Le mani, in preda alla furia conoscitiva, se per errore non so dirlo con certezza, ma un polpastrello fece il suo ingresso nel rostro. La spasmodica irruenza delle palme terminò in un istante. Le papille gustative erano in fibrillazione. Un gusto nuovo, tagliente, rozzo era entrato in contatto con la punta della lingua. Ne saggiò l’acidità, la dolcezza, la salinità; un vortice di particolari, in continuo mutamento, un secondo blando, quello dopo selvaggio. Ma la magia finì. La fescia era curiosa. E come darle torto, sempre in mezzo a quelle cupe fauci, in una cella obbligata.

Come d’ istinto, ma senza che alcun mio comando giungesse al mio corpo esso iniziò a muoversi verso un cassonetto, una mano iniziò a rasparvi all’interno, sino a scorgervi una latta. Gli occhi, le orecchie, il naso e le mani ora erano i silenti sgherri della regina dei sensi. La mano agganciò la lattina e con violenza ne strappò una estremità, l’intento non era quello di dividere la lattina, ma era quello di provocarmi un taglio. Ero imprigionato nel mio stesso corpo, consapevole, ma inerme di fronte alla potenza del corpo stesso. Il sangue sgorgava ritmico, denso, ma allo stesso tempo magnifico, ogni cosa era spettacolare. Poi la mano si avvicinò alla cavità orale. Un intenso sapore metallico veniva attentamente scomposto in tutte le sue sfaccettature e immagazzinato nella memoria, la densità, la viscosità, ogni singolo dettaglio perdeva identità all’interno dell’operosa macchina della bocca. Sazia e capricciosa iniziò a dirottare la mia marionetta in direzione del centro, ma malauguratamente lungo la strada c’era una ragazza. Ovviamente cercai di oppormi ad una tale bizzarria, le mie braccia come tirate da invisibili fili cinsero le spalle della ragazza. I nostri volti collisero in un bacio spassionato. Un’esperienza davvero sbalorditiva. Il potere catalogatore della falda era come scomparso e aveva lasciato il suo posto alla curiosità, muovendosi per quell’oscuro loculo. Il tutto durò meno di un secondo, ma in quel secondo una quantità inimmaginabile di fatti entrarono nell’immenso e mastodontico scaffale dei sapori, un sapore umido, urlava pazzia e sfacciataggine, giungendo sino all’indecenza. La ragazza sembrò non darci troppo peso, fece una semplice smorfia, un occhiolino e scomparse nel vicolo adiacente. Mio malgrado la grande scaffalanatura era ancora da colmare e io ero meno di uno spettatore, un’inconveniente, o meglio, un mezzo. Una fioriera si ergeva fiera all’angolo della strada, le gambe oramai dominate da qualche altra entità vi si avvicinarono come se temessero che essa potesse fuggire…sfortunatamente non poteva farlo. Le mie palme entrarono in azione, prima stappando foglie, poi steli e infine la terra. Tutto ciò avveniva nel più religioso silenzio, ma nel rostro imperversava una tempesta gustativa, una orchestra in preda a tremendi deliri. Ma non aveva ancora finito con la fioriera, infatti avvertii uno sbilanciamento laterale. Il mio corpo si stava flettendo per poter portare la foce all’altezza del vaso, la striscia percorse la fredda superficie metallica con lentezza e metodo, nulla sarebbe sfuggito. Nulla. Non si sarebbe fermata, di questo ero certo. Tutto doveva essere noto, chissà a quale pro, ma era questo l’obiettivo, almeno così credo.

Marwan Chaibi
Prima autore, poi Direttore ed ora Presidente. Classe 2002. Sono Diplomato in Chimica e Biotecnologie e studente universitario. Scrivo per alcune riviste online, parlo, racconto, leggo. Collaboro con tantissime associazioni e enti, ma di questa in particolare sono il Presidente, e non posso far altro che essere orgoglioso nel rappresentarla e fortunato nel viverla tutti i giorni. Mi piace fare bene, del bene, per il bene degli altri!

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