Come tanti bambini, da piccolo, avevo una mia collezione di dinosauri giocattolo. Quando avevo sentito che si erano estinti e non esistevano più ci ero rimasto sinceramente male. Questi animaletti così colorati, così belli… Li vedevo nei cartoni, nei film e la fantascienza sognava di riportarli in vita. Per poterci giocare. Non tutti si accontentano di fare i grattini a un micio, perché non uno stegosauro? Però un fisiologo francese realizzò che il sogno di uno pterodattilo da giardino era destinato a non avverarsi. Così optò per un animaletto da compagnia più piccolo e riportò in vita dall’estinzione … un virus.

Già. I lucertoloni uccisi dall’asteroide non sono mica gli unici ad essersi estinti, anche un batterio o un virus può scomparire dalla faccia della Terra. Nel caso del vaiolo l’abbiamo eradicato noi ma ne esistono altri che sono morti per fatti loro milioni e milioni di anni fa. Quindi… Perché non riportarli in vita? Un bel Jurassic Park di microorganismi invisibili, intangibili, silenziosi e potenzialmente mortali. *Suono di risate malvage*.

Ma parliamo di come ha fatto. In Jurassic Park usano il DNA dei dinosauri rinvenuto nel sangue succhiato da una zanzara intrappolata nell’ambra. Quella è fantascienza, certo, ma l’idea non è sbagliata. Per clonare qualcosa, anche di estinto, occorre il suo DNA. Dove trovare un virus “fossile” però?

Illustrazione di Andrea Ghiglia

Una serpe in seno

Potrà sembrare assurdo ma la risposta è… dentro di noi. Gli esseri umani! Nel corso di milioni di anni di evoluzione i virus hanno tentato innumerevoli volte di inserirsi nel nostro genoma ed è capitato che perdessimo in questa lotta di tanto in tanto. Se la cellula che viene infettata è una che dà poi origine a un ovulo o uno spermatozoo il nuovo pezzo di DNA, inserito dal virus, viene trasmesso al figlio dell’individuo che nascerà avendo dentro di sé la sequenza del virus. Per esempio un malato di HIV ha una probabilità di trasmettere la malattia al figlio proprio per questo motivo.

L’evoluzione ha tentato in ogni modo di attuare una rigida selezione naturale per eliminare gli individui malati, tipo test della patente in cui però non hai i freni e se non impari a guidare ti schianti contro una gelateria e muori. Per non finire con il corpo a brandelli ricoperto di pistacchio e stracciatella devi essere il più bravo, devi saper sopravvivere bene e usare la frizione. Alcuni fortunelli ereditavano il virus MA poi una mutazione genetica faceva sì che uno o più geni del virus diventasse “difettoso” e venisse dunque inattivato. In un certo senso si può dire che anche i virus si ammalassero e in quel caso rimanevano silenti ma comunque presenti nel DNA dell’ospite.

Minuscoli banditi

Un virus sano obbliga la cellula a tradurre i suoi geni per creare fisicamente delle copie dello stesso virus “vivo”, capaci di spostarsi ad altre cellule e altri individui, infettarli e produrre infinite fotocopie di sé stessi. Un virus difettoso rimane immobile invece, con il suo gene incapace di replicarsi, e non fa danni ma viene comunque scambiato  dalla cellula per DNA normale e non viene dunque eliminato. Queste sequenze inattive si chiamano HERV, ossia Human Endogenous Retro-Viruses. Questi geni vengono poi ereditati dai figli del soggetto, dai nipoti, dai pronipoti rimanendosene lì.

Nella riproduzione sessuata i cromosomi si rimischiano un po’ prima di inserirsi nell’ovulo o nello spermatozoo che creerà un nuovo individuo. Nel mescolare le carte si spezzano letteralmente parti di cromosomi che si scambiano fra loro, magari lo avrete studiato a scuola come “crossing over”. Se, facendolo, viene spezzato un gene importante la cellula muore e si ricomincia con un’altra. Se si spezza un gene inutile, come quello virale che ci portiamo appresso senza mai usarlo, nessuno si lamenta e il processo continua con successo.

Avremo così un bimbo perfettamente sano che porta dentro di sé un buffo puzzle con pezzi di geni di virus ancestrali, mescolati alla rinfusa e completamente innocui. O meglio. Innocui a meno che qualcuno non decida di ri-assemblarli nel giusto ordine in laboratorio. Ma come?

Pensate ai fossili di dinosauro, non capita mai di trovare uno scheletro tutto intero, troviamo magari un femore, una volta qualche vertebra, ma ci ingegniamo per ricostruire l’insieme usando le forme combacianti e prima o poi uno scheletro intero salta fuori.

Una biblioteca di molecole

Con i geni è un po’ più difficile ma sostanzialmente il contenuto del DNA è molto simile a un testo, una lettera dopo l’altra. Immaginate di andare a prendere un libro in biblioteca. Nel libro c’è una frase che dovete assolutamente conoscere. Aprite alla giusta pagina e leggete ma alcune parole sono state scarabocchiate da un qualche studente di scienze politiche che ha preso in prestito il libro prima di voi: “La donzelletta vien dalla fhrsfghi in sul calar del Sole e reca in mano fgbhufdbghi e viole”. Come fate a sapere che parole sono state cancellate?

Semplice.

Chiedete alla biblioteca se hanno un’altra copia del libro. Ce l’hanno. Che culo. Aprite e stavolta alcune parole sono coperte da macchie di una qualche salsa. Senape? Senape. Tutti nella biblioteca vi guardano strano perché state leccando le pagine del libro ma a voi non importa e andate avanti: “La fgbkhgrfjn vien dalla campagna in fihdsfbhi e reca in mano un mazzolin di vhigrfhrgnj”. Chiedete una terza copia del libro, stavolta non è stata vandalizzata ma è una copia molto vecchia e piena di muffa. “rsghfgkhb vien dalla gihfshj odfshojsfohj adfoojh mazzolin di rose e viole”.

Ora, voi non avete mai letto per intero la frase ma la potete ricostruirla usando il confronto fra le diverse copie dello stesso libro. In ognuno erano presenti pezzi mancanti ed errori ma siete in grado di colmarli perché non erano mai nello stesso punto contemporaneamente. “La donzelletta vien dalla campagna in sul calar del Sole e reca in mano un mazzolin di rose e viole”. Ce l’avete fatta, alla faccia di quello stronzo di scienze politiche di prima.

Puzzle risolto!

Lo stesso può essere fatto con le sequenze di DNA. Il virus che è stato resuscitato è presente in più di una copia nel genoma umano, addirittura centinaia! Mettendole tutte insieme è stato possibile ricreare la sequenza originale, capace nuovamente di produrre virus “vivi” capaci di replicarsi e di infettare!

E quando il nostro amico Jaques ce l’ha fatta lo ha battezzato Phoenix, fenice, l’animale mitologico che risorge dopo la morte. Me lo immagino a urlare “è vivo!” in una burrascosa notte di fulmini, mentre accarezza con la mano il vetro delle provette con gli occhi scintillanti.

Pensate che tutti i geni “umani” sommati non superano il 3% del contenuto del nostro DNA. Gli HERV, invece, sono tra l’8 e il 9%, il triplo. Siamo più virus che umani. E in effetti per come stiamo conciando questo pianeta forse il paragone è ben calzante.

Vi starete tutti chiedendo “ma non sarà pericoloso?”. La risposta è … Ni.

Phoenix non sembra essere pericoloso per gli esseri umani. Non è capace di dare sintomi significativi però rappresenta una pericolosa apertura del vaso di Pandora. Sono centinaia i patogeni estinti presenti nel nostro patrimonio genetico che ancora non sono stati resuscitati. Fra di loro ce ne sono potenzialmente anche di molto pericolosi e con la stessa procedura è possibile riportarli alla luce.

E la cosa peggiore è che non possiamo farci nulla. Gli HERV si trovano nel DNA di ogni singolo umano sulla Terra e nulla può impedire alla Korea del Nord di turno di provare a cavare il ragno dal buco e spargere sui continenti morbi sconosciuti ed atroci epidemie.

E con queste rincuoranti prospettive io vi auguro sogni d’oro.

Felice notte!

NoSignal Magazine

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