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La meravigliosa cornice della Reggia di Venaria ospita una grande mostra dedicata alla “decima arte“, ovvero i videogiochi. Una forma d’arte praticata da circa 3 miliardi di persone nel mondo, spesso percepita ancora come passatempo e non come reale evasione ludico-artistica.

La mostra Play – videogame arte e oltre, curata da Fabio Viola e Guido Curto, ripercorre la cronistoria video ludica analizzando l’importante impatto sociale che ogni generazione di videogiochi ha introdotto nel vivere comune. “Meteoriti pop” che attingono dalle più famose opere visive della storia umana.

Le “avvertenze” prima di varcare la soglia.

Dall’estetica narrata…

Un dialogo tra i più educati pennelli e le più rigorose linee di codice, con un solo scopo: creare mondi e sogni per chi usufruisce dell’opera finale. Le prime sale indagano le influenze estetiche, l’importanza del simbolo e la connessione tra videogioco e mitologia contemporanea. La narrativa come comune denominatore della storia umana. Dalla Divina Commedia a Harry Potter, dall’Epopea di Gilgamesh fino a Star Wars, i videogiochi si sono nutriti di storie incredibili per riproporle in un modo tutto nuovo.

Arte tra videogioco e pittura.

Nuove forme di racconto, presentate nelle sale dedicate ai temi dell’Eros e Thanatos, portano all’attenzione del visitatori capolavori come Death Stranding o Florence. Storie nuove, ma che utilizzano estetica e simbolo per raccontarsi attraverso la scelta tecnica di un particolare stile grafico o di gameplay.

…ai maestri del design

La Sala dei Maestri celebra alcuni delle più influenti figure del settore, da oriente a occidente. Da Yoshitaka Amano, iconico disegnatore di Final Fantasy, a Yu Suzuki, rivoluzionario creatore di Shenmue, da Christian Cantamessa, narrative designer di Red Dead Redemption, a Jesper Kid, compositore delle soundtrack di Assassin’s Creed. Quello che impressiona di più è la varietà di arti che rientrano nella creazione di un videogiochi: solo in pochi riescono però a trovare il perfetto mix.

Le iconiche cover dei titoli della Final Fantasy Saga curate da Yoshitaka Amano.

La mostra si chiude con la sala Play Homo Ludens. La ricostruzione di quattro “ambienti” con l’obiettivo di raccontare la cronologia evolutiva dei videogiochi. Tra amarcord e nuove scoperte, si guida il pubblico nella complessa stratigrafia videoludica dagli esordi commerciali al prossimo futuro.

Immersioni artistiche.

La splendida mostra curata da Viola e Curto ci racconta di un medium potentissimo. Spesso frainteso, spesso inesplorato, ma in espansione costante. Un tipo di arte anomala. Un arte che esiste solo nell’istante dell’interazione.
Perché sì, i videogiochi sono questo: scatole piene di bit che diventano arte solamente quando ci si gioca.

Un’arte impossibile senza di noi.