I giornali della mattina titolavano con caratteri tremolanti la terribile notizia, “il mondo finirà domani”. Le rotative degli uffici stampa macinavano carta senza sosta, imprimendola con lo sventurato presagio di morte. Per lo sforzo eccessivo a cui erano sottoposti, i macchinari sbuffavano e vibravano, come tremassero anch’essi dalla paura.

Di conseguenza chiunque leggesse trovava spesso che più di un paragrafo risultava scritto storto o con le parole sbavate, cosa che non faceva altro che angosciare ancora di più il lettore, che dal disordine di quelle righe non più parallele e quelle lettere non più ben definite come al solito, recepiva il panico che regnava non solo nella testa degli altri, ma anche nelle loro mani e nel mondo intorno.

Ori e Tem quel giorno erano in campagna a godersi il fine settimana e sentirono la notizia da una vecchia radio un po’ gracchiante. Accolsero la novità con inattesa calma, come se rifiutassero di respirare l’aria di panico che li circondava. Una forzata apnea di quiete che non sarebbe durata a lungo.

Ori provò a bere un sorso di caffè che ancora non era riuscita a toccare per il tremendo nodo allo stomaco.

(Ori) “Non lo trovi strano?” Chiese a Tem spegnendo la radio.

(Tem) “Che cosa?” 

(Ori) “Il giornalista… se il mondo finirà davvero domani, perché è andato al lavoro? O comunque… perché ci è rimasto? Non ha una famiglia da cui andare? Una faccenda in sospeso a cui badare?”

Tem ci pensò su un momento. Non credeva che la sua mente, già piena di angosce, potesse accoglierne ulteriormente ma alla fine riuscì a stiparsi in testa anche quel pensiero.

(Tem) “Beh, il suo lavoro è anche avvisare gli altri di quel che sta succedendo. Grazie a lui noi possiamo sapere cosa ci aspetta. È stato un gesto altruistico dedicare la sua mattina ad avvisarci.”

(Ori) “Mm si forse hai ragione”

(Tem) “Hanno spiegato come… insomma… domani… cosa succederà di preciso?”

(Ori) “Hanno parlato di robe di fisica spaziale, non ci ho capito molto”

(Tem) “Fisica spaziale?”

(Ori) “Ma che ne so, una roba scientifica strana. Dicono che sarà estremamente rapido …e … indolore…”

I due rimasero in silenzio, lasciando all’orologio della cucina l’ingrato compito di riempire il silenzio.

(Tem) “Sai Ori, io ho un po’ paura”.

(Ori) “Solo un po’? Davvero?”

(Tem) “Sì! L’aspetto peggiore della morte è il pensiero di quanto soffriranno dopo i nostri affetti, ma in questo caso è diverso, ce ne andiamo tutti insieme, non ci sarà un funerale. E poi… ci togliamo di dosso tutte insieme le preoccupazioni per il futuro. Il mutuo, l’inquinamento, il lavoro, il traffico, invecchiare e ammalarsi… Potremo stare insieme fino alla fine, immersi nella natura e in salute.”

Ori lo guardava attonita.

(Ori) “Ma che cazzo stai dicendo? Moriremo domani! Sembri quasi contento!”

(Tem) “No! È terribile ma… non possiamo evitarlo. E dico solo che … che fuori è una bellissima giornata e che dovremmo godercela. Non ha senso passare il tempo a piangere.”

Ori in realtà era sollevata. Anche lei, in fondo, era di questo avviso ma non aveva ancora raccolto la forza necessaria per liberarsi dalla terribile morsa di dolore di quella sentenza di morte.

(Ori) “Hai ragione.” 

Rispose semplicemente mentre accantonava i biscotti integrali e prendeva del bacon da mettere sul fuoco. 

(Tem) “Ben fatto! Tanto le nostre coronarie non avranno tempo di intasarsi”.

Entrambi risero.

(Ori) “Sai, gli umani sono gli unici animali capaci di ridere perché sono gli unici dotati di sufficiente consapevolezza della loro misera condizione terrena di mortali. L’umorismo è un po’ la medicina per il nostro grande male.”

Tem non ribatté nulla. Per quanto fosse stato il primo a scrollarsi di dosso quel gran peso dall’anima, ora col discorso di Ori lo sentiva nuovamente gravare come un macigno di 80 tonnellate.

La conversazione andò avanti un po’ incerta, come una staffetta, in cui a turno ci si scambiava il diritto di piangere. Piano piano però le parole infauste sbiadivano, coperte da strati di ricordi, frasi d’affetto e persino futili ciance. Una macedonia di vocaboli sempre più ricca, per cercare di diluire il veleno.

Si spostarono sul tetto, dove continuarono a parlare mentre prendevano il sole, ascoltavano gli uccelli cantare ignari e bevevano il vino migliore trovato nella cantina. 

Dopo diverse ore, intorno a metà pomeriggio, una dannata nuvola coprì il sole. Certo, quando succede non è una tragedia, basta aspettare ed il vento la farà spostare. Basta aspettare. Magari solo 5 minuti. Basta aspettare. Eh. Aspettare. Più Ori ci pensava e più si rendeva conto che non voleva, anzi non poteva aspettare. Ogni minuto era prezioso, nulla poteva più essere rimandato. E la sua mente, che fino a quel momento si era alleggerita, tornò ad annegare in macabri pensieri.

Ori “Il tempo passa”

Tem “Sì… ma non pensarci”

Ori “No, è ok. Non possiamo semplicemente distrarci. Dobbiamo un minimo pianificare. Una cosa da fare prima della fine. Tu che vorresti?”

Tem non sembrava contento di questa iniziativa. 

(Tem) “Io… non lo so… guardare le stelle?”

(Ori) “Tem, c’è qualcosa che non vuoi dirmi?”

(Tem) “No, non è questo. È che non lo so.”

(Ori) “Beh, prova a spiegarmi!”

(Tem) “È che… immaginati di essere…un bricchetto di latte, no? Stai lì e sai benissimo qual è il tuo scopo, sarai la colazione di qualcuno, lo nutrirai. Un giorno si aprirà lo sportello del frigo, si accenderà la lucina e sarà il tuo momento. Però se quel momento non arriva? Sei solo latte, hai una data di scadenza stampata addosso e se questa arriva finisci nella spazzatura. Non nutrirai mai nessuno, non ti inzupperanno mai un biscotto dentro, niente di niente. Perdonami per questo discorso un po’ strampalato ma io mi sento così adesso. Come un bricchetto di latte che scade tra pochi minuti. Volevo diventare padre, avere una casa mia. Ma niente di tutto questo succederà mai. Ci è stata anticipata la stupida data di scadenza.”

Ori lo guardava rattristata. Avrebbe voluto consolarlo ma sapeva bene che non avrebbe mai potuto esaudire i suoi desideri. 

Ori “Quanti figli avresti voluto?”

Tem “Credo due. Non mi importa il genere ma penso che l’accoppiata vincente sia un fratello maggiore e una sorella minore. Almeno, per me ha funzionato bene.”

Ori “Nomi?”

Tem “Ma non lo so, penso Jay e Lin.

Ori “Dai, facciamo che io sono Lin. Ho 8 anni e c’è un mostro nel mio armadio.”

Tem “Cosa…?”

Ori “Dai! So che non è lo stesso ma … Papà papà aiuto c’è un mostro nell’armadio!”

Nel frattempo la nuvola si era sposata e la loro pelle tornava ad essere baciata dal Sole di aprile. Tem sorrideva. Inizialmente con un poco di mestizia, ma in fretta la sua si tramutò in un’espressione intenerita.

Tem “Ehm… ok… ma no, gioia guarda! Non c’è nessun mostro. E poi se ne vedessi mai uno basta dire la formula magica: mostriciattolo brutto, io ti scaccio con un rutto, vai corri di fretta o ti faccio una puzzetta”

Ori “Ma che è sta roba?” Chiese Ori ridendo.

Tem “Hey, è per un bambino, almeno se la ride e non ha più paura!”

Ori “Ahahahah! Saresti un ottimo padre”.

Tem “Chissà, forse…”

Ori “Stai un po’ meglio?”

Tem “Credo di sì. E tu che mi dici? Tu hai un progetto?”

Ori “Mmm beh una cosa in mente ce l’avrei”

Tem “Spara!”

Ori “Che ne dici se…?” Chiese sfiorando delicatamente il petto di lui con la mano. 

Tem “Mmm non lo so… Sesso? Come ultima cosa? Davvero?”

Ori “Non esattamente. Stanotte ci portiamo una coperta qui, ci spogliamo nudi e stiamo abbracciati l’una contro l’altro. Niente sesso. Non voglio una meccanica caccia all’orgasmo, voglio sentire il calore della tua pelle, voglio esplorarti con le dita e con le labbra, voglio il corpo coperto di baci infuocati. Nel frattempo saremo sotto le stelle, insieme ai grilli. E parliamo. E ci raccontiamo storie come fossimo bambini, poi ci baciamo di nuovo e ci mordiamo le labbra dolcemente. È così che voglio andarmene. Che ne dici?”

Tem “Dico che è magnifico” ribatté sorridendo. 

Presto finirono il vino e il sole si posò sull’orizzonte. Fecero una cena abbondante, accompagnata da un buon mirto. Poi, come da piano, tornarono sul tetto e parlarono tutta la sera. Si raccontarono storie d’infanzia, si percorsero la schiena con le dita, si strinsero, con il seno di lei contro il petto di lui e si litigarono la coperta come una coppia di lunga data. Si goderono ogni contatto, ogni brivido e sussulto, si contarono a vicenda i battiti e i respiri nel petto. 

Arrivò la notte e la temperatura scese. La vista lasciò il posto al tatto e all’olfatto. I capelli di Ori profumavano di pesca, Tem aveva addosso la colonia ricevuta da lei lo scorso Natale. Tem le accarezzò il viso, indugiando con l’indice sul suo naso arricciato.

Ori “Cosa stai facendo?”

Tem “Ti percorro la faccia come fanno i ciechi nei film”

Ori “Ahahah, lo faccio anch’io allora!”

Tem “Come si chiama questo piccolo solco tra il naso e le labbra?”

Chiese mentre lo sfiorava.

Ori “Oh, è il prolabio!”

Tem “Pro-che?”

Ori “Pro…Labio.” Scandì lei mentre sorrideva. Era davvero felice. Non aveva mai vissuto un’esperienza così intensa e sincera. Doveva finire il mondo per riuscire ad esprimere così amore per qualcuno?

Ori “Sai, gli antichi greci pensavano fosse un’area estremamente erogena, quasi al pari dei genitali. È estremamente sensibile.” Tem la baciò proprio lì. 

Tem “Quante ne sai…” 

Ori “E questo punto qui…” continuò delineando con le dita il contorno superiore delle sue labbra, al centro “…si chiama arco di Cupido” aggiunse ricambiando il bacio.

Continuarono a parlare, dapprima di miti greci, poi di stelle e così via.

La mezzanotte passò. Nessuno di loro controllava l’orologio e forse si erano persino dimenticati per un po’ dell’apocalisse. Tem si stava assopendo. Ori lo svegliò.

Ori “Hey, ti stai addormentando?”

Tem “Uh? Sì … grazie di avermi svegliato” borbottò sbadigliando. Avevano concordato di non sprecare tempo dormendo.

Ori “Senti. Ho pensato al tuo… discorso sul latte. So che non hai potuto fare ciò per cui ti sentivi destinato ma… a volte il latte che sta per scadere… se non si intende berlo a colazione… si può usare in una ricetta… E stasera tu mi hai aiutato molto a superare la paura e passare… direi la serata più bella della mia vita. Davvero, non avrei potuto sperare in niente di meglio.”

Ori gli prese entrambe le mani tra le sue mentre lo guardava dritto negli occhi.

Ori “Non finirai nell’immondizia, sì è vero non sapremo mai se avresti fatto fare a qualcuno una buona colazione… Ma grazie a te è stata fatta una deliziosa torta al cioccolato. È una metafora strana, lo so… ma … davvero. Grazie di tutto quanto”

Tem “Grazie a te Ori, è bellissimo ciò che mi hai detto. Ci siamo denudati sia nel corpo che nell’anima. Insieme. Anch’io non avrei chiesto niente di meglio.”

Si abbracciarono di nuovo. Si baciarono, cento, forse mille altre volte ancora. 

Il cielo si schiarì all’improvviso.

Ori “Credi ch…”

Morirono, come tutti. Ma i quark di ogni loro atomo furono immortalati mentre i due corpi si stringevano amorevolmente, nudi e felici come mai prima. 

Due milioni di anni dopo, quell’insieme di particelle fu riassemblato, come un futuristico reperto archeologico. Tutto era nella stessa posizione di quel fatidico momento. Un po’ come una nuova Pompei, con i corpi eternamente immobili dopo l’eruzione del vulcano. Una nuova Pompei da fantascienza, dove i visitatori possono ammirare i due antichi amanti con i cuori sincronizzati, fermi in un eterno istante. Fermi precisamente all’inizio di un battito, a ritrarre un desiderio d’amore, di vita e di eternità. 

Venite a trovarci numerosi nel nostro museo di storia naturale! Il costo del biglietto è di 5 flermin stellari. Visitate il nostro sportello visitatori per maggiori informazioni! È gradita la prenotazione.

Testo di Alessio Brignoli

Illustrazione di Alessandro Tamietto

NoSignal Magazine

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