Il sistema di difesa aerea adottato da Israele per proteggersi dagli attacchi missilistici di Hamas e Hezbollah
In questi giorni, a causa dell’aggravamento del conflitto tra Israele e Hamas, vi sarà sicuramente capitato di sentir parlare di Iron Dome, il sistema di difesa aerea attualmente utilizzato da Israele per difendersi dagli attacchi missilistici a corto raggio e dai colpi di artiglieria. In questo piccolo approfondimento cercheremo di capire, in modo molto semplice e veloce, come funziona e come si evolverà Iron Dome.
Iron Dome: struttura e funzionamento
Iron Dome è famoso per la sua particolare efficienza e per la sua unicità come sistema di difesa di punta. Nasce per difendere le popolazioni israeliane dagli attacchi missilistici lanciati dalla Siria, dal Libano, dalla Striscia di Gaza e dalla penisola del Sinai. Il sistema è composto da decine di batterie missilistiche posizionate nelle aree di confine dello Stato di Israele. Queste particolari batterie hanno il vantaggio di essere mobili, e quindi di poter essere spostate, all’occorrenza, dove necessario. Ogni batteria missilistica è composta da tre componenti: il sistema radar, il centro di controllo e, ovviamente, le unità di fuoco dei missili (ognuna armata con venti missili intercettori intelligenti Tamir).
Il sistema radar ha il compito di rilevare e seguire i missili a corto raggio lanciati da una distanza che va dai tre ai settantadue chilometri. Il centro di controllo è invece il vero e proprio cervello del sistema: il suo compito è quello di calcolare le traiettorie e lanciare i missili Tamir attraverso le unità di fuoco. La particolarità del sistema Iron Dome si nasconde proprio nel lancio e nell’intercettazione del bersaglio: i suoi missili, infatti, sono capaci di posizionarsi parallelamente all’obiettivo ed esplodere poco prima di colpirlo.
I limiti dell’Iron Dome
L’azione completa di rilevamento, intercettazione, valutazione e lancio avviene in poco più di quindici secondi. Il sistema Iron Dome fa quindi molta fatica a intercettare le minacce che provengono da punti troppo vicini. In poche parole, quando il volo del missile rilevato impiega meno di quindici secondi, il sistema Iron Dome non riesce a intervenire in maniera corretta. Per questo motivo l’IDF, in collaborazione con le aziende Rafael e Lockheed-Martin, ha sviluppato un nuovo sistema di difesa aerea che affiancherà gli attuali Iron Dome (corto raggio) e David’s Sling (medio/lungo raggio).
Dalla cupola al raggio: arriva Iron Beam
Israele ha dovuto trovare una soluzione alle difficoltà di intervento del sistema Iron Dome nella brevissima distanza: è da questa criticità che è nato il cosiddetto Iron Beam. Si tratta di un sistema di difesa aerea di ultima generazione appartenente alla famiglia HELWS (High Energy Laser Weapon System) che sfrutta un fascio di luce laser ad alta intensità. È estremamente preciso e capace di neutralizzare una minaccia rilevata a poche centinaia di metri ma anche a diversi chilometri di distanza.
Iron Beam, conosciuto anche come sistema di difesa a energia concentrata, è quindi uno strumento di difesa del tutto rivoluzionario. Nell’immaginario collettivo l’arma laser è legata alla fantascienza, una di quelle cose che possiamo vedere in un film o in un fumetto. Oggi però è diventata realtà. Iron Beam emette un raggio laser da cento chilowatt che riesce ad abbattere missili, proiettili d’artiglieria e UAV in quattro secondi netti. E lo fa con una precisione senza eguali, semplicemente surriscaldandoli fino a farli esplodere.
Iron Beam però non è un sistema d’arma rivoluzionario solo per il suo funzionamento innovativo, lo è anche e soprattutto per la sua sostenibilità economica: non utilizza missili, quindi permettere di eliminare una minaccia senza dover spendere almeno cinquantamila dollari (costo medio di un singolo missile Tamir, utilizzato dal sistema Iron Dome).