Quando il neo eletto presidente americano Donald Trump ha minacciato la prima ondata di dazi contro Canada, Messico e Cina, ha indicato fra i motivi alla base di questi provvedimenti la lotta alla diffusione negli Stati Uniti del fentanyl, un farmaco antidolorifico a base di oppiacei, che nel corso degli anni ha reso molte persone dipendenti dalla sua assunzione, trasformandosi in una droga e risultando una vera e propria piaga sociale per il suo Paese, capace di mietere migliaia di vittime ogni anno.
Canadesi e messicani sarebbero, a detta di Trump, ma anche di una fetta importante di cittadini americani, colpevoli di fare da tramite all’importazione del fentanyl negli USA dalla Cina. I cinesi, che nella realtà dei fatti importano principalmente la materia prima, l’oppio, con la quale i cartelli della droga centro e sudamericani sintetizzano le sostanze che poi vendono poi negli USA, sarebbero riusciti ad aggirare i blocchi imposti dal governo statunitense passando proprio attraverso i due Paesi vicini. Inoltre, negli USA si è diffusa l’idea che il fentanyl sia utilizzato da Pechino come arma per indebolire la società statunitense e prevalere in questa nuova guerra fredda che i due Stati stanno combattendo da anni. Un mezzo subdolo e indiretto per colpire il nemico a poco a poco e costringerlo a piegarsi. Seppure questa visione della realtà potrebbe apparire l’ennesimo frutto di una società sempre più influenzata da idee complottiste diffuse in modo virale grazie ai social, allo stesso tempo non sarebbe la prima volta che nella storia dell’umanità una potenza utilizza l’oppio come arma per penetrare all’interno di un altro Paese, celando così le sue mire conquistatrici. Tra XVIII e XIX secolo, infatti, inglesi e statunitensi hanno cercato di far breccia nel mercato cinese con qualsiasi mezzo a loro disposizione, tra cui anche l’oppio, per il
quale si è persino giunti a combattere due guerre tra il 1839 e il 1860. Senza voler cadere in facili anacronismi, è difficile non notare il parallelismo fra la piaga dell’oppio che ha colpito la società cinese nel XIX secolo e quella del fentanyl che sta martoriando ora gli Stati Uniti. Un confronto che ci spinge a fare anche lo scrittore e storico indiano Amitav Ghosh, uscito di recente in libreria con il suo ultimo saggio “Fumo e ceneri”, un’opera che ricostruisce con accuratezza storica e stile letterario gli anni del colonialismo britannico e del trionfo della Compagnia delle Indie. Ghosh pone principalmente l’attenzione proprio sull’oppio e su come spregiudicati commercianti inglesi e americani non si siano fatti scrupoli a venderlo come una qualsiasi altra merce pur di penetrare nel mercato cinese e, in generale asiatico, e arricchirsi. Uno degli aspetti forse più oscuri e meno conosciuti nella storia degli anni dell’Impero britannico e della Compagnia delle Indie, magistralmente tenuto nascosto nei decenni dalle potenze coloniali per coprire la loro onta.
Alla conquista dell’impenetrabile mercato cinese
Tra XVIII e XIX secolo i traffici tra Inghilterra e Stati Uniti con la Cina si erano intensificati sempre più, ma il deficit commerciale, tanto nominato in questi giorni dal presidente Trump, risultava già all’epoca a sfavore degli occidentali. Britannici e americani erano sempre più attratti e dipendenti dai prodotti cinesi, primo fra tutti il tè, mentre la Cina era poco interessata a quelli importati dall’occidente, sempre più chiusa e impenetrabile, e questo costringeva Stati Uniti e Inghilterra a pagare un caro prezzo in oro e argento, senza poter bilanciare queste uscite con altrettante vendite di prodotti da loro esportati. Solo una merce pareva essere in grado di attirare l’attenzione dei cinesi, e su questa l’impero britannico e gli americani decisero di puntare per sopperire all’impermeabilità di Pechino, senza badare alle conseguenze della loro scelta: l’oppio. Ghosh racconta come è proprio questo fiore, e la droga da esso ricavata e diffusasi in Cina fino a diventare una vera piaga sociale, ad aver permesso alle due potenze coloniali di arricchirsi, a scapito del benessere della società cinese, così costretta a piegarsi a questo invisibile nemico e ad accettare le condizioni commerciali imposte dagli stranieri. Presentata sempre come una medicina e non come una droga, come avviene oggi con molti antidolorifici a base di oppiacei, questa sostanza è stata commercializzata e diffusa in territori stranieri da quegli occidentali che si presentavano al mondo come gli unici portatori dei massimi valori etici e morali. Allo stesso tempo, quando si racconta la storia di quell’immensa organizzazione rappresentata dalla Compagnia delle Indie, a detta dello scrittore indiano, il fondamentale ruolo giocato dalle fabbriche di lavorazione dell’oppio per consentirne l’arricchimento e l’espansione viene sempre omesso. Così come viene tralasciato quando si parla del fiorente commercio sviluppato dagli statunitensi con la Cina attraverso le nuove rotte marittime aperte nel XVIII secolo. Nel saggio “Fumo e ceneri” la narrazione tradizionale di questo periodo viene ribaltata e viene portato alla luce il rovescio della medaglia, arrivando a sottolineare come alcune delle principali città che oggi sono pilastri dell’economia globale, siano nate grazie al mercato dell’oppio e con esso si siano arricchite: Mumbai, Singapore, Hong Kong, Shanghai.
Le guerre dell’oppio
Come detto in precedenza, l’oppio ha portato anche allo scatenarsi di due cruenti conflitti fra quelli che erano all’epoca l’Impero britannico e la Cina, il primo durato dal 1839 al 1842 e il secondo dal 1856 al 1860. L’esito di quest’ultimo e l’ennesima disfatta subita contro il nemico inglese hanno piegato definitivamente la dinastia Qing, all’epoca al potere in Cina, e l’hanno costretta a legalizzare il traffico di oppio venduto sul loro territorio dai mercanti della Compagnia delle Indie, pur consapevoli della piaga sociale provocata dal diffondersi di questa droga. A tal punto si era spinto il governo coloniale pur di mantenere la supremazia commerciale ai danni di Pechino e di tenere in vita quell’enorme fabbrica di ricchezza rappresentata dall’esportazione dell’oppio in Cina. La risposta del governo cinese è stata incentivare la produzione locale di oppio così che per gli inglesi diventasse sconveniente importare la droga. L’idea di Pechino era che, una volta interrotto il flusso dall’esterno, sarebbe poi bastato proibire la produzione interna di oppio e bandirne il consumo per sradicare questa pestilenza dalla società. Ma le cose non sono andate come previsto, il consumo e l’import di oppio in Cina è stato caratterizzato da una crescita vertiginosa fino a raggiungere il picco nel 1890.
In seguito, la produzione interna cinese ha superato quella dell’India coloniale e la Cina, non solo ha continuato a essere un gran consumatore di oppio, ma ne è diventato il principale esportatore, anche in Europa e negli Stati Uniti, in quei Paesi che avevano per primi esportato questa piaga.
The Walking Dead diventa realtà: la piaga del Fentanyl si abbatte sugli USA
La diffusione del fentanyl negli Stati Uniti ha un’origine diversa da quella del commercio dell’oppio in Cina, ma si possono riscontrare alcune similitudini, prima fra tutte quella che si parte ancora una volta da una sostanza utilizzata innanzi tutto come medicinale. Una delle principali cause di dipendenza da questo tipo di droga, infatti, è la messa in commercio di un farmaco a base di oppio o derivati, l’OxyContin, inizialmente sottoposto
solo in rari casi a pazienti oncologici e poi, grazie al marketing aggressivo promosso dall’azienda produttrice, la Purdue Pharma, presentato come antidolorifico ed elisir utile per numerosi trattamenti. Grazie all’appoggio di medici che prescrivevano l’OxyContin ai loro pazienti, la Purdue Pharma aumenta la produzione e la commercializzazione del medicinale a dismisura, il suo consumo si diffonde e gli statunitensi iniziano a diventarne assuefatti e dipendenti senza quasi accorgersene. Non potendo reperire l’OxyContin tanto facilmente senza prescrizione medica, le persone trovano nel fentanyl, molto più facile ed economico da acquistare rispetto all’eroina e ad altre droghe, la migliore alternativa.
Altra comunanza tra la Cina dell’800 e gli Stati Uniti dal ‘900 a oggi è che, a differenza di altri prodotti, per l’oppio è l’offerta a generare la domanda. Così come i consumi di oppio sono aumentati in Cina con l’aumento del traffico da parte dei mercanti stranieri, così il consumo di antidolorifici e altri farmaci a base di oppio è incrementato dopo la loro introduzione sul mercato, diffondendosi anche in città dove prima il problema della tossicodipendenza non era così marcato.
La droga che trasforma chi l’assume in zombie inizia, così, a diffondersi fino a raggiungere i livelli attuali di piaga sociale a tal punto incancrenita che il debellarla pare impossibile. Il quadro non è, dunque, molto diverso da quello della Cina dell’800, ma si è di fatto ribaltata la situazione: gli Stati Uniti che un tempo esportavano in Cina una droga pur di poter entrare nel suo mercato e bilanciare il forte squilibrio macroeconomico, oggi sono quelli che subiscono la medesima sorte. Puro caso, vendetta voluta dal governo di Pechino o il karma che si ritorce contro gli oppressori, in ogni caso è suggestivo constatare come i tempi cambino, ma mai così tanto in fondo. Per non mostrare ai lettori solo scenari negativi, Ghosh lascia comunque aperto uno spiraglio di speranza, mostrando il bicchiere mezzo pieno quando si guarda alla capacità delle persone a livello globale di unirsi nella lotta per cause comuni che vengono identificate come fondamentali per la sopravvivenza degli esseri umani e del Pianeta. Il movimento contro la diffusione dell’oppio, infatti, è partito dalla stessa Cina e ha saputo espandersi in tutto il mondo, anche in quell’Occidente che dal commercio della droga otteneva la sua ricchezza, smuovendo l’opinione pubblica e i governi stessi di quelle potenze coloniali che avevano generato e alimentato questa piaga.
Un movimento che ha coinvolto in prima linea anche le donne e che Ghosh sottolinea come sia molto simile, a livello di impegno sociale e diffusione planetaria, a quello per il cambiamento climatico. Esempi di come le persone, se vogliono, sappiano appianare le differenze etniche e i confini e sappiano lavorare insieme per un obiettivo comune, anche se questo sembra irraggiungibile. Ma se si è riusciti ad avere la meglio sulle Nazioni imperialiste del XVIII^ e XIX^ secolo, allora non si deve perdere la speranza di poter abbattere a sua volta l’attuale piaga del fentanyl, anche se portata avanti da organizzazioni criminali molto ben strutturate e radicate nella società. ♦︎