Oggi parleremo di una storia vera che comprende magia, intrighi, tradimenti e spionaggio… Avventura nel 1700.

In quegli anni a Berlino viveva e lavorava un giovane alchimista di nome Johan Friedrich Böttger il quale aveva un sogno, quello di ogni alchimista, ossia trovare il goldmachertintur, una delle tante versioni della pietra filosofale capace di tramutare i metalli vili in oro e di curare ogni malattia. Böttger non era uno stupido, non del tutto almeno, e si intendeva un po’ di vera chimica, pur credendo al contempo alle sue baggianate alchemiche.

Per prendersi gioco degli sciocchi paesani e per farsi buona pubblicità, un giorno tenne una dimostrazione pubblica in cui finse con un trucco di saper creare l’oro da ingredienti comuni, forbici dalla punta arrotondata e abbondante colla vinilica.

Illustrazione di Andrea Ghiglia

QUELLO CHE FACCIAMO TUTTE LE SERE, MIGNOLO, CERCHIAMO DI CONQUISTARE IL MONDO

La voce si sparse fino a giungere alle orecchie del Kaiser di Prussia, Federico I.

Un regnante che avesse avuto un potere simile avrebbe potuto finanziare un esercito gigantesco capace di schiacciare i nemici come insetti e dominare il mondo. E si sa che i tedeschi di una volta non erano molto gentili quando si trattava di vincere a Risiko. Fece convocare Bottger per chiedergli gentilmente la ricetta per l’oro infinito …e con chiedere gentilmente intendo che lo rapì e rinchiuse in un sotterraneo per farlo parlare. Ovviamente non c’era alcuna ricetta segreta e il povero alchimista non poteva accontentare le richieste del Kaiser.

Temendo per la sua vita, dopo un periodo di prigionia, Bottger riuscì a fuggire solo per essere nuovamente catturato dal Re di Sassonia, Augusto II, detto il Forte.

Il povero povero Botterg fu recluso a Enns, in Austria e iniziò davvero a credere che lo avrebbero potuto uccidere da un momento all’altro se non avesse prodotto risultati. Ma aveva un asso nella manica. Non sapeva come produrre l’oro ma sapeva come produrre la porcellana. Al tempo, gli unici a saperlo fare erano i cinesi che la vendevano agli europei a carissimo prezzo custodendone con gelosia il segreto, un po’ come per la seta. Essendo altrettanto costosa ma più rara dell’oro, alle corti dei Re e dei più ricchi fra i potenti spesso gli invitati comuni mangiavano in volgari piatti in oro o argento, mentre ai più importanti aristocratici e alle teste coronate era riservata la prestigiosissima porcellana cinese.

GIURO SOLENNEMENTE DI NON AVERE BUONE INTENZIONI

Avere la ricetta segreta per produrla significava poter godere di un commercio esclusivo di merci di lusso in tutta Europa. Botterg in realtà aveva in mente una ricetta un po’ grezza e grossolana, nulla a che vedere col livello di qualità delle porcellane cinesi.

Fu fatto affiancare da un altro scienziato che aveva il compito di controllarlo e collaborare con lui, il dottor Tschirnhaus che perfezionò la formula fino ad ottenere piatti e vasi di pregio. Oggi il merito per la re-invenzione della porcellana è conteso fra i due anche se io lo considererei un pareggio o al massimo propenderei per Botterg.

Da quel momento iniziò una guerra fredda tra aristocrazie per la caccia alla ricetta segreta. Botterg non tornò mai più alla sua vecchia vita, mentre Tschirnhaus fu messo a capo del primo centro tedesco per la produzione di porcellana su larga scala, la fabbrica di Meissen, dove restò a lavorare fino alla sua morte naturale.

Immaginate di lavorare in quella fabbrica e sapere che tutta Europa brama di scoprire i segreti dietro alla vostra attività. Restereste fedeli alla vostra azienda? Vi lascereste corrompere? Anche sapendo che rischiate severe punizioni e che vivendo nel 1700 c’è sempre la possibilità che severa punizione significhi una morte orribile? In più considerate che non è neppure detto che sappiate leggere, quindi non è semplicissimo per un operaio qualsiasi vendere segreti industriali a potenze straniere. Anche perché non c’è internet, non ci sono telefoni e nemmeno fax… quindi come potreste contattare la Regina Elisabetta per proporle la vostra imperdibile offerta? Insomma non era così semplice né scontato ma un certo Samuel Stölzel, che sapeva leggere e scrivere e aveva la possibilità di viaggiare rubò la formula e la vendette alla Corte di Vienna.

UN LIETO FINE?

Piano piano la porcellana si diffuse e gli inglesi erano riusciti a finanziare con successo, sempre in quegli anni, ricerche per una propria formula. Con gli anni i prezzi rimasero alti anche se non tanto quanto il periodo del monopolio cinese, poi con lentezza iniziarono a scendere fino ad arrivare a oggi in cui siamo tornati a comprare la porcellana dalla Cina ma per due soldi, perché potremmo farcela da soli ma là possiamo godere dei benefici della manodopera sottopagata che ne contiene il prezzo.

Non è magico tutto questo? Alla fine sono stati proprio i cinesi a trovare la vera pietra filosofale, capace di trasformare la violazione dei diritti umani in oro.

NoSignal Magazine

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