Quanto può essere difficile ripartire da tutto ciò che ci ha fatto così tanto soffrire, quando invece avevamo bisogno solo di essere compresi un po’?

Questo ciclo. Il tutto inizia da quando siamo piccoli, non si sà l’amore cos’è. Non conosciamo le sue sfaccettature e non riusciamo a comprendere le sue forme. È una cosa assai lontana dalla nostra concezione di sentimento.

Da adolescenti poi, col tempo iniziamo a conoscerlo e pian piano a scoprirlo, sempre di più. Sentiamo le farfalle nello stomaco, non riusciamo a non pensare a quella persona, e la nostra vita prende un colorito roseo. Tutto il resto passa in secondo piano, come se nulla al di fuori di quello fosse rilevante, dunque pensiamo che sia una cosa fantastica.

Col tempo dopo aver iniziato a ricevere svariati rifiuti, dopo aver sentito svariate scuse e bugie. Iniziamo a diventare più freddi ed insicuri. Sentendo il nostro cuore in petto che stringe sempre di più, e col tempo non sentendolo quasi più.

Non riusciamo più a credere nel potere dell’amore, nel suo vero valore, ed in tutto quello che di bello ha da offrirci. Se all’inizio il nostro mondo era roseo, in questa fase, diventa più che grigio. Un grigio ancora più fastidioso di qualunque altro e che dà la sensazione di non voler mai cedere, creando un vuoto dentro di noi.

Quello che noi allora facciamo è, cercare di compensare quel vuoto in diversi modi.

Alcuni ubriacandosi, riducendosi a pezzi una sera dopo l’altra. Alcuni scopando quà e là, non riuscendo più a dare valore alla propria intimità. Ed altri chiudendosi in sè stessi, pensando che così il mondo non possa infastidirli con il suo andare degli eventi.

Questo perché iniziamo a pensare che forse l’amore non faccia davvero per noi, e che l’essere umano non sia in realtà destinato ad amare. Forse solo a procreare?

Questi dubbi infondati passano, quando arriva l’età in cui capiamo che dobbiamo finirla, dobbiamo seriamente riempire quel vuoto, dobbiamo prendere una solida decisione e ripartire.

In Giappone esiste una filosofia detta Kintsugi. Essa significa letteralmente “riparare con l’oro”. È un’antica pratica e tecnica giapponese che consiste nel riparare oggetti in ceramica, servendosi dell’oro per saldare insieme i frammenti.

Secondo la tecnica del Kintsugi, da una ferita è possibile ridare vita a ciò che è stato danneggiato, creando una nuova forma da cui nasce una storia ancora più preziosa. Dando così la possibilità di mostrare le proprie cicatrici con orgoglio.

Dunque proprio come il Kintsugi riparare quello che siamo, dobbiamo ripartire. Prima da noi stessi, e solo successivamente ripartire insieme ad un’altra persona.

Da giovani adulti poi quindi, capiamo che in fine per quanta sofferenza provata, l’amore arriva per tutti quanti noi. E quando arriva è una tempesta di gioia inebriante, che non si ferma mai, ma che cresce sempre di più.

Kessart
Ciao a tutti i lettori, sono Chris! Un ragazzo di ormai ben 19 anni! Scrivo storie e sono di Napoli, spero che possa piacervi tutto quello che scrivo! Per qualsiasi feedback potete contattarmi sui miei social privati :)

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