato in piccole dosi è perfetto per le insalate e piatti freddi; il gelsomino, per il suo profumo delicato, sta bene con il pesce; la calendula, con il suo gusto un po’ amarognolo si sposa con la carne, mentre l’ibisco o i fiori di rosa, essendo dolcissimi, sono adatti a dolci e marmellate.

La scelta è davvero ampia, e scommetto che, come me, avete sempre sottovalutato le grandi proprietà di queste in genere considerate solo piante ornamentali. Ma ovviamente non bisogna cogliere (e mangiare) il primo fiore che capita, scegliendo soltanto quelli commestibili. Lo chef raccomanda infatti di evitare le città, le strade affollate, i fiorai e i mercatini, ma concentrarsi sulla campagna nelle tarde ore del mattino, quando sono più aperti e profumati. Come un qualsiasi ortaggio o frutto, il fiore va poi lavato intero con cura ed utilizzato in diverse quantità in base alle proprie necessità.

Ora bando alle ciance (o ciancio alle bande), e dopo che la vostra curiosità è certo aumentata riga dopo riga vengo al sodo. Tranquilli, una ricettina la dono anche a voi, e tra tutte quelle citate nel libro ho scelto un dolce particolare e altrettanto curioso: la crostata di riso e fiori di papavero!

Per questa ricetta ci occorreranno:

  • Una scodella di riso
  • 3 scodelle di latte
  • Una bustina di vanillina
  • 200 g di zucchero
  • 3 manciate di fiori di papavero
  • Scorza di un limone grattugiata
  • 200 g di Nutella (o la crema spalmabile al cioccolato che preferite)
  • 50 g di olio di semi

Partiamo facendo bollire a fiamma viva senza mai mescolare la scodella di riso con le 3 scodelle di latte, insieme alla vanillina e allo zucchero, finché il latte non si sarà asciugato completamente. A fine cottura aggiungiamo i petali di papavero e la scorza di limone, e lasciamo raffreddare girando in continuazione, in modo che non scuocia. Quando sarà freddo, versiamo il composto in una teglia precedentemente imburrata e cosparsa di zucchero e lo copriamo di Nutella allungata con l’olio di semi. Cuociamo in forno a 180° per una mezz’oretta circa e la gustiamo fredda, come se fosse una crostata.

Non l’avevate mai sentita vero? Ci avrei scommesso. L’unica pecca è la cottura in questa stagione calda, ma basta chiudere un occhio è la vostra acquolina prevarrà sul sudore. Un solo rimpianto: l’aver reciso quei capolavori rosso fuoco che sono i papaveri, forse non così alti alti come diceva la canzone. Ma bando ai sensi di colpa e… buon appetito!

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