Houston, abbiamo una soluzione!

Gli Stati Uniti seguono la scia del PNRR europeo e inaugurano una enorme campagna di investimenti da 750 miliardi di dollari per la transizione ecologica, l’inclusione sociale, la lotta all’inflazione e farmaci più economici e accessibili. 370 miliardi sono vincolati unicamente al contrasto al cambiamento climatico, la cifra più alta mai stanziata dal Congresso.

Il Presidente Biden aveva inizialmente proposto una cifra di 3.5 trilioni (il quadruplo!) ma ha dovuto ridimensionare il suo progetto affinché venisse approvato. Alla fine, il piano è passato di pochissimo con 51 voti a favore e 50 contrari. Il fondo sarà presto disponibile e servirà a tagliare le emissioni di gas serra del 40% (anche se Biden puntava al 50%) entro il 2030.

Illustrazione di Mante (Silvia Ferrari)

Come?
Sarà favorita la vendita di auto elettriche, ibride o a idrogeno. Saranno ammodernate le infrastrutture con classe energetica bassa (edifici coibentati male che disperdono il calore) e gli impianti di climatizzazione e riscaldamento datati.
L’intero sistema postale sarà sostenuto da veicoli elettrici. Le centrali nucleari (gli States ne hanno 104) saranno modernizzate e rese più efficienti.

Come se la stanno cavando?

I cugini d’oltreoceano escono da un quinquennio terribile dal punto di vista ambientale; l’ex presidente Trump ha da sempre negato l’esistenza stessa del cambiamento climatico spargendo disinformazione e sostenendo la ricca industria del non rinnovabile. La sua sola elezione nel 2016 fece alzare i titoli azionari delle compagnie di carbone e petrolio.

Ricordiamo che Trump voleva acquistare la Groenlandia per trivellare i ghiacciai e far sgorgare petrolio dalle aree naturalistiche del Polo Nord.
Sosteneva poi, contro ogni logica, che le pale eoliche causassero il cancro! Avete letto bene. Pale mosse dal vento. Cancro.
E qual è un’ottima alternativa secondo il Donald? Il carbone. La fonte energetica più sporca e più cancerogena che esista.

Il perfetto canto del cigno di Trump fu la sua decisione per l’uscita degli States dagli accordi di Parigi per il clima. Gli unici altri paesi al mondo a non aver recepito gli accordi sono Eritrea (in guerra), Yemen e Libia (entrambi in guerra civile) e Iran che insieme costituiscono appena il 2% delle emissioni di gas serra globali. L’uscita di un gigante come gli Stati Uniti (secondo produttore mondiale di gas serra) fu un disastro per la buona riuscita dell’impresa e, consapevole di ciò, Biden firmò un ordine esecutivo per ri-entrare negli accordi allo scoccare del suo primissimo giorno alla Casa Bianca.

Un nuovo sceriffo in città

Biden si trova a gestire un paese in cocci in cui persino la raccolta differenziata non è diffusa in modo capillare e la popolazione è culturalmente abituata allo spreco (in media uno statunitense consuma quasi il triplo del petrolio di un europeo e produce 2,5 volte più rifiuti, riciclandone meno).

Il piano attuale è davvero una manna dal cielo ma sarà abbastanza? Il PNRR europeo destina circa 500 miliardi di euro contro i 370 miliardi di dollari degli americani (il tasso di cambio attuale è di circa 1€:1$) ma loro, al fronte di una popolazione minore, emettono quasi il doppio dei gas serra dell’EU.

Insomma il piano appare già in partenza ‘per nulla ottimale’ ma un plauso va fatto all’amministrazione Biden che sta spingendo il Paese nella giusta direzione e che ha fatto approvare la cifra massima possibile nonostante le resistenze del parlamento. (Non ci importa del colore politico, il cambiamento climatico è scienza e non ha partito) Gli accordi di Parigi in cui sono rientrati prevedono inoltre uno stanziamento di 100 miliardi all’anno da parte dei paesi industrializzati per mitigare gli effetti del cambiamento climatico nei paesi in via di sviluppo. Il futuro non è del tutto roseo ma forse una speranza possiamo averla. Finalmente la Casa Bianca è stufa di sporcarsi con il nero della fuliggine di carbone e petrolio e preferisce invece provare a circondarsi di verde.

NoSignal Magazine

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