Chiamato a votare per le elezioni generali del 2 ottobre, il popolo bosniaco ha scelto due candidati moderati ed europeisti. La voglia di cambiare marcia pare esserci, ma la via per una maggiore coesione interna è irta di ostacoli

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In un periodo nel quale le tensioni fra popoli diversi crescono sempre più, sino a sfociare in guerre, c’è qualcuno che ha deciso di cambiare. Di non seguire i sentimenti che l’attuale aria fa respirare un po’ in tutto il mondo…odio, nazionalismo, chiusura verso l’altro e il diverso.

C’è chi, malgrado i pronostici assai pessimisti, ha votato per voltare pagina. Per vivere in un Paese in cui popolazioni diverse possano coesistere e cooperare per il benessere comune, senza distruggersi inutilmente a vicenda.

All’alba dell’appuntamento fisso che ogni anno ad ottobre chiama al voto gli elettori della Bosnia Erzegovina, per le complesse elezioni generali, le premesse facevano presagire, ancora una volta, un futuro all’insegna dell’instabilità e delle divisioni all’interno del Paese. E i recenti scontri sul fronte Kosovo ne erano un’ulteriore conferma.

La tensione fra le popolazioni bosniache, serbe e croate resta sempre altissima e i gruppi politici favorevoli alla separazione parevano in netto vantaggio.

Le fazioni più estremiste e secessioniste soffiano sul fuoco delle tensioni continue fra le tre minoranze etniche che costituiscono lo Stato bosniaco. Tra povertà, crisi, disoccupazione e flussi migratori, gli argomenti non mancano per far esplodere la polveriera.

Ma l’esito delle urne ha, in parte, smentito i tetri presagi

Per la prima volta a trionfare sono stati due partiti europeisti e unionisti. Come rappresentante della Bosnia è stato, infatti eletto il social democratico Denis Becirovic. La minoranza croata sarà, invece, rappresentata dal democratico Zeljko Kosmic.

Entrambi sono prevalsi, un po’ a sorpresa, sui rivali nazionalisti.

Solo la Serbia è rimasta sui suoi passi, preferendo la candidata estremista Zeljka Cvijanovic, già delfina del presidente Dodik, leader della Repubblica Srpska.
Anche in questo caso siamo di fronte a un evento nuovo nella storia del Parlamento. Si tratta, infatti, della prima volta che viene eletta una donna come rappresentante.

Ma le proteste per il trionfo del serbo filo-russo non sono mancate nella Repubblica Srpska, l’altra entità che costituisce la Bosnia Erzegovina.

Anzi, si stanno protraendo a una settimana dal voto, con la popolazione pronta a sfidare la polizia. Gli agenti avevano, infatti, acconsentito alle manifestazioni in piazza, ma non ai cortei per le strade. Le vie, invece, si sono animate del brulicare dei cittadini, indignati ancor più dopo le indiscrezioni su presunti brogli elettorali.

I presunti brogli elettorali

Certo il dubbio sull’irregolarità dei voti in diversi villaggi è più che una semplice supposizione dell’opposizione. Tanto da spingere la CIK, la Commissione elettorale della Bosnia Erzegovina, a concedere il riconteggio delle schede in più di mille seggi. Inoltre, si sono addirittura ripetute le votazioni per l’elezione del presidente in diverse zone.

Vi sono, in più di un caso, prove documentate anche con video di schede false messe nelle urne dai rappresentanti di seggio e scrutini falsificati. Alcuni rappresentanti hanno, d’altro canto, denunciato la pubblicazione di esiti diversi da quelli comunicati da loro stessi.

La stessa CIK aveva introdotto un sistema di controllo del numero di votanti per seggio rispetto al totale delle schede, proprio per scovare subito illeciti di questo tipo.
Dunque si è tornati a votare in diverse città. E, anche questa volta, non sono mancate le critiche, con elettori che hanno accusato i presidenti di seggio di ritorsioni per strappare loro i voti.

Le intromissioni esterne che minacciano la stabilità

Quello che hanno rivelato queste elezioni bosniache è uno scenario senza dubbio inatteso e positivo. Ma non è tutto oro ciò che luccica.
Al di la dei tanti brogli elettorali, anche dall’esterno sembra si remi contro la volontà di unione espressa dai cittadini.

E a mettere il bastone fra le ruote è proprio la figura che più di tutte dovrebbe, invece, appoggiare lo spirito che ha guidato le persone in questa tornata elettorale.

L’alto rappresentante della comunità internazionale, Christian Schmidt, incaricato di vegliare sulla pace nella Regione e promuoverne l’integrità, si è reso protagonista con una decisione che sembra remare decisamente in direzione opposta.

Questi ha, infatti, introdotto una modifica, a urne ancora chiuse, nel conteggio dei voti, aumentando la percentuale dei delegati della Camera dei Popoli, passando da 58 a 80. Variazione che è stata accettata con il favore degli Stati Uniti e dal Regno Unito.

Una novità fortemente voluta dalla minoranza croata, ma osteggiata da bosgnacchi e serbi.

Una scelta che rischia di incancrenire i dissidi fra i diversi gruppi.

Una scelta che lascia quanto mai basiti, vista anche la posizione del Commissario Schmidt e il suo ruolo. E poco conta la presa di posizione dell’Unione Europea, la quale si è detta contraria.
Ancora una volta la volontà del popolo sembra essere schiacciata da una politica contraria. Ancora una volta sembra che gli interessi di alcuni possano prevalere sul bene comune.

La voce del popolo

La scelta dei cittadini bosgnacchi, malgrado l’esito ancora nebuloso delle elezioni, dovrebbe fare riflettere e ben sperare
La comunità ha espresso il suo desiderio di unione e pace. Si è mostrata riluttante a seguire chi predica, invece, l’odio e il razzismo.

Il popolo ha dimostrato di sapere quale sia la giusta strada da seguire, malgrado il diffuso e, forse, giustificato pessimismo sulla razza umana di questi tempi.
Il Nobel per la pace del 2022 è stato assegnato, non a caso, a delle ONG che si battono, principalmente, per i diritti in generale delle persone. Per il fondamentale diritto dei cittadini di far sentire la propria voce in una piazza democratica.

Ed è proprio questo il segnale lanciato dai bosgnacchi, come anche dal popolo dell’Iran nel corso delle manifestazioni di queste settimane. Una protesta contro un governo dispotico e tradizionalista che non piace ai tanti che vorrebbero vi fosse una ventata di rinnovamento. A chi non ha perso la determinazione a voler cambiare e migliorare la propria condizione.

Esempi che fanno ben sperare e che potrebbero diffondersi anche a molte altre parti del mondo.

Emanuele Ligorio
Laureato in economia, con un forte interesse per la storia e la geopolitica. Gran appassionato di arti marziali, escursionismo, corsa, bici e dedito allo sport a tempo pieno. Il resto della giornata lo dedico, oltre che al lavoro da impiegato, agli altri miei hobby, la lettura, la scrittura e la cura del frutteto di famiglia. Se vi state chiedendo come fanno a bastarmi 24 ore per fare tutto...la risposta è che non mi bastano.

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