Il Movimento 5 Stelle non si è mai nascosto nel preferire persone di estrazione popolare o comunque conosciute dalle masse rispetto ai pluri-laureati, per una questione di vicinanza alle idee del popolo, intese come volontà e benessere comune. Se poi la Storia spesso abbia dimostrato che le peggiori atrocità verso i popoli siano state fatte proprio da coloro che volevano ergersi in loro difesa non è dato considerarsi, in quanto questa volta è per il bene supremo, per davvero (frase già comunque ampiamente sentita, sempre nelle allusioni precedenti).

Meglio famoso che preparato, meglio testa di legno piuttosto che pensante, meglio bello che rovinato dagli anni passati curvo sui libri di testo a studiare, o a cavarsi gli occhi davanti agli schermi per delle evidentemente inutili ricerche universitarie. Almeno elettoralmente e almeno per quanto riguarda la gestione della compagine parlamentare. Le truppe d’altronde devono obbedire, sono i generali a comandare. Gli ultimi possono cambiare opinioni e posizioni, mentre per i primi è alto tradimento, diserzione e, di conseguenza, gogna popolare.

Persino le argomentazioni vertono sostanzialmente sull’umiliare l’avversario, invece di discutere le proprie proposte. Basta aprire un forum di giochi online a caso su internet. Penso a League of Legends, Travian, Ikariam o Fortnite e mi accorgo di come i nostri politici (di tutte le fazioni) siano speculari ai ragazzi nascosti dietro agli avatar, che “trollano” l’avversario per averlo battuto su sue disattenzioni, piuttosto che grazie ai propri meriti. Forse da questo mondo sono usciti molti dei nostri parlamentari, che la politica l’hanno imparata grazie alla gestione di “alleanze” su giochi multigiocatore online, oppure hanno guardato i figli che lo facevano. E chi non viene da questo mondo cerca comunque di emularlo, forse perché lo considera come il linguaggio dominante del futuro.

In quest’ottica vanno viste le nomine di comici nei posti che contano. Strano che un posticino per Beppe Grillo ancora non sia stato trovato, ma forse è la volta buona che in futuro, magari in tempi meno sospetti, non torni a lavorare in RAI.

Strano che nessuno se ne sia ancora uscito con un famoso luogo comune quale “si ride per non piangere”. Forse ecco che allora la nomina di un comico, nonostante i disastrosi errori ai quali andrà incontro, assume valore nella copertura degli stessi, grazie ad una freddura finale che non lasci l’amaro in bocca. Ma anche riguardo quest’ultimo punto, sulla nomina di Toninelli mantengo comunque le mie riserve.

NoSignal Magazine

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