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Illustrazione di Luca Saroglia

10 poesie d’amore sono quelle che servono.

Il tema prediletto della poesia sin dai tempi di Catullo, e resterà al centro del pensiero dei poeti finché esisterà questo genere di scrittura. Come si può esprimere al meglio questo sentimento, che prende il tuo animo e lo associa ad un altro?

L’amore prende, l’amore toglie.

L’amore fa nascere e fa morire.

Forse il sentimento più bello, e allo stesso tempo distruttivo, che un essere vivente può provare. La totale assenza di egoismo e la voglia di fare del bene per una singola persona, quella che con una sola parola può donare e togliere tutto. Ecco a voi 10 delle poesie più belle mai scritte.

Paris at Night – Jacques Prevert (Poesie D’amore, 1960)

La sua poesia è scritta per essere rivissuta come in un déjà vu, è parte della vita. Ciò che esce con prepotenza è il concetto di amore come unica salvezza del mondo, un amore implorato, sofferto, tradito, ma alla fine sempre ricercato. Una gioia che coincide con la nascita e con la vita, e a sua volta con la primavera le grand bal du printemps e anche con la figura del bambino, la sua semplicità e gioia che si ribella alle istituzioni, come la scuola, quel posto dove “si entra piangendo e si esce ridendo”.

Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L’ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia

Dubita che le stelle siano Fuoco – William Shakespeare (Amleto, 1600-1602)

Considerato il più importante scrittore inglese, Le sue opere teatrali sono state tradotte in tutte le maggiori lingue del mondo e sono state inscenate più spesso di qualsiasi altra opera; inoltre è lo scrittore maggiormente citato nella storia della letteratura inglese e molte delle sue espressioni linguistiche sono entrate nell’inglese quotidiano.

Dubita che le stelle sian fuoco;
dubita che il sole si muova;
dubita che la verità sia bugiarda;
ma non dubitar mai ch’io amo.

Raccoglimi Saffo (600 a.C.)

La poetessa greca “dell’amore”, una donna che dopo più di 2600 anni ci insegna cos’è l’amore e cosa significa soffrire per amore. “Raccoglimi” è uno dei componimenti più belli, ma anche più sottovalutati di quest’autrice.

Una poesia oscura, tetra, che ti lascia un forte senso inquietudine.

Vieni
inseguimi tra i cunicoli della mia mente
tastando al buio gli spigoli acuti delle mie paure.
Trovami nell’angolo più nero
osservami.
Raccoglimi dolcemente scrollando la polvere dai miei vestiti.
Io ti seguirò.
Ovunque.

Il Bacio – Pablo Neruda (attribuzione incerta)

L’attribuzione di questa poesia a Pablo Neruda non è concordata da tutti, in quanto si distingue e non poco dai suoi componimenti.

considerato una delle più importanti figure della letteratura latino-americana del Novecento, è stato definito da Gabriel García Márquez «il più grande poeta del XX secolo, in qualsiasi lingua».

Avremo da ridire riguardo a quest’affermazione, sicuramente però possiamo con assoluta fermezza definire Pablo Neruda il più conosciuto dei poeti vissuti nello scorso secolo.

Ti manderò un bacio con il vento e so che lo sentirai,
ti volterai senza vedermi ma io sarò li.
Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni.
Vorrei essere una nuvola bianca in un cielo infinito
per seguirti ovunque e amarti ogni istante.
Se sei un sogno non svegliarmi
Vorrei vivere nel tuo respiro
Mentre ti guardo muoio per te
Il tuo sogno sarà di sognare me
Ti amo perché ti vedo riflessa in tutto quello che c’è di bello
Dimmi dove sei stanotte ancora nei miei sogni?
Ho sentito una carezza sul viso arrivare fino al cuore
Vorrei arrivare fino al cielo e con i raggi del sole scriverti ti amo
Vorrei che il vento soffiasse ogni giorno tra i tuoi capelli,
per poter sentire anche da lontano il tuo profumo!
Vorrei fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi

Il Sorriso – William Blake (Pickering Manuscript, 1807 CA.)

L’opera di Blake, largamente sottovalutata mentre egli era in vita, venne poi considerata estremamente significativa e fonte di ispirazione sia nell’ambito della poesia che in quello delle arti visive. Considerato un tempo pazzo per le sue idee stravaganti, divenne poi molto apprezzato per la sua espressività, la sua creatività e per la visione filosofica che sta alla base del suo lavoro.

Sottovalutato e poco conosciuto, sicuramente è una grande scoperta.

C’è un sorriso d’amore,
e c’è un sorriso della seduzione,
un sorriso c’è dei sorrisi
dove si incontrano quei due sorrisi.
C’è un aggrottamento dell’odio
e c’è un aggrottamento del disdegno,
ed un aggrottamento c’è degli aggrottamenti
di cui invano tentate di scordarvi,
Poiché a fondo nel profondo del cuore penetra,
e affonda nelle midolla delle ossa-
e mai nessun sorriso fu sorriso,
ma solo quel sorriso solo,
sorriso che dalla culla alla fossa
sorridere si può una volta una sola;
quando è sorriso
ha fine ogni miseria.

RimaniGabriele D’Annunzio (Canto Novo, 1882)

il Vate, il grande cantore dell’Italia umbertina. Forse l’ultimo interprete della tradizione poetica italica. D’annunzio è stato molte cose, talmente tante che un intero libro non basterebbe per definire la sua figura. La sua arte fu così determinante per la cultura di massa, che influenzò usi e costumi nell’Italia – e non solo – del suo tempo: un periodo che più tardi sarebbe stato definito, appunto, dannunzianesimo.

Rimani! Riposati accanto a me.
Non te ne andare.
Io ti veglierò. Io ti proteggerò.
Ti pentirai di tutto fuorché d’essere venuto a me, liberamente, fieramente.
Ti amo. Non ho nessun pensiero che non sia tuo;
non ho nel sangue nessun desiderio che non sia per te.
Lo sai. Non vedo nella mia vita altro compagno, non vedo altra gioia.
Rimani.
Riposati. Non temere di nulla.
Dormi stanotte sul mio cuore

Ti ho sempre soltanto veduta – (Le Poesie, 1927)

Uno dei più grandi scrittori del XX secolo, nonchè uno dei più tenebri. Quella di Pavese è stata un’esistenza vissuta nel completo abbandono del dolore e di diverse delusioni amorose che lo portarono alla depressione e alla morte prematura, nel 1950, dopo un’overdose di sonnifero.

Ti ho sempre soltanto veduta,
senza parlarti mai,
nei tuoi istanti più belli.
Ma ho l’anima ormai tanto tesa,
schiantata dalla tua figura,
che non trovo più pace
al suo brivido atroce.
E non posso parlarti,
nemmeno avvicinarmi,
ché cadrebbero tutti i miei sogni.
Oh se tale è il tremore orribile
che ho nell’anima questa notte,
e non ti conoscerò mai,
che cosa diverrebbe il mio povero cuore
sotto l’urto del sangue,
alla sublimità di te?
Se ora mi par di morire,
che vertigine folle,
che palpiti moribondi,
che urli di voluttà e di languore
mi darebbe la tua realtà?
Ma io non posso parlarti,
e nemmeno avvicinarmi:
nei tuoi istanti più belli
ti ho sempre soltanto veduta,
sempre soltanto sognata.

Amore che vieni amore che vai – Fabrizio De André (Geordie/Amore che vieni, amore che vai, 1966)

Fabrizio De André è citato fra i più importanti e poetici cantautori italiani, spesso ricordato come “il poeta degli sconfitti”. De André è tuttora molto presente nella memoria collettiva e, nonostante la discografia sia meno ampia di quella di altri cantautori del suo tempo, risulta ancora memorabile per varietà e intensità.

Quei giorni perduti a rincorrere il vento
A chiederci un bacio e volerne altri cento

Un giorno qualunque li ricorderai
Amore che fuggi da me tornerai
Un giorno qualunque li ricorderai
Amore che fuggi da me tornerai

E tu che con gli occhi di un altro colore
Mi dici le stesse parole d’amore

Fra un mese fra un anno scordate le avrai
Amore che vieni da me fuggirai
Fra un mese fra un anno scordate le avrai
Amore che vieni da me fuggirai

Venuto dal sole o da spiagge gelate
Perduto in novembre o col vento d’estate

Io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai
Amore che vieni, amore che vai
Io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai
Amore che vieni, amore che vai

La filosofia dell’amore – Percy Bysshe Shelley (Poesie, 1819)

La vita anticonformista e l’idealismo assoluto di Shelley ne fecero una figura notoria e oggetto di denigrazione per tutta la sua vita, divenendo però l’idolo delle generazioni successive di poeti. Appartenente alla seconda generazione romantica inglese, divenne inoltre famoso per la sua amicizia con i contemporanei John Keats e Lord Byron e, come loro, per la sua morte prematura, avvenuta in giovane età. Shelley, infatti, dopo una vita errabonda, tragica e avventurosa, annegò nel mare di fronte a Viareggio, in Italia, all’età di circa trent’anni. Inoltre è noto per essere stato il marito di Mary Wollstonecraft Shelley (l’autrice del romanzo Frankenstein)

Le fonti si confondono col fiume
i fiumi con l’Oceano
i venti del Cielo sempre
in dolci moti si uniscono
niente al mondo è celibe
e tutto per divina
legge in una forza
si incontra e si confonde.
Perché non io con te?

Vedi che le montagne baciano l’alto
del Cielo, e che le onde una per una
si abbracciano. Nessun fiore-sorella
vivrebbe più ritroso
verso il fratello-fiore.
E il chiarore del sole abbraccia la terra
e i raggi della Luna baciano il mare.
Per che cosa tutto questo lavoro tenero
se tu non vuoi baciarmi?

Il canto di Paolo e Francesca – Dante Alighieri (Divina Commedia, 1304-1307 CA.)

Come possiamo concludere una classifica di poesie più belle se non citiamo il più grande poeta della storia della letteratura mondiale.

C’è un motivo se ancora oggi in tutto il mondo leggiamo, studiamo e analizziamo le opere di Dante. In realtà in questa classifica ne avremmo dovute mettere almeno una decina, ma ci limitiamo ad inserire il componimento più doloroso, triste e bello che Il Poeta ha scritto.

Il canto V dell’Inferno, la storia di Paolo e Francesca

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.

Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense”.
Queste parole da lor ci fuor porte.

Quand’io intesi quell’anime offense,
china’ il viso, e tanto il tenni basso,
fin che ’l poeta mi disse: “Che pense?”.

Quando rispuosi, cominciai: “Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!”.

Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,
e cominciai: “Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.

Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,
a che e come concedette amore
che conosceste i dubbiosi disiri?”.

E quella a me: “Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa ‘l tuo dottore.

Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.

Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante”.

Mentre che l’uno spirto questo disse,
l’altro piangëa; sì che di pietade
io venni men così com’io morisse.

E caddi come corpo morto cade.