Ombra proiezione multiforme,

nella tua dimensione incombe

un senso indefinito di distacco tra i tuoi forse.

Quei forse come istanti tra le corse,

quando mi accompagni a tarda sera

ed è vero che mi spaventi,

tu, impassibile tra i miei pianti.

Ripercorro strade per cui ho perso il sonno,

tu puntuale,

a farmi ricordare com’è sempre stato il mondo,

che la prospettiva cambia se lo vivi in sogno.

E con aria più matura e precisa,

mi suggerisci di guardarmi avanti

che col tempo ciò che ti ha ferito, sarà solo

“quella storia finita”.

E quando più lontano disti,

son forse io che mi son perso in un bagliore,

ma tu ricordi gli occhi tristi.

E silenziosa mi lasci solo, senza rancore.

E non mi giudichi per le maschere che indosso,

tu impassibile, non cambi il tuo bordo.

Sei spesso tu a ricordarmi chi sono,

io provo solo a dar contenuto al mio contorno.

Eppur non ti stanchi di starmi a fianco,

senza quel tuo volto,

ma non so se è affetto o per non sentirti sola,

in fondo.

Questa è una nuova rubrica, in cui siete voi a darmi l’ispirazione, l’argomento, la parola da cui partire, per cominciare il mio viaggio. Su Instagram, sul mio profilo “umberto_taricco”, o il profilo dedicato “umbertoscrive”, siete liberi e ben accetti per consigli, per parlare, per far nascere qualcosa. Perché senza tutto ciò che ci circonda, nulla esisterebbe.

Umberto Taricco
Ciao a tutti! Sono Umberto Taricco, sono nato il 10 luglio 1998, attualmente frequento la facoltà di scienze internazionali della cooperazione e dello sviluppo, precedentemente studente del liceo scientifico indirizzo scienze applicate. Grazie alla mia scelta presa dopo le medie, ho proprio capito che le materie scientifiche non facevano per me.. ma per constatare e capire, c'è bisogno di vivere la situazione opposta, l'esatto contrario di ciò che avremmo desiderato (o troppo tardi realizzato). In ogni caso non significa che io sia diventato un letterato, ma nei periodi di malumore e tra gli sbalzi adolescenziali, non ho di certo trovato rifugio prendendo in mano una calcolatrice. Scrivere diventava invece, piano piano, la mia valvola di sfogo, il modo per capirmi, perché una poesia spesso nasce più naturalmente delle spiegazioni, che diamo e che vogliamo dare a noi stessi. E versi dopo versi, mi ritrovo qua, dove mai avrei pensato di arrivare... ma questo è solo l'inizio!

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