Domenica 4 settembre, nella piazza Belvedere, diventata mia dimora per tutta la durata del Festival, ho avuto il piacere di seguire la conferenza diretta e coordinata da due grandi donne: Natalia Ceravolo e Betty Senatore. Legate dallo stesso lavoro di speaker a radio Capital, sono state in grado di coinvolgere emotivamente il pubblico.

Hanno scelto un metodo semplice per parlare di sentimenti: libri e serie tv. Entrambi amati dai giovani ma anche dagli adulti. 

Tra i libri citati, quello che sicuramente mi ha portato a fare una riflessione è “se ti abbraccio, non aver paura” di Fulvio Ervas. La storia mette in luce il rapporto tra padre e figlio. Quest’ultimo affetto da autismo, vive una vita tormentata. Il padre gira gli ospedali e le cliniche al fine di trovare una cura per il figlio. Alla fine sceglie quella più naturale senza ricetta medica: fare un viaggio in moto col figlio. I due partono per l’America, vedono il mondo, scoprono la bellezza del viaggio. Un viaggio nel quale il ragazzo ritorna poco alla volta a scoprire l’amore. Un amore che muove il mondo e la natura.

Un titolo forte, una storia (vera) che lascia un segno. Mi sono domandata quanto sottovalutiamo il potere dell’amore o anche semplicemente il potere di un abbraccio.

Quanti abbracci ci siamo persi durante il lockdown? Quanti ne abbiamo dati appena concessa la libertà? ma alla fine cos’è un abbraccio?

Un abbraccio è conoscersi un po’ di più, entrare in contatto, rifugiarsi, trovare casa. E’ sapere che oltre alla razionalità e alla frenesia della quotidianità, c’è ancora un cuore che palpita a ritmo della vita.

Un libro come questo abbatte un muro: quello di un ragazzo intrappolato dall’autismo. I muri che ci creiamo nella testa sono fatti di cartongesso perché hanno come base instabile le nostre paranoie. Più cerchiamo di abbatterli e più questi si rinforzano. A volte invece basta pensare a qualcosa di semplice, per esempio un abbraccio.

 A Natalia Ceravolo e Betty Senatore: domenica, le persone a piazza Belvedere, hanno abbattuto gran parte dei loro muri.
NoSignal Magazine

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