Il revenge porn è una piaga della nostra società la cui gravità nella percezione comune aumenta sempre di più ogni giorno che passa. È un fenomeno, purtroppo, estremamente comune, anche tra i giovanissimi, che consiste nella diffusione di materiale intimo privato senza il consenso della persona interessata.
La Polizia Postale ha riportato un aumento del 78% dei casi di revenge porn nel 2021. Il problema fondamentale è di tipo culturale: c’è la mancanza di un’educazione che possa liberare da pregiudizi, doppi standard, stereotipi e che riconosca concetti importantissimi, quali la libertà sessuale e il consenso.
La diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti costituisce reato, in Italia, dal 2019 ed è punibile con reclusione da 1 a 6 anni e una multa che può andare dai 5 mila ai 15 mila euro. Se vuoi saperne di più sul revenge porn, leggi l’articolo della mia collega Bianca Garelli.
Le statistiche parlano chiaro: ogni giorno ci sono almeno due vittime di revenge porn. Una vittima su due ha pensato o pensa al suicidio. Quando chi subisce revenge porn è un adolescente, superare questo trauma è ancora più complesso. È una fase della vita delicata, in cui la propria intimità si sta ancora scoprendo e costruendo; la diffusione non consensuale di materiale così personale, che ci rende vulnerabili, equivale alla distruzione del nostro io.
Per quanto sia doloroso, però, superare questo trauma è possibile. Non ci sono linee guida in stile WikiHow che spieghino come riprendere in mano la propria vita e andare avanti; ognuno di noi deve intraprendere un percorso soggettivo e unico, ma alcuni elementi comuni possono aiutare a ritrovare la propria tranquillità emotiva.
L’aiuto di uno psicologo, mi sento di dire, è quasi indispensabile. Subire revenge porn fa a credere alle vittime che la loro vita e che la loro immagine siano state distrutte per sempre. La percezione della propria persona entra in crisi ma, con la terapia, è possibile sentirsi meno confusi e angosciati. Non nego che passerà del tempo, e sarà la tua mente a decidere quanto, ma sarà sicuramente un passo in direzione di una vita più luminosa.
Inutile prenderci in giro, andare da uno psicologo costa più di quanto molti di noi siano disposti a spendere. L’importante è mettere la propria salute mentale al primo posto e, se non puoi sostenere la spesa di uno psicologo privato, ci sono altre opzioni più economiche. Puoi fare richiesta per dei colloqui psicologici presso la tua ASL di appartenenza o ad un centro di ascolto, dove avrai l’opportunità di pagare molto meno o di fare delle sedute gratuite.
Incontrare altre vittime e parlare con un Centro Antiviolenza aiuta a capire che non si è soli. Il fenomeno è più radicato di quanto si pensi e troppe poche persone decidono di parlarne a voce alta e di denunciare. E non ci biasimo, vista la società in cui viviamo. Ma parlare e denunciare è il primo passo per stare meglio. Sarà complicato e doloroso ma necessario, sia per te che per le altre vittime, a far capire sempre di più la gravità di una situazione che va avanti da quando Internet ne ha dato la possibilità.
La Rete Nazionale Antiviolenza è un progetto a sostegno delle donne vittime di violenza. Offre un servizio di call center, mediante il numero telefonico 1522, tramite cui gli operatori forniscono alle vittime un sostegno psicologico e giuridico. Oltre a poter mantenere il totale anonimato, si possono chiedere indicazioni per delle strutture, pubbliche e private, a cui rivolgersi.
Il servizio è attivo 24 ore su 24, ogni giorno dell’anno, e contribuisce all’emergere delle richieste di aiuto, favorite dalla garanzia dell’anonimato che fa sentire le vittime più a loro agio.
È utile rivolgersi, oltre alle forze dell’ordine e agli avvocati, anche a delle start up a vocazione sociale. Queste offrono la cristallizzazione delle prove digitali e aiutano le vittime ad ottenere la rimozione dei contenuti sulle piattaforme, quando possibile.
Infine, mi sento di condividere e consigliare anche il podcast Io sono Alice, un progetto nato per dare voce a tutte le donne che hanno trovato la forza di parlare di violenza e abbattere il muro di indifferenza che c’è su questa tematica. Le storie del podcast sono tutte anonime e pubblicate con il consenso delle autrici.
Chiunque può incontrare la violenza, di qualsiasi tipologia, sulla propria strada. Ogni persona può esserne vittima. La violenza non deve essere unʼabitudine per nessuno, ecco perché è importante parlarne. Riprendi in mano la tua vita e riparti con i tuoi tempi.
Se tu o qualcuno che conosci avete subito revenge porn o qualsiasi altra forma di violenza, non abbiate paura di chiedere aiuto.