1-2-3″ è lo scandire di un tempo che il cuore non regge più, è la storia di chi ,di stare nei tempi, non ne vuole sapere:

“Fallin in “1-2-3”

Quando la pandemia mi portò via l’innocenza avevo circa 20 anni.

Voi direte: “eri davvero ancora innocente a quell’età?”

Eccome se lo ero.

Vivevo in un continuo tran-tran emotivo in cui i grandi, piccoli amori della giovinezza si intrecciavano a serate dall’odore di stelle. Avete presente quando, sdraiati su una coperta, in mezzo ad un campo, ci si ferma a guardare il cielo con gli amici, bevendo qualche birra, fumando sigarette che sanno di trasgressione e si contano insieme i secondi di un nascondino uscito male?

“1-2-3”

e così la vita scorre felice mentre tu, si proprio il “tu vero”, che di notte si ansia con le cuffiette nelle orecchie e il buio che ti magna dentro, cerchi qualcuno che corrisponda al tuo cuore inquieto.

La pandemia ha tramutato quel continuo contare insieme in un countdown lento e ritmato.

Dicevamo “1,2,3” per far partire i film insieme, te lo ricordi? Io sì, e ad ogni semaforo di questa metropoli sento il cuore che trema.

“1-2-3”

forse 4, come le ondate di covid che cancellano i segni di ciò che ero.

Ripartire più decisi, questo mi insegnano i semafori di una Torino che sembra correre sempre, sabauda fino al midollo.

“1-2-3”

Sei pronto a ripartire o aspetti il clacson arrabbiato dell’impiegato dietro di te? Eppure le stelle non avevano fretta, sembravano aspettarci in quel continuo tenderci a sogni fantasiosi, ma il cuore correva.

“1-2-3”

Respiro, inspiro e sospiro. Un continuo circolo di aria nuova filtrata dalla FPP2 mi riempie i polmoni di plastica e paura. Credo che la nostalgia di un tempo lontano stia prendendo il sopravvento.

Era meglio quando contavamo le stelle, vita mia.

Racconto ispirato da:
Il racconto di Giò, suicida adolescente della provincia di Genova.
Samuele Migliore
Vicepresidente, teologo in erba, collaboro con l'Osservatore Romano e alcune testate diocesane locali. Dal 2023, dopo 5 anni da insegnante, sono educatore a Corviale, nella periferia di Roma, dove lavoro con minori a rischio devianza.

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