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Oggi, 20 febbraio, ricorre la Giornata mondiale della giustizia sociale. Questo evento ha il proposito di mettere in luce quanto lo sviluppo e la giustizia sociale siano indispensabili nella società per il mantenimento della pace.

La storia

Il 26 novembre 2007 l’Assemblea Generale dell’ONU ha designato questa giornata come tale, a seguito dell’adozione della “Dichiarazione sulla Giustizia sociale per una globalizzazione giusta” (Declaration on Social Justice for a Fair Globalization) dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (International Labour Organization – ILO). Si è dimostrata manifesto della volontà di attuare un passo in più verso l’eliminazione di esclusione e disuguaglianza, ostacoli significativi per un’ulteriore integrazione e per una piena partecipazione all’economia globale.

Il significato

Cosa significa giustizia sociale? Garantire a tutti e in modo equo l’accesso alla ricchezza e alle opportunità che una società può offrire. L’articolo 3 della Costituzione italiana esprime attentamente l’importanza di quest’ultima: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Nel nostro Paese abbiamo il Ministero dell’Istruzione e del Merito. Proprio di recente è stata aggiunta questa parola magica: merito. Come riporta la Treccani, indica un’azione o una qualità che costituisce un giusto motivo per avere stima e onori, o ancora il fatto di essere degno di lode e di un premio, ma anche, eventualmente, di un castigo. Ma come si calcola chi ha più merito di un altro in modo davvero giusto? Bisogna per forza di cose tenere conto del punto di partenza. In una società in cui conta solo la produttività e l’efficienza spesso ci si dimentica che chi è partito da 0 e è arrivato a 100 ha molto più merito di chi, partendo da 70, è arrivato a 105. In effetti i Greci avevano già intuito questo meccanismo con il paradosso di Zenone. Egli spiegava che se Achille avesse fatto una gara con una tartaruga facendola partire con un piede di vantaggio, l’eroe non sarebbe mai riuscito a raggiungerla. Questo perché Achille avrebbe dovuto prima coprire il piede di vantaggio, ma nel frattempo la tartaruga sarebbe già avanzata di un po’ e così all’infinito.

Questo è l’obiettivo della giustizia sociale: rendere il punto di partenza uguale per tutti. È piuttosto utopistico, bisogna ammetterlo, ma non per questo non si può non tentare.

Illustrazione di Lara Milani