Nella fine del 2023 si è parlato molto della disputa territoriale della cosiddetta ‘Guayana Esequiba’: Il Venezuela ha indetto un referendum consultivo per l’annessione, l’integrazione e lo sviluppo di questo territorio, che comprende più del 60% della superficie totale della Repubblica Cooperativa di Guyana, stato sovrano del Sudamerica. Ma perché?
Le ragioni storiche
Formalmente il motivo ricade su alcuni accordi giudicati illegali dal Venezuela, in particolare, come citato nel referendum consultivo, le decisioni prese dal Lodo Arbitrale di Parigi nel 1899. All’inizio del XIX secolo, l’intero territorio della Guyana faceva parte delle colonie olandesi, ma venne trasferito alla Gran Bretagna in un trattato firmato a seguito delle guerre Napoleoniche, nel 1814. Questo documento non includeva una definizione del confine occidentale della Guyana, che diede vita alle prime dispute territoriali. La Gran Bretagna iniziò a colonizzare anche i territori a ovest del fiume Essequibo, che però la Gran Colombia di Simon Bolivar riteneva parte del proprio territorio, basandosi su accordi fra la Spagna e l’Olanda. La disputa continuò fino al 1899, con un’incessante ridefinizione dei confini della colonia britannica oltre il fiume Essequibo, addirittura fino al fiume Orinoco (ben oltre gli attuali confini attualmente riconosciuti dalla comunità internazionale). Nel 1895 la controversia diventò una vera e propria crisi diplomatica, la cui risoluzione fu affidata a una corte arbitrale. Le parti comprendevano due arbitri britannici, due arbitri statunitensi che rappresentavano gli interessi del Venezuela, e un arbitro neutrale russo. La decisione della corte, il Lodo Arbitrale di Parigi, fu presa nel 1899, a favore della Gran Bretagna, che ottenne le attuali terre della Guayana Esequiba, ricche di miniere d’oro.
Dal Lodo a oggi
Negli Anni ’50 del Novecento il Venezuela del dittatore Jimenez già pianificava un’invasione della Guyana, mai avvenuta per via del colpo di stato del 1958. Il 12 Novembre 1962 il ministro degli esteri venezuelano denunciò il Lodo, accusando gli arbitri di collusione a favore della Gran Bretagna e dichiarandone la nullità. Queste accuse portarono nel 1966 all’accordo di Ginevra, che riconobbe la nullità del Lodo, fu firmato da Gran Bretagna, Venezuela e Guyana Britannica e ratificato dopo l’indipendenza anche dalla Repubblica di Guyana. L’accordo prevedeva tuttavia anche il mantenimento dello status quo, in quanto l’accordo non sosteneva né contestava l’appartenenza del territorio alla Guyana, che è ancora oggi sotto il controllo di quest’ultima. Nonostante l’accordo, la disputa resta accesa.
Il motivo economico
Il territorio della Guayana Esequiba è ricco di risorse naturali. Già prima abbiamo menzionato la presenza di ricchi depositi di oro risalenti al XIX secolo. Nel 2013 sono stati scoperti giacimenti petroliferi a largo delle coste della Guayana Esequiba, cosa che ha causato non poche scintille fra i governi venezuelano e guyanese, con il primo che accusava che le prospezioni fossero state fatte illegalmente in acque venezuelane. Dal canto suo, il governo guyanese ha concesso alla compagnia americana ExxonMobil delle licenze per la trivellazione proprio in questa area, per approfondire la dimensione dei suddetti giacimenti. Questo ha aggravato le tensioni fra le due nazioni nell’ultimo decennio, con il Venezuela sotto il governo di Nicolas Maduro.
La crisi del 2023 e il referendum
Già a fine novembre 2023 alcune testate giornalistiche hanno riportato la scoperta da parte dell’intelligence brasiliana dell’inusuale spostamento di materiale militare verso il Venezuela orientale, alimentando i sospetti di una possibile imminente invasione della Guyana da parte del Venezuela. Il 3 dicembre 2023, Maduro ha annunciato il Referendum consultivo, in risposta alla «pretesa della Guyana di disporre unilateralmente di una zona marittima in attesa di delimitazione, illegalmente e in violazione della legge internazionale», chiedendo al popolo di «opporsi usando tutti i mezzi possibili, nei limiti previsti dalla legge».
Il Referendum conteneva in totale cinque quesiti, che in sintesi prevedono il rifiuto del Lodo Arbitrale di Parigi del 1899, il sostenimento dell’Accordo di Ginevra del 1966, il non riconoscimento della giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia per la risoluzione della disputa, come da posizione storica del Venezuela, l’opposizione, usando tutti i mezzi possibili, nei limiti previsti dalla legge contro l’utilizzo unilaterale della zona marina al largo della Guayana Esequiba, la creazione dello stato federato del Venezuela della Guayana Esequiba e la sua integrazione, e il rilascio della cittadinanza venezuelana alla popolazione del territorio. Il referendum ha ricevuto, secondo i dati ufficiali, un consenso maggiore del 95%.
Ci sarà un’invasione?
Soprattutto gli ultimi due quesiti del referendum lasciano pensare che se la questione non viene risolta diplomaticamente, purtroppo potrebbe esserci un’invasione. In questo caso difficilmente la Guyana riuscirà a difendersi con successo, dato che secondo l’organizzazione Global Security il suo esercito dispone solamente di 4150 soldati. ♦︎
La foto in copertina è di David Peterson