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L’artista belga Paul Van Haver torna ufficialmente sulle scene 8 anni dopo Racine Carrée, secondo album in studio che vanta più di due milioni di copie vendute. Lo fa con il singolo Santé, un omaggio alla tanto bistrattata working class. La musica ringrazia, e noi facciamo altrettanto.

Dove eravamo rimasti? Se non contiamo l’enorme lavoro da producer e ghostwriter dietro le quinte della scena musicale mondiale, affiancato dall’uscita sporadica di qualche singolo qua e là, gli ultimi colpi battuti da Stromae risalgono al 2013. In mezzo non si può dire che il musicista se la sia passata benissimo. Se nel 2014 sembrava avere il mondo ai suoi piedi grazie all’incredibile successo di Racine Carrée, l’anno successivo fu costretto a cancellare un tour in Africa a causa di un farmaco contro la malaria, il Loram, e conseguenti effetti collaterali.

Da lì arrivarono l’ansia, gli attacchi di panico e la complicata presa di coscienza del fatto che la sua passione per la musica stava diventando a tutti gli effetti un lavoro. Quello che subito apparve come un ritiro senza riserve è stato definito in più interviste da Stromae come una pausa a lungo termine, attraverso cui provare a risanare il legame logorato con la sua psiche.


Il risultato si riassume in tutto quello che ci si poteva aspettare da un talento del genere; Santé è un mosaico vivido di hip hop, influenze sudamericane (la Cumbia) e un’elettronica che riprende il discorso interrotto con l’ultimo album. Al centro della sua musica troviamo sempre una scrittura di altissimo livello, adornata da una voce empatica e saccente allo stesso tempo, come a sottolineare una volta di più la poliedricità del belga.

Santé si presenta come “un tributo alla working class, un omaggio a tutte le persone che non vengono mai festeggiate”. Una categoria dipinta al meglio nel videoclip della canzone, diretto da Jaroslav Moravec e Luc Van Haver (fratello di Paul). Così come tutte le tracce della discografia di Stromae, anche il nuovo singolo si prende la briga di raccontarci una parabola sociale attraverso la maestria degli incastri metrici, mista alla raffinatezza derivata dai grandi artisti e poeti di lingua francese (Jacques Brel, Guillaume Apollinaire, Arthur Rimbaud). Ancora una volta la narrazione in metrica appare squisitamente feroce e ironica, sottolineando le condizioni critiche in cui versano i lavori più “tradizionali”, fatti di orari da rispettare, mansioni da eseguire o filippiche da sopportare (“…pilota d’aereo o infermiere, autista di camion o assistente di volo/fornaio o pescatore, un aperitivo ai campioni delle ore peggiori…”).

Che Santé sia effettivamente il primo singolo del prossimo album del cantante belga non è dato saperlo, anche se le voci si rincorrono, e l’idea che questo digiuno artistico di otto anni possa finalmente volgere al termine non sembra più così impossibile.