Così commenta Achille Lauro contro tutti i “cinquantenni disgustosi maschi omofobi”. Dice bene? Secondo me si sbaglia.

Perché purtroppo non sono solo i cinquantenni disgustosi maschi omofobi, ma sono anche giovani, donne, chissà, magari anche qualche drag, che si sono scandalizzati o peggio ancora, schifati.

Perché? È una domanda che ci poniamo in tanti (perché sì, Achille ha avuto anche tanti sostenitori). Quando mi sono posta questa domanda mi sono detta: perché è strano.

L’essere umano ricerca principalmente una cosa sola nella vita: un senso.

“Voglio dare un senso a questa vita anche se questa vita un senso non ce l’ha” cantava Vasco, ma, anche senza pensare ai massimi sistemi, a noi piace dare un senso a ciò che ci sta intorno perché ci rassicura.

È un bisogno primario di cui io per prima sento il bisogno, non vi sentiate in errore. Peccato che spesso questo ci porta a categorizzare, etichettare, dividere.

Sarò noiosa, ma non mi stancherò mai di ripeterlo: il genere è proprio il risultato di questo, perché dividere in uomo e donna è più semplice. Dobbiamo solo scegliere fra due opzione e, quando siamo in discoteca, non ci dobbiamo chiedere se in realtà quella donna è trans, quell’uomo è gay o se la mia ultima fiamma se la fa sia con maschi che con femmine. È più facile, ma non significa che sia corretto.

“E perché ci vuoi ficcare anche Achille in questa comunità LGBT+ che tanto ti piace?” Beh, un po’ perché ci si ficca lui per primo e poi perché questo artista, molto più intelligente e avanti di noi, è l’esempio lampante di quello che sto discutendo.

Un uomo vestito in tutù. Strano. Anche brutto (nemmeno a me ha emozionato il pene di Lauro, con mutande sotto al body, come mi han fatto notare).

Però anche sbagliato?

Rido di fronte a ragazzi della mia età che si scandalizzano per così poco. Rido perché probabilmente sono gli stessi fan di Bowie, Mercury, Prince. Forse sono i primi che pensano di essere aperti di mente, i primi che da ragazzini ridevano verso l’autorità e l’omologazione, ma che si scoprono i peggio bacchettoni.

Cito questi tre artisti anche per farvi notare l’ossimoro: penso che tirino un sesso della madonna e sono rispettivamente un alieno, un gay e un … non si è mai capito. Tutti e tre artisti osannati dal mondo intero anche per i loro look “stravaganti” tra trucco, paillette, baffi e piume.

E questa è una lezione che ho imparato a mie spese.

Proprio grazie ad Achille Lauro. Achille Lauro e mio padre.

Nella scorsa edizione di Sanremo, infatti, ho praticamente litigato con quest’ultimo perché si permetteva di comparare Lauro ai miei adorati Sex Pistols e The Clash (esatto, io sono una di quei ragazzi): come osava comparare coloro che hanno gettato le fondamenta del punk con un coglione che ruttava seminudo sul palco e aveva manie di protagonismo monarchico? Poi mi si è fatto notare che i miei idoli erano i primi che ruttavano nei microfoni, si vestivano (forse meglio dire svestivano), ridevano della regina e sfottevano Frank Sinatra: provocavano proprio per rompere gli schemi di un sistema, invece, troppo rigido.

E a farmelo notare è stato proprio un cinquantenne maschio: mio padre, che è tutto meno che disgustoso e omofobo.

Qual è la lezione? Scendete dal vostro piedistallo, non puntate il dito contro nessuno se non contro voi stessi.

Vestitevi con un tutù se lo desiderate, oppure da metalmeccanico. Vestitevi come più vi piace. E non fatevi dare dello “sbagliato” da nessuno.

NoSignal Magazine

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