Rifugiarsi in rete

Viviamo in un’era in cui avere 1 milione di followers su Instagram equivale ad essere famosi e apprezzati, in cui la caccia alle visualizzazioni trascende il contenuto del video o del post stesso. Lo scopo e’ solo uno: vendere. Ed ecco che bisogna lavorare principalmente su un aspetto: la propria immagine, fisica e non. Tutto gira intorno al profilo che si intende cotruire, finti sorrisi, stories pianificate da giorni, green screen per ingannare chi ci segue. Ma a che prezzo?
In certe situazioni, rifugiarsi in rete e vivere una vita Onlife sembra l’unica soluzione.

Vivere Onlife

Finiamo per vivere le nostre giornate Onlife, incapaci di staccarci da un qualsiasi dispositivo che ci metta in contatto con il mondo digitale.

Della vita offline ormai ci rimane poco, le azioni che siamo portati a fare sono spesso propedeutiche al ccostruire la nostra immagine digitale. Pensiamo alle storie degli aperitivi, delle serate passate a fare giochi di societa’, a nuovi luoghi visitati per la prima volta… tutti documentati al fine di arricchire il nostro profilo.
Nonostante il nostro essere completamente consapevoli di questo meccanissmo subdulo creato dal web, non ci rinunciamo, ma non c’e’ nulla di male nell’usare i social conoscendo la loro pericolosita’. Il problema di quest grane giungla digitale arriva nel momento in cui i cuccioli del web mettono piede nella nuova terra, spaesati e disorientati , e non possono fare altro che venire trascinati in un vortice inarrestabile di dati, influenze e false identita’.

E’ chiaro, perciò, che la categoria piu’ a rischio nella giungla digitale e’ proprio quella degli adolescenti, e, di questi tempi, anche dei pre-adolescenti.

Adolescenti e immagine digitale

L’arrivo dell’adolescenza può determinare il crollo dell’ideale, se si accompagna alla scoperta di non sentirsi dotati di corpi attraenti, in linea con gli standard della società, e competenze che fino a quel momento tutti intorno a sé avevano augurato, auspicato e atteso. Il nuovo corpo in adolescenza può infatti apparire per niente convincente, incapace di attirare l’attenzione e l’approvazione desiderate.

Alcuni adolescenti reagiscono molto male di fronte alla propria fallibilità e ai propri veri o presunti difetti.

Alcuni affrontano i loro timori assumendo condotte disinibite e spregiudicate. Mettono nella vetrina online qualunque cosa li riguardi, anche la più intima, esponendo parti di sé e del proprio corpo, nella speranza di ricevere migliaia di “like”. Si trovano a vivere una vita Onlife, sempre e costantemente connessi.

Una vita in cui l’immagine di sé che traspare dei social rischia di soffocare quella reale, l’identità digitale che si impossessa di quella fisica.

Altri, invece, si vergognano molto e sono bloccati da questo sentimento, perché hanno paura di essere irrimediabilmente brutti e indesiderabili.

La vergogna viene indirizzata di solito e più facilmente sul corpo, che in adolescenza gode di una certa disponibilità a divenire l’oggetto su cui riversare gran parte dei propri investimenti e delle proprie insoddisfazioni. Diventa quindi colpa del corpo se non si riescono a stabilire relazioni d’amore o di amicizia.

Appropriarsi di un nuovo corpo

La paura di ricevere una mortificazione da parte dei coetanei, di sentirsi inadeguati in ogni circostanza, è sempre in agguato. La rete può così costituire un mezzo attraverso il quale i ragazzi esprimono queste difficoltà.

Esprimersi e relazionarsi attraverso la propria identità virtuale offre una soluzione sorprendente, poiché rende possibile il contatto senza mostrarsi, tiene nascosti gli aspetti più materiali e concreti di sé. Tutti i dettagli e i difetti che potrebbero essere oggetto di derisione, o anche solo di non particolare gradimento, non sono visibili. Solo i propri pensieri e la mente acquisiscono così il diritto di cittadinanza nel mondo, solo a loro viene dato il benestare di esistere e di fare da portavoce del vero Sé.

Ma il passaggio da uso quotidiano della rete alla sua dipendenza è breve, e spesso invisibile.

Diversi sono i fattori che possono portare all’internet addiction, definita come un’interazione eccessiva con la rete. Connotata con un rapporto di dipendenza e dominanza, presenta conseguenti modificazioni dell’umore, fenomeni di tolleranza, astinenza, conflitto e rischio di ricadute. I soggetti più a rischio sembrano essere i ragazzi di genere maschile pre-adolescenti e quelli nella prima fase dell’adolescenza, tra i 14 e i 16 anni, con scarsa capacità di tollerare la noia, particolarmente timidi e che sperimentano un personale senso di inadeguatezza.

Spesso però, in maniera superficiale, il tema della dipendenza da internet viene associato, o addirittura sovrapposto, al ritiro sociale degli adolescenti.

Il fenomeno hikikomori.

Hikikomori è il termine con il quale si definisce l’autoreclusione in letteratura. Deriva dalla combinazione delle parole giapponesi:

  • hiku: tirare indietro
  • komoru: ritirarsi

Si tratta ormai di un fenomeno che coinvolge tutti i continenti, anche se inizialmente esploso in Giappone. In ltalia fu Marco Crepaldi a scoprire ed approfondire il caso. All’epoca laureando in psicologia e ora attualmente psicologo specializzato in psicologia sociale e fondatore di Hikikomori Italia.

Per quanto riguarda gli hikikomori giapponesi, è importante precisare che solo una minoranza di loro utilizza Internet. Secondo quanto riportato da Carla Ricci in Hikikomori: adolescenti in volontaria reclusione” solamente il 30%.
La maggior parte degli hikikomori utilizza questo strumento come passatempo o come semplice mezzo di evasione.
Da un certo punto di vista, internet rappresenta un vantaggio per gli Hikikomori perché permette loro di mantenere delle relazioni (seppur virtuali) con altre persone. Infatti, gli hikikomori che scelgono di non usare internet vivono in uno stato di isolamento totale.

Qual è allora il nesso tra gli hikikomori e l’identità digitale?

Creandosi una propria identita’ digitale, i soggetti isolati riescono a far fronte a molti dei loro istinti innati, impedendone la soppressione. Il web diventa mezzo di sfogo di tali istinti: chat e social network compensano in parte il bisogno di socialità, i videogiochi online quello della competizione e del confronto, mentre le infinite fonti di informazioni digitali colmano il vuoto lasciato dall’abbandono della scuola.

NoSignal Magazine

You may also like

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

More in Società