Per me High school musical è uno di quei film caposaldo dell’adolescenza degli anni 2000 di cui non puoi fare a meno. Le canzoni diventano la colonna sonora della tua vita. Inizi a cantarle con un inglese simile a quello di Renzi anche se in realtà credi di parlare come la Regina Elisabetta.

Per chi non lo conoscesse, sono tre film dove i protagonisti vivono i loro anni al liceo dando voce e movimento ad ogni situazione nel quale si imbattono. Non a caso, le canzoni presenti nel film parlano di amore, amicizia, scuola, infanzia, sport. Il film nel quale mi rispecchio di più è l’ultimo, l’anno del diploma. Nell’ultima scena durante la cerimonia della consegna dei diplomi, il protagonista ringrazia chi gli è stato vicino, le cose che lo hanno “attraversato”, le persone che lo hanno cambiato.

Ho vissuto la stessa cosa poche settimane fa quando il liceo, un anno dopo il nostro licenziamento, ha invitato me e la mia classe a ritirare i diplomi. È stata un’emozione forte per chi come me, ha vissuto il liceo e tutte le sue sfumature.  Ho iniziato a pensare anche io a chi dovessi dire grazie. Ci ho pensato solo dopo un anno perché le esperienze importanti della nostra vita hanno bisogno di farsi spazio e trovare il loro posto per poter germogliare.

Dopo un anno, voglio scrivere parole che possano stare bene addosso alle persone a cui penso mentre scrivo. Come direbbe Alda Merini, in certe situazioni bisogna pensare alle parole da non dire per evitare di uscire fuori strada in questo percorso che ho fatto per sei anni.

Il Liceo non ha un manuale di istruzioni per come lo si debba vivere. Il Liceo si vive ascoltando le persone attorno a noi, condividendone o distaccandoci dalle opinioni degli altri.

Può essere casa per molti, può essere un inferno per altri. Io ho avuto la fortuna di chiamare questo posto “casa” nonostante le insufficienze, la bocciatura, i debiti, le sgridate. Lo chiamo casa perché ho avuto modo di incontrare persone che mi hanno dato il tempo di crescere.

 A chi ha avuto modo di condividere con me risate, avventure da adolescente quale sono stata. Grazie a chi ha visto in me del potenziale pure quando quest’ultimo era nascosto da nuvole di passaggio. Grazie a chi mi ha sempre tenuto la mano, a chi è stato spalla senza che io dicessi nulla. A chi ha saputo leggere le linee miei sguardi. A chi ha fatto delle piccole cose, la base della nostra amicizia.

Grazie a chi ci ha visto lungo quel 15 giugno 2018, grazie a quella dannata canzone di Brunori Sas che ho ascoltato in bagno con i lacrimoni e il volto distrutto. A volte è vero che “basta una canzone, solo una stupida canzone, a ricordarti chi sei”.

Grazie a chi mi ha ricordato che due strade diverse possono viaggiare nella stessa direzione, che a volte le scorciatoie portano a mondi bellissimi. A chi mi ha accolta quando avevo 17 anni e qualche senso di colpa sul collo, a chi con una stretta di mano ed un sorriso, mi ha trasmesso qualcosa di bello ma soprattutto di vero.

Grazie ai miei vicini di banco, a tutti quelli che ho avuto, per aver trasformato due banchi in un rifugio, in un mondo nuovo dove mi sono sempre sentita al sicuro.

A chi ha percorso con me gli ultimi chilometri di questo viaggio, ho capito che non contano i chilometri che fai assieme ma l’amore che ci metti mentre li percorri.

  A chi mi ha insegnato a credere nella mia luce, a chi ho fatto star bene grazie al mio modo di fare ironia. Alla fine, aiutiamo gli altri per aiutare noi stessi, diceva un saggio. Grazie anche a chi ho perso sul cammino, non rinnego ciò che è stato perché il rancore non è che uno scudo contro sé stessi. Grazie ai professori che mi hanno sempre trattato con grande umanità, riconoscendo sia i miei sbagli, sia i miei punti di forza. Sapere che ricordano me e la mia classe con grande affetto mi fa pensare che abbiamo lasciato loro qualcosa di bello o forse semplicemente abbiamo sfiorato i loro cuori con il nostro modo variopinto di vedere il mondo.

Semplicemente grazie, l’avrò ripetuto almeno un centinaio di volte ma solo un anno dopo ho capito quanto sono stata fortunata ad incontrare certe persone sul mio cammino, quanti chilometri ho fatto seppur inciampando.

 Un anno dopo ho capito che i voti non rimangono ma l’amore e tutto ciò che hai vissuto sì.

NoSignal Magazine

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